I figli delle «convergenze parallele» (come parlare per non farsi capire) di Jader JacobelliBruno Quaranta

I figli delle «convergenze parallele» (come parlare per non farsi capire) I figli delle «convergenze parallele» (come parlare per non farsi capire) Jader Jacobelli: con un governo di coalizione l'ambiguità è necessaria per celare le differenze DAL NOSTRO INVIATO SAINT-VINCENT — -Il linguaggio politico? Oscuro, è innegabile. Ovvio, quindi, che registri un alto sgradimento». Paolo Murialdi, direttore della rivista Problemi dell'informazione, nonché storico del giornalismo, è categorico. Jader Jacobelli, moderatore di mille tribune, elettorali e no, annuisce; ma non rinuncia a smussare gli angoli, come da copione. -La realtà è complessa e complicata, la responsabilità non è solo dei chierici, siano essi parlamentari, consiglieri di enti locali, ministri. Un esempio? Le "convergenze parallele", capofila delle espressioni criptiche. Da sempre viene attribuita a Moro. E invece è un'invenzione della carta stampata. Il leader democristiano, in realtà, parlò di convergenze democratiche». Murialdi-Jacobelli: uno dei tanti «botta e risposta» che hanno scandito, ieri e venerdì, a Saint-Vincent, il colloquio sul rebus «Comunica la comunicazione politica in Italia?». Organizzato dalla commissione bicame¬ so di laicità, che è l'esatto contrario della partitocraticità. Si facciano le unioni che riteniamo più utili all'europeizzazione e modernizzazione dell'Italia; ma lo si faccia con partiti davvero europeizzati e ammodernati, nella chiarezza delle rispettive posizioni, dei rispettivi ruoli, delle rispettive riflessioni sul rapporto, che non potrà essere mai di subordinazione, fra una società civile sempre più emancipata e una società politica per tanti versi sempre più arretrata e più frastornata dalla propria perdita di identità. Enzo Bettiza rale per i servizi di vigilanza radiotelevisivi, il seminario ha calamitato nella località valdostana sociologi, giornalisti, linguisti, pubblici amministratori. Tutti al capezzale della parola, -infetta da tempo, piena di rughe, estenuata», secondo la diagnosi di Jacobelli. -I politici — ha osservato — non esauriscono la sfera dei pazienti, e ntianche sono i più malati. A esporli è il linguaggio, il loro strumento per eccellenza*. -Nei sistemi bipartitici — ecco l'analisi di Jacobelli — la chiarezza è d'obbligo, un inevitabile corollario. Nel nostro, dominato dai governi di coalizione, a imporsi è l'ambiguità, un sipario calato sulle differenze tra questa e quella forza politica che se esposte in maniera nitida, si rivelerebbero infine letali per gli esecutivi». . Ma la sterilità della parola politica ha anche una spiegazione etica, come hanno rammentato Emilio Rossi, ex direttore del Tgl («/ partiti tendono ad avvitarsi su se stessi, non guardano oltre i loro confini: questa la verità più amara») e Sergio che richiede 5 settimane di lavoro durante le quali il gigante dell'aria viene sverniciato, smontato (circa quattro milioni di componenti), passato ai raggi X per cercare eventuali incrinature. La Boeing è nel mirino anche per i velìvoli nuovi, dopo che un B-737 dell'ultima generazione c precipitato in Gran Bretagna perché, pare, il sistema di monitoraggio dei due motori eri stato invertito durante il montaggio. Troppa fretta nel consegnare gli aerei ai clienti, htvnno accusato alcuni giornali, manodopera non abbastanza esperta assunta da eltri settori per far fronte alla domanda. -La nostra industria staforzando le sue risorse sia umane sia fisiche per soddisfare le richieste in espasione» ha ammesso qualche giorno fa Shrontz in un convegno di tecnici a Washington. Hulla facciata dello stabilimento di Everett, vicino a Seattle, dove si costruiscono i B-747 e i B-767 è scritto: -Noi costruiamo aerei da leggenda». Una leggenda che rischia di entrare in crisi. Vittorio Ravizza Lepri, direttore dell'Ansa. -Che cosa ha da comunicare la comunicazione politica? E' un interrogativo che quarant'annifa non ci saremmo posti, consapevoli come eravamo del grave compito che ci attendeva: costruire un Paese civile, moderno, giusto. Oggi la tensione ideale si è frantumata, la tessera politica ha cessato di essere una bandiera di vita per diventare un lasciapassare negli antri del sottogoverno». E i partiti, così crudamente chiamati in causa, come replicano? L'autocritica è un esercizio difficile e perciò evitato, o meglio: dissolto nella critica al «sistema». Il missino Servello denuncia -il salto dall'immaginazione al potere di matrice sessantottesca al potere dell'immaginazione». L'onorevole Bordon, parlamentare pei della Valle d'Aosta, presidente della sottocommissione che si occupa delle Tribune politiche, nega dignità alla politica-spettacolo, ma non disdegna «fa spettacolarizzazione della politica», che la rende commestibile. n liberale De Lorenzo, pre¬ La tiratura de «La Stampa» di sabato 25 febbraio 1989 è stata di 586.171 copie LA STAMPA Direttore responsabile Gaetano Scardocchia Vicedirettori Lorenzo Mondo Luigi La Spina Pierangelo Coscia Editrice LA STAMPA S.p.A. 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Ecco un esempio». Un obiettivo, la concretezza, che ha accomunato tutti i relatori divisi invece sulle strade da seguire per raggiungerlo. Ma qui si è allargata l'inesauribile mediazione di Jader Jacobelli: -E' importante innanzitutto acquisire la consapevolezza del problema. La soluzione verrà. Certo, trovarla non sarà facile. Lungo il cammino potrebbe esserci d'aiuto il ricordo di questa massima di Confucio: "Non tollerare che ci sia del disordine nelle tue parole"». Bruno Quaranta