Il condannato Rushdie nel bunker del silenzio di Mario Ciriello

Il condannato Rushdie nel bunker del silenzio Una tempesta che pare destinata a non finire Il condannato Rushdie nel bunker del silenzio Neppure con la morte dell'ayatollah lo scrittore si sentirà al sicuro DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — L'articolo dell'Economia si presenta con un titolo macabro. Quattro parole: Se Rushdie sarà ucciso. Tema? L'editoriale indica ciò che dovrebbe fare l'Occidente qualora l'assassinio dello scrittore rivelasse che questo neofondamentalismo islamico ha radici più profonde ed estese di quelle scavate dall'ayatollah Khomeini. Insomma, qualora ci si trovasse dinanzi a uno dei sismi che di tanto in tanto scuotono l'Islam, così come scuotevano nei secoli passati il Cristianesimo. L'Economist non cede alle lusinghe del catastrofismo. Si può essere ottimisti, ma non c'è dubbio che questo dramma può essere torbida fonte di nuove amarissime sorprese. Per ora, Salman Rushdie non corre grandi rischi. E' nascosto, con la sua seconda moglie, in una casa di cui solo pochissimi conoscono l'ubicazione: ed è protetto, 24 ore su 24, da agenti armati di Scotland Yard. E' un'operazione costosa — tra i 300 e i 400 milioni di lire l'anno —ma che Margaret Thatcher è pronta a finanziare «per lutto il tempo necessario», perché «è in gioco non soltanto la vita di Rushdie ma la libertà stessa di parola». Ma fino a quando questa security sarà ferrea al cento per cento? E quando si potrà abbassare la guardia? Dopo un lungo silenzio di Khomeini o soltanto dopo il suo perdono? Le opinioni, inglese e straniere, convergono verso un giudizio: giudizio che consiglia Salman Rushdie a restare nell'ombra fino alla morte di Khomeini. Potrà cercare un rifugio più comodo, potrà trasferirsi altrove, scomparire in una casa di campagna in America, vivere sotto diverso nome, come una delle tante ex-spie sovietiche, rinate con nuove identità in qualche remoto zioso dono del dubbio: quel dono che ha permesso all'Occidente di evadere dal suo oscurantismo e di acquistare la feconda, caleidoscopica inventiva, creatrice di ricchezza spirituale e materiale. Molti, moltissimi sono questi innovatori: un esperto ricorda che "nelle librerie delle università in Europa e in America, vi sono decine di dotte opere assai più sovversive rispetto l'ortodossia islamica del romanzo di Rushdie». Ma, oggi come oggi, i «conservatori» sono in maggioranza. Non sono tutti apostoli fanatici cpme Khomeini, ma pochi osano contraddirlo. Neppure la "liberale» Benazir. Sul New York Times, Nomanul Haq, un mussulmano, docente di storia a Harvard, spiega a Rushdie -perché ha sbagliato». Gli ricorda che «te suscettibilità islamiche sono diverse», che «te nazioni mussulmane non hanno conosciuto gli sconvolgimenti dell'illuminismo e della rivoluzione scientifica». Ma c'è adesso chi invoca un Islam più aperto al mondo esterno, a una profonda evoluzione: ed è a queste pressioni, più ancora che al fantasioso romanzo di Rushdie, che reagisce, implacabile, Khomeini. Potrebbe essere una metamorfosi lunga, tormentosa e sanguinosa, quanto quella del Cristianesimo. L'impresa dei riformatori è rischiosa. Persino uno studioso come Nomanul Haq non riesce a capire che si può protestare, senza ricorrere al terrorismo. Dice: -Come reagirebbero i negri americani se un libro schernisse Martin Luther King? O gli ebrei, se encomiasse Hitler?». S'indignerebbero: ma nessun rappresentante dello Stato chiederebbe la morte dell'autore, soprattutto in terra straniera, e premierebbe gli assassini. Mario Ciriello angolo degli Stati Uniti o del Canada. Ma quali che saranno le sue scelte, tutte dolorose ovviamente, Rushdie dovrà attendere guardingo e armato la fine fisica dell'ayatollah. Il dubbio è un altro. Cosa avverrà dopo il decesso di Khomeini? Potrà Rushdie emergere dal suo bunker? E' verso questo futuro che si dirige adesso l'attenzione. Pur con tutte le incertezze di un'analisi tanto complessa, si può sostenere che il corso degli eventi sarà determinato dalla misura e dalla natura di questa convulsione nel mondo mussulmano. Khomeini e Rushdie non sono forse che i sintomi di crescenti timori, di conflitti anzi, all'ombra del Corano. Secondo YEconomist e altre influenti voci, l'Islam è entrato in una nuova "fase di transizione», in cui i guerrieri del tradizionalismo, del fondamentalismo tentano di schiacciare i riformisti, i revisionisti. Chi sono? Tutti coloro che, riaprendo un eterno dibattito teologico, vogliono introdurre nell'Islam il pre-

Luoghi citati: America, Canada, Europa, Londra, Stati Uniti