Così cambia la macchina

La Cee raddoppia i fondi ma le regioni non li usano L'Unacoma indica le tendenze della meccanizzazione agricola Le somme in più destinate soprattutto a montagna e collina La Cee raddoppia i fondi ma le regioni non li usano Sui livelli dell'anno precedente le vendite di trattori nell'88 - Forti incrementi per le attrezzature speciali (da raccolta) e per le piccole macchine adatte all'agricoltura part-time ROMA — Per la meccanizzazione agricola nell'88 c'è stata una «sostanziale stabilità", con i trattori praticamente sul livello dell'anno precedente, ma con due fenòmeni che rispecchiano i profondi mutamenti avvenuti nell'agricoltura italiana, : come è risultato dai dati forniti nella conferenza stampa dell'Unacoma (Unione costruttori macchine agricole) tenutasi martedì scorso a Roma. Il primo fenomeno è l'aumento in un settore che viene definito "altre macchine», e che comprende un po' di tutto: dalle falcia-trincia-caricatrici agli atomizzatori, dalle macchine per la bieticoltura alle motoseghe, alle piattaforme mobili per raccogliere la frutta. Ebbene, tutto l'insieme di queste «altre macchine» ha segnato lo scorso anno un incremento di quasi il 7 per cento sull'anno precedente, con 15.767 unità vendute. Dice il direttore dell'Unacoma, Carlo Ambrogi: «Ciò denoia una preferenza delle imprese agricole per la specializzazione tecnica, in corrispondenza, ovviamente, ad un'altrettanto marcala specializzazione produttiva». Oltre a questa specializzazione, c'è nelle imprese agricole la necessità di meccanizzare operazioni colturali che un tempo erano fatte a mano; necessità provocata dal fatto che usare la macchina costa meno e dal fatto che la manodopera è sempre più difficile da reperire, soprattutto quando si tratta di lavori stagionali, come sono quelli della raccolta. Il secondo fenomeno è la crescente diffusione del parttime, e questo spiega la spin- 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 ta alla meccanizzazione leggera, multifunzionale, con macchine adatte a lavorare in piccoli appezzamenti di terreno. Questo settore — che comprende motofalciatrici, motocoltivatori, motozappatrici, motoagricole, ecc. — è «in crescita generalizzata», anche se con percentuali differenziate secondo le zone. In media nazionale, ad esempio, le motoagricole sono aumentate del 27r ma del 707r in Abruzzo e Basilicata. «L'agricoltura del part-time è un'agricoltura da non sottovalutare — dice Ambrogi — perché consente di lenere in vita poderi e poderetii i quali contribuiscono poi alla formazione di un reddito integrativo, e quindi al benessere complessivo della società rurale». Analizzati questi due fenomeni più vistosi, osserviamo ora le grandi macchine. Come detto, i trattori sono quasi stabili: 41.914 unità iscritte nell'88 contro 42.095 nell'anno precedente. Ma l'andamento è a macchia di leopardo: c'è un forte decremento nell'Italia nord-occidentale, soprattutto in Piemonte, dove si arriva a un meno dieci per cento, che viene compensato da altre regioni, non solo centrali e meridionali: va già meglio in Trentino-Alto Adi¬ ge e in Friuli-Venezia Giulia; ma va soprattutto molto bene al Sud, dove le vendite di trattrici hanno segnato forti incrementi, con punte in Abruzzo (41%), e Basilicata (18%). Sempre tra le grandi macchine, flessione anche per le mietitrebbiatrici (-11,5%), ma con dati contrastanti. Ad esempio, gli agricoltori piemontesi, che come abbiamo visto hanno acquistato pochi trattori, hanno fatto salire di quasi il 30 per cento le iscrizioni di queste grosse macchine per la trebbiatura. Ma, come si sa, le vendite delle mietitrebbiatrici hanno andamento ciclico, e quindi po¬ Secondo uno studio del Federagrario, gli enti locali sono impreparati a sfruttare la situazione TORINO — «Entro breve tempo la Cee raddoppierà la dotazione dei Fondi strutturali per cui una notevole massa di risorse ricadrà su quegli Stati membri che sapranno utilizzarle»: è quanto si legge in uno studio sul «Futuro dell'agricoltura europea», messo a punto dal Federagrario, l'Istituto di credito agrario per Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Dei problemi affrontati nello studio e dei motivi che hanno spinto l'Istituto a compiere questa dettagliata analisi abbiamo parlato con il direttore del Federagrario, Giacomo Pareto. Uno del problemi, forse il principale, è determinato dal fatto che queste maggiori risorse che la Comunità europea metterà a disposizione per il settore agricolo non sembrano essere sufficientemente sfruttate a livello