«Nessuna inchiesta sulla Cassazione ma soltanto un'indagine statistica»

«Nessuna inchiesta sulla Cassazione ma soltanto un'indagine statistica» Il ministro Vassalli stronca ogni polemica di ingerenze politiche «Nessuna inchiesta sulla Cassazione ma soltanto un'indagine statistica» Alcuni parlamentari pei avevano denunciato i continui annullamenti di sentenze nei processi di mafia ROMA — Cassazione sotto inchiesta per i continui annullamenti delle sentenze nei processi di mafia? Niente affatto, dice il ministro della Giustizia Giuliano Vassalli. Nessuno si sogna di sindacare sui giudizi della Corte Suprema. L'iniziativa del Guardasigilli alla commissione parlamentare Antimafia servirà solo -ad elencare con attenzione quali siano stati i casi in cui gli annullamenti dì sentenze, di mandati di cattura o di altri provvedimenti restrittiri della libertà personale sono avvenuti per difetto di motivazione, quali per difetto di costituzione dei giudici, quali per altre nullità processuali-. La precisazione di Vassalli è arrivata a stroncare sul nascere ogni polemica sulle presunte ingerenze del potere politico su quelio giudiziario. Davanti all'Antimafia, rispondendo alle domande di alcuni parlamentari sui sempre più frequenti annullamenti pronunciati soprattutto dalla prima sezione penale della Cassazione, il ministro aveva parlato soltanto di un'indagine conoscitiva. - Un monitoraggio lecito e doveroso — aggiunge ora il Guar¬ dasigilli — perché può suggerire proposte di legge-. All'Antimafia Vassalli ha spiegato che i limiti delle indagini ministeriali, anche sulla Cassazione, -sono fissati dalla legge e dalla Costituzione, e valgono pure per la commissione: nessuno può entrare nel merito delle decisioni della Corte Suprema-. Su proposta dei parlamentari comunisti, l'Antimafia ha chiesto l'acquisizione dei risultati dell'indagine annunciata dal Guardasigilli. -Vogliamo controllare col ministro quali siano le ragioni ordinamentali e amministrative che sono alla base di casi così clamorosi — dice il vicepresidente dei deputati pei Luciano Violante —. Se si tratta solo di divergenze dì interpretazioni il Parlamento non c'entra, se invece verranno riscontrale carenze legislative le Camere e la commissione Antimafia se ne devono occupare-. Il pei punta il dito sulla recente vicenda di Antonino Salomone, accusato di essere un boss mafioso, al quale la corte d'assise di Palermo aveva negato gli arresti domiciliari. Contro quella decisione intervenne la Cassazione, e tornato a casa l'imputato è fuggito. Ma dentro l'Antimafia i pronunciamenti della Corte Suprema sui processi di mafia hanno acceso polemiche e discussioni che non accennano a diminuire. Il vice-presidente Claudio Vitalone. de, accusa i comunisti di aver proposto che la commissione promuovesse l'inchiesta sulla Cassazione. Se quella richiesta fosse stata inserita nella relazione sulla Sicilia occidentale da presentare al Parlamento, Vitalone dice che si sarebbe dimesso. -Né l'Antimafia né il ministro hanno il potere di siiidacare gli atti della giurisdizione — spiega il senatore de —. La ricorrente pretesa di assoggettare i provvedimenti della magistratura ad un controllo politico sconosciuto alla legge e alla Costituzione va respinta con ogni fermezza-. Replica Violante: -Noi abbiamo chiesto l'acquisizione dei risultali dell'indagine ministeriale, e Vitalone invece ha votato contro-. La proposta è stata comunque approvata, e il presidente della commissione Gerardo Chiaromonte ha scritto a Vassalli per solleci tare l'invio delle conclusioni cui giungerà il ministero. gio. bia.

Persone citate: Antonino Salomone, Claudio Vitalone, Gerardo Chiaromonte, Giuliano Vassalli, Luciano Violante, Vassalli, Vitalone

Luoghi citati: Palermo, Roma, Sicilia