«Troppi divieti per gii spot» e l'industria chiede spazio

«Troppi divieti per gii spot» e l'industria chiede spazio A Milano 150 aziende preparano le campagne degli Anni 90 «Troppi divieti per gii spot» e l'industria chiede spazio Un membro del Giurì crìtica l'autodisciplina: «Tocca allo Stato difendere i cittadini» DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Si parla di pubblicità negli Anni 90 ed è subito polemica, n convegno organizzato dalla Ita, che si è aperto ieri e si concluderà stasera a Milano (hotel Excelsior Gallia, oltre 150 aziende italiane iscritte) fin dal primo intervento del professor Giuseppe Sena, ordinario di diritto industriale all'Università statale di Milano, solletica: dopo anni di elogio della pubblicità basata sull'informazione a tutela del consumatore, si torna ad esaltare il contenuto di suggestione del messaggio. H prodotto come oggetto dei desideri in una comunicazione che -sollecita lapropensione all'acquisto-. Si cita la Citroen che vola dalla tolda della portaerei Clemenceau per tornare a galla sulla plancia di un sottomarino e la stessa auto francese che corre lungo la muraglia ci¬ nese. Spot sul quale incombe la recente sentenza del Giurì dell'Autodisciplina pubblicitaria: 4 campagne di altrettante case produttrici (tra queste la Citroen) condannate perché istigavano a trascurare le normali regole di prudenza. Ed è polemica con il professor Adriano Vanzetti, ordinario di diritto industriale alla Cattolica di Milano e «membro anziano» del Giuri: -All'inizio degli Anni 60, tutti eravamo convinti della contrapposizione tra consumatori e imprenditori. Una questione di moda-. Ora il professor Vanzetti si ritrova «pentito»: -Il Codice di autodisciplina, nato nel '66, tiene in gran conto la difesa del consumatore, ma legittima chiunque a promuovere un'azione contro una campagna pubblicitaria e questo, oggi, è sbagliatissimo-. E sono di nuovo le automobili protagoniste e la pubblicità suggestiva: -Nessuno si sente ingannato dall'auto squalo che esce dalle acque-, E va oltre. Chiama in causa gli articoli del Codice di autodisciplina I-Mi fanno tremare ogni volta che meli trovo di fronte-) che vietano ogni sfruttamento della superstizione, affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale e soprattucto là dove si dice: -La pubblicità non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose dei cittadini-. Secondo lui, la tutela del cittadino spetta solo allo Stato. In sala, non pochi sembrano soddisfatti delle nuova linea di tendenza che dovrebbe dare frutti nel mercato comune dell'Europa del '93. Ma non lo è il presidente dell'Istituto di Autodisciplina, Roberto Cortopassi che esprime il -suo imbarazzodi fronte alle critiche in un Paese che ha nell'Autodisci¬ pzdmteEtClsmcdetdtt plina l'unica regolamentazione della pubblicità (due disegni di legge sono pronti, ma su entrambi molti all'interno del convegno hanno espresso gravi perplessità). E dall'86 la Cee chiede a tutti una normativa. Commenta Gianfranco Caci, direttore generale della Francesco Cinzano: -Qui si parla di futuro e la polemica è un bene. Bisogna chiarire fin d'ora il ruolo dell'Autodisciplina e fare eventuali modifiche-. Attendere le frontiere aperte del '93 significherebbe partire in ritardo. L'organizzatore del convegno, Carlo Masieìlo, non ha dubbi: mettere i problemi sul tappeto è un successo -Il grande problema è raggiungere la verità, stabilire le regole del gioco». L'appuntamento europeo, almeno in questo campo, non riserverà sgradite sorprese. Simonetta Conti

Persone citate: Adriano Vanzetti, Carlo Masieìlo, Clemenceau, Gallia, Gianfranco Caci, Giuseppe Sena, Roberto Cortopassi, Simonetta Conti, Vanzetti

Luoghi citati: Europa, Milano