I mujaheddin; «Najib è un osso troppo duro»

I mujaheddin; «Najib è un osso troppo duro» La riconquista dell'Afghanistan non è vicina: a colloquio con Mohamed Saliuki, esponente moderato della resistenza I mujaheddin; «Najib è un osso troppo duro» «I russi gli hanno lasciato un arsenale potentissimo» - «Con i missili Scud potrebbe colpire anche il Pakistan» - «Noi siamo troppo divisi» «L'unica soluzione pacifica sarebbe il ritorno di re Zahir» - Nella capitale la polizia scopre depositi di munizioni dei ribelli, decine di arresti DAL NOSTRO INVIATO ISLAMABAD — A Kabul la polizia segreta ha scoperto ieri notte alcuni depositi di munizioni della resistenza e la nòtizia, giunta in mattinata a Islamabad, ha scosso i comandi dei mujaheddin che da due settimane si sono trasferiti nella capitale pakistana per partecipare alla loro assemblea consultiva, la Shura, nella vicina Rawalpindi. Per ieri, nono anniversario della sollevazione di Kabul contro l'invasione sovietica, era stata programmata una serie di attentati contro edifici del governo comunista di Najib e contro basi militari. Ma — secondo le notizie giunte qui — tre simpatizzanti dei partigiani hanno cantato (pare dopo essere stati torturati) rivelando i nascondigli del materiale che avrebbe dovuto venire impiegato poche ore dopo: alcuni quintali di esplosivi, dozzine di granate, di mine e di missili. Risulta anche che diverse persone (39 dice la Tassì sono state arrestate. -Il regime di Kabul è forte, molto più forte di quanto si creda». Chi dice queste parole non è un propagandista di Najib nella capitale afghana assediata, ma uno dei r3iù esperti analisti mujaheddin, Mohamed Saliuki, direttore degli affari politici di uno dei tre partiti moderati della Resistenza, quello di Ahmed Gailani, che mi riceve nella sede del quartier generale qui a Islamabad. Le notizie da Kabul — secondo lui — lo confermano, n rimaneggiamento del governo, la proclamazione dello stato d'emergenza, la costituzione di un Consiglio militare presieduto dallo stesso Najib, persino le «dimissioni» del primo ministro filosovietico Mohamed Sharq (partito ieri in areo per l'India), interpretate come segno di debolezza, vanno invece valutate — secondo Saliuki — come un rafforzamento del Presidente afghano. L'analista politico constata un parallelismo tra le situazioni che si sono create all'inter¬ no del governo «fantoccio» di Kabul e della Shura dei mujaheddin a Rawalpindi. In ambedue le formazioni vi è stato un indebolimento dei più moderati che cercavano compromessi (il primo ministrò Sharq a Kabul e il presidente di turno Mujaddidi a Rawalpindi, entrambi costretti a dimettersi), mentre i più radicali e oltranzisti hanno consolidato le proprie posizioni (Najib a Kabul, i capipartito Hekmayar, Khales e Rabbani a Rawalpindi). L'esperto lo ammette a malincuore, perché il suo partito è tra quelli perdenti. ••/; futuro del nostro Paese — spiega — non dipenderà dagli accordi che potranno venir presi a Rawalpindi dalla Shura riunita ormai da 12 giorni né dal governo che essa riuscirà a partorire. Dipenderà dalla situazione militare all'interno dell'Afghanistan. Anche ieri ci sono stati combattimenti e i nostri hanno conquistato diversi capisaldi, hanno catturalo mezzi coraz¬ zati e distrutto due elicotteri. Quello che posso dire è che la potenza militare di Najib è tremenda. Partendo, i russi gli hanno lasciato un arsenale militare potentissimo. Carri armati e cannoni a centinaia, elicotteri da combattimento sofisticatissimi, vere navi da battaglia volanti, cacciabombardieri moderni e centinaia di missili a lunga gittata Scud. Najib è in grado di distruggere con questi missili qualsiasi città che noi dovessimo occupare, se volesse potrebbe radere al suolo anche Islamabad». Le informazioni di Saliuki confermano quelle di altri afghani e di esperti militari pakistani e stranieri. Essi valutano la forza dell'esercito di Kabul intorno ai 150 mila uomini, ai quali vanno aggiunti circa 40 mila volontari dei reparti scelti fedelissimi al regime, la maggior parte dei quali si è arruolata negli ultimi tempi per fermare i partigiani. Ci sono inoltre 350 mila riservisti che ricevono lauti stipendi e razioni'alimentari privilegiate. I partigiani possono soltanto sperare, secondo l'opinione comune, che molti di costoro disertino. -Sarà dura per i mujaheddin. che attualmente non sono più di CO mila — dice un esperto pachistano — e non hanno né armi pesanti né aerei». E per questo motivo, per compensare lo squilibrio di forze, che gli Stati Uniti anche dopo l'avvento di Bush alla Casa Bianca continuano a rifornire di armi i mujaheddin. anche se ciò non è conforme agli accordi presi un anno fa a GinevTa. Contro questa violazione ci sono state negli ultimi giorni dimostrazioni di studenti pakistani i quali, benché simpatizzanti per il governo di Benazir Bhutto. lo accusano di continuare la politica militarista di aiuti perseguita dal defunto dittatore Zia Ul Haq. In una di queste dimostrazioni a Peshawar migliaia di studenti hanno chiesto l'espulsione dei mujaheddin dal Pakistan. •Il malcontento e grande. soprattutto tra i profughi nei campi di raccolta — ammette il portavoce di Gailani —. Posso rivelarle che quasi ogni giorno e un po' dappertutto ut sono risse sanguinose tra appartenenti a diversi partiti politici e a diverse etnie». Mohamed Saliuki ritiene che l'unica soluzione pacifica del problema afghano può venire offerta dal ritorno del re Zahir Shah in esilio a Roma. •Non amo il re, anzi lo odio. Però le posso garantire che é molto popolare, che gode il rispetto di tutti i gruppi etnici, e che la stragrande maggioranza degli afghani.forse il 90 per cento, vorrebbe il suo ritorno. Se un giorno ci verrà dato il diritto di autodeterminazione, se ci saranno libere elezioni e a comandare sarà la volontà del popolo e non dei sette partiti politici. Zahir Shah verrà chiamato a gran voce». Domando al direttore degli affari politici se nel prossimo futuro, quando i mujaheddin avranno formato un governo, se questo si insedierà in una città dell'Afghanistan. -Certo, dovremo farlo, per non perdere ancora più credibilità». Ma dóve' sarà questa capitale provvisoria? -Segreto militare» risponde,1'lasciando però intendere che non dovrebbe essere Jalalabad. E chiederete il riconoscimento internazionale è l'allacciamento di relazioni diplomatiche con gli altri governi? -Meglio di no. Sarebbe pericoloso fino a quando il governo di Kabul rimarrà in piedi. E ciò come ho detto può durare a lungo perché Najib é militarmente molto forte e le notizie di oggi non sono certo incoraggianti. Non dobbiamo ai'ere due governi ufficialmente riconosciuti vi Afghanistan. I russi forse lo vogliono, la diplomazia segreta del Cremlino gioca da tempo con questa idea: un Afghanistan del Nord, naturalmente comunista, e un Afghanistan del Sud. Diventeremmo un Paese diviso per sempre, come la Corea e la Germania-. Titv> Sansa