Faremo l'obiezione laica di Francesco Cevasco
«Faremo l'obiezione laica» I medici abortisti minacciano la paralisi del servizio «Faremo l'obiezione laica» Dal convegno di Milano un ultimatum ai politici sull'applicazione della legge - «In ogni reparto gli obiettori non superino il 50 per cento» - «Quando il primario è contrario all'aborto, si sdoppi il centro» MILANO — '...in conclusione: se l'attuale situazione non sarà modificata potrebbe verificarsi che l'obiezione laica diventi una possibilità concreta-. Il dottor Roberto Ferreri, ginecologo a Bari, preannuncia così quella che potrebbe essere »la carta estrema» dei medici abortisti per -uscire dall'accerchiamento degli obiettori che impediscono di fatto la piena attuazione della legge 194 sidl'inlerruzione volontaria della gravidanza-. Come dire: se i politici non si sbrigano a modificare il meccanismo che regola l'obiezione (il diritto di auto-esentarsi dal praticare aborti) anche noi abortisti diventeremo obiettori per protesta, paralizzeremo i centri di interruzione della gravidanza e allora saranno costretti ad agire. E' il momento più caldo al primo giorno del convegno (-L'obiezione di coscienza all'aborto volontario legale-i organizzato dai medici abortisti. Sono arrivati da tutt"Italia per contarsi e per vedere quanto possono contare: rappresentano, i nonobiettori, il 400Ì- dei ginecologi e il 2095 dei primari; da qui usciranno, stasera, con un pacchetto di proposte su cui chiederanno ai partiti di pronunciarsi. Il loro leader è il professor Francesco Dambrosio, direttore del servizio interruzioni della gravidanza alla Mangiagalli. la clinica milanese diventata il simbolo dello scontro tra abortisti e non-abortisti. Dambrosio parte subito all'attacco: -L'obiezione è il più grosso ostacolo all'applicazione della legge. Solo il 5% degli obiettori ha inolivi seri, davvero di coscienza, dietro questa scelta. Gli altri sono schiavi o complici del potere medico e politico: sono obiettori per interesse, perché lo è il loro capo, per far carriera, per dedicarsi ai lavori più importanti e gratificanti-. Dambrosio propone • due rimedi che si possono fare subito e non costarlo niente: stabilire che in ogni reparto il numero degli obiettori non può superare il 50% dei ginecologi e sdoppiare il servizio quando il primario è antiabortista-. Poi. Dambrosio. esibisce •un caso esemplare-. E' il dott. Angelo Scuderi, uno dei tre (su dieci) ginecologi abortisti dell'ospedale di Fiesole dove si fanno 600 interruzioni della gravidanza l'anno. Scuderi è ancora frastornato da quella -comunicazione giudiziaria», da quell'interrogatorio del magistrato: lo hanno denunciato dopo un aborto alla sedicesima settimana su una donna incinta di due gemelli. -Uno aveva una gravissima malformazione. E'slato un aborto terapeutico — racconta Scuderi —. Ho valutato che la donna correva un grave rischio psichico a portare a termine quella gravidanza, lo ho certificalo questa situazione e io sono intervenuto-. -E" esaltamente quello che facciamo anche noi-, lo rincuora Dambrosio. Da Bari il dottor Roberto Ferreri porta altri dati che definisce sconfortanti: «Su 140 consultori ne funzionano 4o5 anche perché mancano i medici non-obiettori: per lo slesso motivo il 36% delle donne che abortiscono devono rivolgersi alle strutture private. E ancora: il 42% delle pazienti che hanno interrotto la gravidanza ripetono l'intervento-. Il primario all'ospedale di Suzzara (Mantova), Emilio Arisi, ha messo insieme i dati del Nord-Est, terra di record: •A Bolzano il 90% dei medici è obiettore, in tutta la provincia c'è un solo non-obiettore. Tra l'80 e il 90% il tasso di obiezione iìi Veneto e in Friuli. Record opposto in Emilia: gli antiabortisti sono il 39,5 per cento-. Dice ancora Dambrosio: 'Dal 78 ad: oggi due milioni e cinquecentomila donne hanno abortito legalmente. Nessuna è morta in conseguenza dell'intervento-. 'C'è chi ci accusa di non avere rispello per la vita — interviene il dott. Mauro Buscaglia, aiuto all'ospedale San Paolo di Milano — ma senza la legge 194 sarebbero morte di aborto clandestino almeno 900 donne». Francesco Cevasco
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