Battriana madre della civiltà di Sabatino Moscati

Battriana, madre della civiltà GRANDE SCOPERTA NELLAFGHANISTAN DILANIATO DALLA GUERRA Battriana, madre della civiltà Gli scavi dei russi e dei veneziani del Centro Ligabue - Da palazzi bazar e templi caravanserraglio di cinquemila anni fa gioielli, sigilli, statue e manufatti come quelli che, secoli dopo, si ritroveranno in tutto il Medio e Vicino Oriente - E ora bisognerà rifare i manuali di storia VENEZIA — Questo è il racconto di una delle più grandi scoperte archeologiche del nostro tempo. Ma è una storia così complessa, così alterna, così stratificata che finora era sostanzialmente impossibile raccoglierla nel suo insieme, e quindi raccontarla. Oggi che il racconto è possibile, diciamone anzitutto la sostanza: nel cuore dell'Asia, in quell'Afghanistan che è all'attenzione del mondo per le vicende belliche a tutti note, risorge una straordinaria civiltà del passato, antica di quasi cinquemila anni e dunque tra le prime che la storia conosca. E'una civiltà non solo ricca, non solo splendida, ma che rispetto alle altre dell'Oriente antico ha un privilegio unico: quello che tutte le raccorda, e perciò in qualche senso tutte le spiega. Occorrerà, dunque, riscrivere i libri di scuola. E per far questo bisognerà anzitutto venire qui, a Venezia, perché l'iniziativa che ha coordinato tanti elementi sparsi, l'ultima ricerca che ha dato senso a tutte le altre è avvenuta nel capoluogo veneto, per opera del Centro Studi Ricerche Ligabue che da anni si avventura, sull'esempio dei viaggiatori veneziani del passato, alla scoperta delle civiltà più remote e diverse. L'impresa è riuscita anzitutto per i numerosi viaggi effettuati fin quando la situazione locale lo ha consentito; inoltre perché sono state raccolte e confrontate le risultanze delle altrui ricerche, in specie di quelle russe finora pressoché ignorate; infine perché si è avuta la pazienza di cercare, individuare e analizzare i reperti disseminati nelle più varie collezioni pubbliche e privala del mondo. La vicenda ha inizio qualche anno Ja,..primaii:della guerra, quando nel bazar di Kabul comincia ad affluire una grande quantità di preziosi reperti archeologici provenienti dal Nord del Paese, e cioè dalla regione che i greci chiamarono Battriana. Quei reperti, evidentemente, sono il frutto di scavi clandestini; ma da quale gente provengono, a quale epoca risalgono? Mentre i musei e i privati di ogni parte del mondo si affrettano ad acquistarli, già si può dire che essi riflettono una grande civiltà prima sconosciu'a, databile in piena età del Bronzo e cioè dal III al II millennio a. C. Tra gli studiosi che visitano l'Afghanistan, e che operano in quel Paese, vi sono anche degli italiani: tra essi una missione dell'Ismeo, con i quali collaborano alcuni ricercatori del Centro Ligabue. Costoro si appassionano alla nuova civiltà emergente e si pongono in collegamento con gli studiosi russi che hanno operato nella zona: i russi acconsentono a fornire notizie aggiornate e sintetiche delle loro scoperte, che appaiono ora in italiano in Battriana (opera edita da Erizzo, Venezia). L'archeologia rivela, in sostanza, nelle vaste distese desertiche di quel Paese, alcune oasi in cui si concentrò antichissima la vita, con edifici che noi chiameremmo «palazzi" e «templi", ma che più esattamente dovrebbero definirsi «bazar" e «caravanserragli" di commercianti nomadi, che ad essi facevano capo. I reperti, si vede subito, riflettono un'alta cultura artistica, che lavorava i metalli e le pietre preziose traendone prodotti di rara eleganza e di eccezionale raffinatezza. Quei prodotti viaggiavano tra le grandi regioni circostanti, l'India e la Persia, la Mesopotamia e l'Egitto, costituendo il perno di un commercio altamente qualificato, i cui destinatari erano soprattutto le classi dirigenti di quegli Stati ricchi e forti, capaci di controllare il vasto territorio che costituiva come un ponte verso l'Europa, anzi univa l'Asia e l'Europa in un unico continente. E' quasi incredibile che questa realtà storica e culturale non fosse finora percepita, che i libri di