Suore ad Auschwitz, il Papa si scusa di Marco Tosatti

Suore ad Auschwitz, il Papa si scusa Avrebbero dovuto andarsene oggi: il trasferimento è stato rinviato di cinque mesi Suore ad Auschwitz, il Papa si scusa Lettera del Vaticano al Congresso ebraico europeo: il nuovo convento fuori del lager non è ancora stato costruito - Ma le Comunità israelitiche protestano e chiedono il rispetto dell'accordo - Un centinaio di giovani occupa una chièsa a Bruxelles CITTA' DEL VATICANO — Il Vaticano rischia una «gaffe» diplomatica nelle relazioni con il mondo israelitico, e la Chiesa cattolica, inadempiente, si scusa con il Congresso ebraico europeo: ad Auschwitz c'è ancora un convento carmelitano, pomo della discordia, ma — la promessa è del cardinale Decourtray — entro il 22 luglio le riluttanti suore polacche lasceranno il «Vecchio Teatro», usato come magazzino perii gas «Zyklon B» dai nazisti. La data limite affinchè il campo di concentramento tornasse ad essere un luogo di memoria aconfessionale era il 22 febbraio 1989, cioè oggi. Ma difficoltà amministrative e le resistenze dei cattolici polacchi hanno impedito ai quattro porporati (Lustiger, Macharski, Danneels e Decourtray) firmatari dell'accordo di Ginevra con gli esponenti dell'ebraismo europeo di onorare la parola data. Perplessa la controparte: da qualche parte si chiede esplicitamente che il trasloco delle suore avvenga prima possibile, senza aspettare il 22 luglio. Nel 1984 un gruppo di car¬ melitane scalze (di clausura) si installarono nel «Vecchio Teatro». Proteste immediate da parte ebraica, timorosa di un'occupazione «confessionale» di quel luogo segnato soprattutto dalla morte di decine di migliaia di ebrei. "Solo il silenzio deve regnare la dove il male assoluto è slato commesso contro il popolo ebreo» ha dichiarato il gran rabbino di Francia, Samuel Sirat. E gli ha fatto eco da Washington Mordechai Waxman, presidente della Commissione ebraica internazionale: «Auschwitz è un luogo sacro alla memoria ebraica, e nessuna istituzione religiosa vi si deve installare». Poco dopo iniziarono i colloqui con la controparte cattolica per risolvere il problema. Il 22 febbraio 1987 quattro cardinali e il vertice dell'ebraismo europeo firmarono un accordo: costruzione di un centro di informazione, educazione, incontro e preghiera, e di un convento (per le suore) fuori dal recinto del campo. Scadenza: 22 febbario 1989. "Dobbiamo riconoscere — scrive ora il card. Decourtray — che non è iniziata la costruzione né del nuovo convento, né del centro. Capiamo che questo ritardo possa essere interpretato come un non-rispetto del nostro impegno». Ci sono state difficoltà amministrative, spiega il porporato, legate al piano urbanistico di Auschwitz; e soprattutto "difficoltà legate all'opinione cattolica e nazionale polacca». Uno dei firmatari, l'arcivescovo di Cracovia, card. Macharski, ha dovuto darsi da fare per convincere i suoi compatrioti «che non si maltrattavano le carmelitane, e che non si rinnegava il martirio dei polacchi, perpetrato egualmente in quel luogo». Le suore facevano resistenza, spalleggiate dal Padre provinciale di Polonia, tanto che è stato necessario un ordine scritto, il 27 gennaio scorso, del Superiore generale dei carmelitani, per obbligarle ad accettare l'accordo di Ginevra. Se entro il 22 luglio nasceranno -nuovi ostacoli, indipendenti dalla nostra volontà-, scrive Decourtray, le suore dovranno sistemarsi altrove in maniera provvisoria. Perchè aspettare il 22 luglio, ci si chiede negli am¬ bienti ebraici? Se la sistemazione ha da essere provvisoria, può esserlo sin da ora. «Il mio augurio — dice Theo Klein, presidente del Consiglio delle Comunità francesi e capo della delega1 zione ebraica ai negoziati sul Carmelo di Auschwitz — è che questo affare trovi una solv.zione positiva, che non pregiudichi le relazioni fra il giudaismo e la Chiesa cattolica-. Ma alcuni ebrei sembrano meno concilianti. Il segno più evidente della tensione viene dal Belgio, dove gruppi di militanti israeliti hanno inscenato manifestazioni di protesta per il ritardo nel trasferimento delle suore carmelitane dal campo di concentramento nazista. In particolare, ieri, un centinaio di giovani ebrei hanno occupato la chiesa cattolica del Sablon, proprio al centro di Bruxelles, chiedendo che il trasferimento — anche «in un luogo provvisorio» — avvenga entro il termine prestabilito, cioè oggi. Si sono comunque impegnati a rimanere nel luogo di culto a tempo indeterminato, finché le suore non abbandoneranno Auschwitz. Marco Tosatti

Luoghi citati: Auschwitz, Belgio, Bruxelles, Cracovia, Francia, Ginevra, Polonia