Al mercato nero le pietre della Signoria di Vincenzo Tessandori

Al mercato nero le pietre della Signoria Scomparse dal «salotto» di Firenze e forse vendute: indiziato ex ingegnere del Comune Al mercato nero le pietre della Signoria DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Scriveva Mary McCarthy ne «Le pietre fiorentine le acque di Venezia»: 'I fiorentini mi assicurano che i fiorentini sono spilorci e inospitali-. E per qualche spilorcio fiorentino le pietre sembrano diventate se non proprio d'oro per lo meno di metallo pregiato. Fra quelle che costituivano il selciato di piazza della Signoria, il «salotto» cittadino, e delle vie della vecchia Firenze, ne sono scomparse un numero imprecisato. Qualcuna é riapparsa, soprattutto nei dintorni: a Rumano sull'Arno, presso una villa in restauro; al Galluccio, nel giardino della magione di un neo-ricco; e poi a San Donato in collina; a Troghi, gettate queste ultime in depositi clandestini. Le avrebbero trovate, si dice, nel chiostro di un convento quattrocentesco. C'è una indagine amministrativa decisa, sottolineano in Palazzo Vecchio, all'unanimità dalla giunta, lunedi scorso, e due inchieste della magistratura. Dodici comunicazioni giudiziarie sono il primo atto deciso dal sostituto procuratore Ubaldo Nannucci: otto per ricettazione, inviate a commercianti felicemente arricchiti, a bottegai di successo, a un autotrasportatore, pare a un professionista di media fama: quattro, per peculato, consegnate a Paolo D'Elia, già ingegnere capo del Comune; a Emilio Bonamici, oggi in pensione, ma che fu responsabile della divisione strade; a', capotecnico Umberto Golino; a un capocantiere. H magistrato sospetta che qualche -pubblico ufficiale avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso di denaro o di altra cosa mobile appartenente alla pubblica amministrazione- se ne sia appropriato per lucro. L'indagine nacque da un docente di architettura che. contemplando il fondo disastrato della piazza e le pietre del settore rifatto, ebbe il sospetto che non si trattasse dell'antico materiale restaurato. Anche il pretore Antonio Crivelli appuntò la propria attenzione su piazza della Signoria, sventrata ormai da anni. Il -salotto- era senz'altro in stato di degrado avanzato, sottolinea il giudice, tale da "farmi pensare che potesse essere stato violato l'articolo 733 che riguarda il danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico-. Dal selciato «stile Duemila» come lo hanno chiamato i fiorentini appena visto il settore ricoperto dalle pietre tagliate e smerigliate a macchina, l'attenzione del giudice è passata ai monumenti: la Loggia dei Lanzi, ai suoi occhi tristemente ingabbiata, i molti ponteggi attorno a Palazzo Vecchio, il Palazzo della Mercanzia, radi¬ calmente restaurato in cerca di spazio funzionale per gli uffici di una banca. Palazzo Uguccioni, con la facciata disegnata da Raffaello ormai quasi irriconoscibile. In questi giorni si conclude il capitolo preliminare dell'inchiesta del pretore e la Firenze dai mille restauri forse tirerà un sospiro. Fra cento ostacoli va avanti anche l'istruttoria della procura. Non è possibile riconoscere una pietra vecchia da una nuova, se è stata lavorata, tagliata o scalpellinata, si dice in Comune. Inoltre ogni pezzo tolto dalla pavimentatura della piazza della Signoria, viene sottolineato, è stato numerato con vernice Indelebile. Le pietre sarebbero in attesa di tornare al loro posto nei depositi ufficiali del Comune, lungo il greto dell'Amo, a Nord del centro, e sulla strada per Scandirci, nella direzione opposta. Su queste «particole» della Firenze pubblica dovrebbero lavorare gli scalpellini per un lifting radicale. Sono una squadra, non più di sei; anni fa, dicono, erano un esercito. Ormai lisce e consunte le pietre del pavimento voluto dai Lorena, dovrebbero ridonare alla piazza l'aspetto antico. •Ma è proprio quell'aspetto che la gente non conosce, abituata a vedere il pavimento del "salotto" rattoppato e rovinato-, dicono qui a Firenze. Quale sia stato il piano sulle pietre d'oro rimane una cosa complessa E' difficile pensare che qualcuno abbia creduto di arricchirsi vendendo «quattro sassi» sia pure d'epoca. Allora, sospettano gli inquirenti, il fine doveva essere un altro: se una parte delle pietre fosse risultata introvabile, forse sarebbe stato deciso, almeno per le strade attorno alla piazza della Signoria, il fondo in asfalto. Costi e ricavi, naturalmente, sarebbero stati differenti. Vincenzo Tessandori

Persone citate: Antonio Crivelli, Emilio Bonamici, Mary Mccarthy, Paolo D'elia, Ubaldo Nannucci, Uguccioni, Umberto Golino

Luoghi citati: Firenze, La Loggia, Venezia