regionale. «Non sempre infatti — dice Pareto — sono stati tempestivamente utilizzati i fondi comunitari disponibili per l'agricoltura e le attività ad essa legate; l'esistenza della Cee viene accettata quasi passivamente in molte Regioni, per le quali esiste tuttora il problema di arginare eventuali effetti negativi piuttosto che quello dell'appartenenza alla Comunità europea, con la conseguente possibilità di approfittare invece, di quanto essa può offrile». Il direttore del Federagrario ha poi precisato che le aree coperte dagli aiuti Cee riguarderanno soprattutto l'«area montana» e, seppure in minore misura, quella definita «collina depressa». Si tratta di zone che fanno parte delle «Comunità montane», organismi che, per la co significativo. Complessivamente, il direttore dell'Unacoma è soddisfatto o no dell'88? «In definitiva — dice Ambrogi — l'analisi del dato complessivo della meccanizzazione agricola nell'88 (737 mila tonnellate di produzione, per un valore di 6200 miliardi di lire, il 10 per cento in più rispetto all'87, ndr), indica vitalità e vivacità nel settore agricolo, quali sintomi di un processo che ha connotazioni positive, in quanto il ricorso alla macchina costituisce sempre un indicatore importante delle tendenze in agricoltura». Livio Burato loro scarsa disponibilità economico-finanziaria, non hanno mai potuto esprimersi nei loro ruoli e portare a termine piani precisi. «A questo proposito c'è da considerare — ha puntualizzato Pareto — che la Commissione Cee per la presentazione dei piani di sviluppo regionale prevede tempi fino al 31 marzo '89 in quanto, alla fine di quest'anno, intende che i regolamenti di riforma siano operanti. Le Regioni e le Comunità montane, con questi tempi tecnici, potrebbero trovarsi impreparate a fornire una programmazione ponderata, anche per il fatto che non prevedevano tanti interventi ad esse destinati». L'avvenire del mondo agricolo è analizzato, punto per punto, nello studio del Federagrario. Partendo dalla considerazione che la Cee non può intervenire su tutti i problemi agricoli, si afferma che n e e i e e i e l o l e d , e e o l mondo agricolo venga attuato un riordinamento della politica comunitaria, attraverso un appoggio mirato all'integrazione economica e uno sviluppo dei servizi. Le direzioni sulle quali agire sono cosi indicate: creazione di infrastrutture tecniche per i servizi; emanazione di norme e provvidenze amministrative favorevoli; stimolazione della domanda di offerta e servizi; formazione alle professioni del terziario. Anche il «turismo rurale» viene considerato fra le possibilità di intervento della Cee. L'analisi si conclude, appunto, con l'annotazione che il raddoppio della dotazione dei Fondi Cee rappresenta «un comportamento perlomeno inusuale e lodevole, per cui pare il momento di approfittare dell'occasione per ben programmare in queste nuove direzioni». Lo studio si completa con, allegati, il -Regolamento Cee 2052/88» che riguarda la riforma dei fondi strutturali nonché i «Progetti di regolamentazione orizzontali riguardanti il Feaog, il Fesr e il Fse», documenti nel frattempo divenuti leggi della Cee. A questo proposito il direttore del Federagrario suggerisce di ^rimeditare la politica di recepimento delle normative comunitarie che dovrebbero essere adottate il più velocemente possibile ( e ben vengano decisioni legislative che proprio in questi giorni sono all'esame delle Camere) ed attuabile C07i una parallela informazione capillare, perché gli Enti territoriali siano inessi in grado di intervenire a sostegno delle rispettive agricolture secondo le linee comunitarie. Renzo Villare essa intende ora agire «in modo circoscrivo, concreto e coerente per raggiungere obiettivi di interesse generale, attraverso la creazione di posti di lavoro stabili ed economicamente validi anche al di fuori del settore, come potrebbe essere la diversificazione dell'offerta di servizi per le imprese». Per le zone di montagna e le isole, lo studio analizza il loro processo di sviluppo «inevitabilmente lento» con il consiglio di «evitare lo spopolamento, rafforzare l'artigianato e le piccole industrie esistenti e sviluppare progressivamente la catena foresta-legno, dove viene ad accentuarsi l'accostamento, all'agricoltura, della tradizionale forestazione che oggi, in una moderna visione ecologica, sappiamo essere estremamente utile all'intero pianeta». Lo studio suggerisce anche che a favore del

Persone citate: Ambrogi, Carlo Ambrogi, Giacomo Pareto, Livio Burato, Pareto, Renzo Villare