Le trappole di Deng

Le trappole di Deng Le trappole di Deng Soltanto un ingenuo potrebbe credere che Deng Xiaoping abbia davvero intenzione di ritirarsi perché, ormai, si sente troppo vecchio, come ha confidato due giorni fa al Presidente del Burundi. Forse qualcuno in Burundi potrebbe credergli, ma in Cina no. Anche se vi sono milioni e milioni di cinesi ingenui e creduloni, non ce n'è uno che non dubiti della parole di Deng. Abituati a non prendere mai niente alla lettera, i cinesi infatti si interrogano sulle reali intenzioni di Deng: intendeva soltanto scherzare bonariamente sugli acciacchi della vecchiaia? Oppure voleva far sapere, a chi gli vuol male, che gode di ottima salute al punto che si pregusta un tranquillo futuro da pensionato, alla Ronald Reagan? Ma non adesso, si intende, perché ha ancora tante cose da fare... Anche Mao aveva spesso espresso l'intenzione di ritirarsi dalla prima linea per passare alla seconda linea che, nel gergo marx-confuciano dei politici cinesi conta molto ma molto di più: si lasciano infatti le grane ai subalterni, ci si spoglia da ogni carica ma si esercita ancora più potere, un potere svincolato e al di sopra delle gerarchie dello Stato e del partito. Un potere, in breve, imperiale. Mao però non ce l'ha fatta. Le vicissitudini della Rivoluzione culturale lo hanno costretto a rimanere in prima linea fino all'ultimo e, anche se alla fine pare che fosse incapace di intendere e volere, ci ha egualmente rimesso la faccia. Ora è Deng che ripete il ritornello del suo prossimo, imminente ritiro già udito in dieci anni almeno quattro volte in pubblico, non si sa quante in privato. E ora la gente si domanda se il suo piuttosto immodesto paragonarsi a «un sole al tramonto" sia un vezzc innocuo o no. Lo sarebbe se Deng si accontentasse di andate a caccia di complimenti, se godesse a sentirsi dire: «Ma vuoi scherzare? Proprio tu che a ottantaquattro anni set fresco come ima rosai". Invece pare che Deng ricorra al giochetto di annunciare il proprio ritiro per vedere se qualcuno lo giudica davvero un po' rimbambito. Nel qual caso, l'ingenuo è fatto fuori. L'ultimo che pare ci sia cascato è Hu Yao- bang, il segretario del Pcc, nel gennaio del 1987. Ma, come dicevamo prima, in Cina di ingenui di questa fatta ce ne sono pochissimi e sono giudicati estremamente pericolosi. Chi piglia infatti sul serio l'intenzione di ritirarsi espressa da Deng, turba l'equilibrio che il sistema politico cinese ha raggiunto bilanciando i tre sotto-sistemi, quello economico, quello politico e quello ideologico. Il sistema cinese attuale è fragile? Certamente, lo è sempre stato. Ma fragilità non implica il rischio di disintegrazione, a meno che uno dei tre sotto-sistemi non si sviluppi per proprio conto, in modo anomalo. Cosa c'entra tutto questo con il pensionamento di Deng? C'entra, perché Deng non si ritirerà alla Reagan. Se potesse farlo vorrebbe dire che il sotto-sistema politico si è sviluppato diventando democratico mentre invece non è così, i cinesi continuano a comportarsi alla feudal-confuciana. Per pietà filiale, la loro massima virtù che non è di certo democratica, non permetteranno mai a un grande vecchio di ritirarsi prima che morte lo colga. RENATA PISU l l di dll

Persone citate: Deng Xiaoping, Mao, Ronald Reagan

Luoghi citati: Burundi, Cina