Genova, acqua a singhiozzo di Paolo Lingua

Genova, acqua a singhiozzo Il Comune ha cominciato a razionare la distribuzione Genova, acqua a singhiozzo La città divisa in quattro zone, servite a giorni alterni - A causa della siccità le riserve sono al limite Un piano per superare l'emergenza: deviare il corso di un torrente, ma Piacenza si oppone GENOVA — Da ieri, l'acqua è razionata a Genova. Il Comune ha diviso la città in quattro zone e organizzato una distribuzione ridotta, con criteri differenti e articolati, per evitare crisi di rifornimento. L'acquedotto pubblico, gestito dall'Azienda Municipalizzata Gas e Acqua, ha optato per un'erogazione a giorni alterni a seconda dei quartieri con servizio ordinario la domenica. I due acquedotti privati (De Ferra ri-Galliera e Nicolay), invece, hanno preferito limitare l'erogazione dell'acqua a 12 ore al giorno (dalle 7 alle 19 oppure dalle 19 alle 7), ad eccezione della domenica. Ieri, il sistema di razionamento è entrato in funzione, senza eccessivi disagi per la popolazione, anche perché agli ospedali è stata garantita l'erogazione ordinaria: solo all'Istituto Gaslini, che ha problemi tecnici legati alla posizione, non ci sarà limitazione per il costante rifornimento con autobotti. Lo stesso sistema garantirà l'acqua alle carceri di Marassi. Da due giorni, però, piove a tratti: poco per scongiurare il razionamento che il Comune ha già stabilito per quindici giorni. -Dopo si vedrà — ha spiegato l'assessore Giampiero Timossi — perché le preoccupazioni sono tutt'altro che fugate. Noi abbiamo gin predisposto un sistema di erogazione ancora più rigido: quello costituirà davvero un disagio per la popolazione-. Per risolvere la situazione, adesso, dovrà piovere molto: almeno 500 millimetri (con la pioggia degli ultimi tre giorni non si sono toccati i venti millimetri in tutto), cioè la media delle precipitazioni annuali. Ma per ricostuire una riserva che consenta di «saltare» la stagione turistica ed arrivare all'autunno, debbono cadere altri 250 millimetri di pioggia, cioè quanto occorre per compensare il periodo di eccezionale siccità. Le riserve sono I limitatissime: ieri nel grande invaso del Brugneto in Val Trebbia, capace di oltre 25 milioni di metri cubi, c'erano solo 5 milioni e 300 mila metri cubi d'acqua. Migliore la condizione dei laghi artificiali degli acquedotti privati (Gorzente, Busalletta) che sono o colmi, oppure vicini al 50 per cento del potenziale (si tratta però d'una riserva di poco superiore ai 10 milioni di metri cubi). Ma il sistema dei privati è legato al collegamento con i torrenti alle spalle di Genova, cosi da tenere gli invasi sempre come «riserva-. Per questo, ieri e forse anche nei prossimi giorni, in molte zone della città l'erogazione sembrerà regolare. -L'unica soluzione per i nostri problemi — spiega ancora l'assessore Timossi — è la rapida realizzazione della deviazione del torrente Cassingheno in Val Trebbia. Abbiamo già i 12 miliardi necessari per eseguire l'opera e il progetto è approvato. Manca la firma del ministro Ferri, che però ha già assunto l'impegno. Avremo in più quattro milioni e mezzo di metri cubi l'anno, e restituiremo alla provincia di Piacenza oltre due milioni e mezzo di metri cubi d'acqua-. Se Ferri definirà l'annosa diatriba del Cassingheno, nel 1992 l'endemica sete di Genova e del suo territorio dovrebbe essere placata. Contenti però non sono gli agricoltori e gli ecologisti di Piacenza, nel cui territorio scorre in gran parte il torrente (che nasce in Liguria). Temono un danno ecologico e problemi per le loro colture. A Roma, due settimane fa, i rappresentanti politici di Piacenza hanno cercato in tutti i modi di opporsi. Ancora nei giorni scorsi ci sono state proteste e manifestazioni. Ma Genova non vuole fermare il suo ingranaggio: con la realizzazione della «briglia» sul Cassingheno, allontanerà per sempre lo spettro del razionamento. Paolo Lingua

Persone citate: De Ferra, Giampiero Timossi, Nicolay, Timossi