La Fìom: subito i nuovi delegati

La Fìom: subito i nuovi delegati La Fìom: subito i nuovi delegati Convegno a Torino con Giugni, Ghezzi e Mariucci - Metà dei lavoratori Fiat del Piemonte non rielegge i propri rappresentanti dall'80 TORINO — La Fiom toma alla carica per l'elezione dei delegati di fabbrica Per dibattere il problema ha riunito a convegno, nella sede torinese, tre studiosi (il senatore Gino Giugni, presidente della commissione Lavoro del Senato; l'on. Giorgio Ghezzi della commissione Lavoro della Camera; il prof. Luigi Mariucci dell'Università di Venezia). A fare gli onori di casa il leader della Fiom Airoldi ed altri dirigenti del sindacato dei metalmeccanici. La relazione introduttiva è stata svolta dal segretario piemontese Baietto. Nelle aziende il sindacato è in difficoltà; l'unità sindacale è fortemente compromessa; non si riesce ad applicare gli accordi per l'elezione dei delegati; i lavoratori delle piccole imprese (sotto i 15 dipendenti) sono senza tutela; il mercato del lavoro è troppo differente tra pubblici e privati; c'è il pericolo di accordi separati •Negli stabilimenti piemonte¬ si della Fiat — ha detto il segretario della Fiom, Damiano — su 80.853 lavoratori solo 38.571 (47,7%) hanno eletto i delegati nel 1979-80. Altri 31.172 (38,6%) non li rieleggono da 8-10 anni; i restanti 11.110 (13,7%) hanno rappresentanti sindacali nominati da Firn e Uilm sulla base della Legge 300*. La legge (alla quale stanno lavorando Giugni ed altri esperti) ha tempi lunghi; anche il negoziato in corso con la Confindustria è di esito incerto. A giudizio di Damiano non resta che "insistere con la Firn e la Uilm per applicare l'accordo che i tre sindacati hanno stipulato tempo addietro». Nei progetti di legge, sul quali si sono intrattenuti gli studiosi, altri aspetti riguardano la definizione della rappresentatività del sindacato, la capacità di stipulare contratti eccetera. Di particolare rilievo l'unificazione del mercato del lavo¬ ro. Oggi esistono i protetti dai contratti, gli iperprotetti del pubblico impiego, gli abbandonati a se stessi delle piccole imprese ed i lavoratori dell'economia sommersa. A giudizio di Giugni per rendere possibili i licenziameti nel pubblico impiego sarebbe sufficiente abolire i tribunali amministrativi che in genere revocano qualsiasi licenziamento. Tra gli iperprotetti ci sono lavoratori in cassa integrazione da otto-dieci anni, «un tema sul quale deve impegnarsi tutta la sinistra*. Bisogna allinearsi con l'Europa anche sulle assunzioni obbligatorie: «Do noi la quota è del 15% e si tratta di persone prese a caso; in Francia è del 6%». Ghezzi ha sottolineato che l'opera di unificazione del mercato del lavoro, che richiederà anni, deve occuparsi anche del -diritto di cittadinanza degli apprendisti e dei giovani con contratto dì formazione-lavoI ro». Sergio Devecchi

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