scuola e di studio non ne parlino, che la Battriana sia menzionata solo dal V secolo a. C. allorché entra nell'orbita greca. Ma il fatto sta che la dispersione dei reperti nei mille rivoli del commercio privato non consentiva una valutazione d'insieme; e che in ogni caso essi non venivano strutturalmente collegati con gli abitali risorgenti dalle oasi, che pure costituivano i luoghi di sosta, di produzione, d'irradiazione di cosi vaste e ricche imprese commerciali. Ora non è più così; e l'indagine condotta dai ricercatori veneziani, in particolare Giancarlo Ligabue e Sandro Salvatori, consente un primo bilancio. Cominciamo dai gioielli, segno tra i più distintivi di una civiltà raffinata, consistente in collane e pendenti d'oro e d'argento, di agata, di corniola e di lapislazzuli. E' un giuoco vivido di colori, evidentemente giustapposti perché risalti?io nel contrasto delle luci; e insieme un'eleganza limpida di forme, delle quali è insuperabile esempio una collana d'oro con pendente infor¬ ma di scorpione che si apprezzerebbe (senza riconoscerne l'antichità) nelle vetrine di un gioielliere moderno. L'oro e l'argento sono pure impiegati per vasi e recipienti dalle forme più varie, sui quali figurano a sbalzo immagini umane e animali oltreché disegni geometrici. Ma il metallo più lavorato, con perizia davvero eccezionale, è il bronzo: ecco, oltre ai vasi, pìccoli contenitori per cosmetici impreziositi da teste animali sporgenti, specchi dai manici in forma di figure umane o di fiori, originalissime asce decorate da immagini animali a tutto tondo che pongono l'interrogativo: avevano una funzione pratica o rituale? Straordinaria è la quantità dei sigilli a stampo, tutti metallici, traforati a disegnare soprattutto complesse figure geometriche. La loro funzione era di venire impressi sull'argilla, e in particolare sulle anfore, per indicare sia la natura sia la provenienza dei prodotti in esse contenuti. Puntualmente, anfore impresse con tali sigilli sono comparse nel vicino Iran, offrendo una dimostrazione inequivocabile del commercio internazionale che a questa regione faceva capo. Ma su tali rapporti il contributo più affascinante viene dalle numerose statuine femminili di pietra, che mostrano notevoli analogie con quelle scoperte in Mesopotamia. Le statuine toccano i vertici più alti dell'arte riscoperta. Le testine stilizzate, elegantissime, sono coperte da una capigliatura che si divide in due parti con una scriminatura centrale e scende sui lati in bande di pieghe sottili. Il capo e il collo, bianchissimi, spiccano sulla pietra gialloverdastra in cui è eseguito il corpo. Questo si allarga verso il basso, innaturalmente ma suggestivamente, ed è coperto da una veste di lana di cui sono indicate accuratamente le pieghe: è la stessa veste che ritroviamo nelle più antiche statue iraniche e mesopotamiche! Altre staiuine di pietra raffigurano animali, e in particolare scimmie, le cui analogie si trovano nelle più antiche civiltà dell'India. E così risulta completo il quadro di una civiltà di raccordo e di transito tra le più antiche della storia, posta nel cuore dell'Asia al punto d'incrocio delle grandi vie tra Oriente e Occidente, dove l'India si protende verso la Persia e questa verso le grandi valli della Mesopotamia e dell'Egitto. Come le altre ora menzionate, anche questa civiltà è determinata dal corso di un fiume, l'Amu Daria od Oxus, che segnò per le imprese di Alessandro Magno il primo grande raccordo con il mondo greco. Oggi vediamo che quel raccordo è più antico di millenni, che sotto le distese desertiche giacciono testimonianze di una vita florida e remotissima. Il panorama tradizionale di alcuni punti focali della civiltà al suo sorgere, dall'India alla Persia e dalla Mesopotamia all'Egitto, si modifica profondamente e si spiega durevolmente con questo raccordo riscoperto, con questo collegamento inatteso che fa dell'Oriente Vicino e Medio un'unica area di fiorente cultura agli albori della storia, mollo prima del -miracolo greco'. Sabatino Moscati

Persone citate: Alessandro Magno, Erizzo, Giancarlo Ligabue, Ligabue, Sandro Salvatori