Traditori per onor di patria di Lietta Tornabuoni

Traditori per onor di patria «Resurrected» di Greengrass e «Ivan i Alexandre» di Nitschev Traditori per onor di patria Il film inglese propone l'odissea di un reduce dalle Falkland distrutto dal sospetto di diserzione Quello bulgaro racconta gli Anni 50 con i processi ai «nemici del popolo» - Oggi i premi DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — Al FilmFest che oggi si conclude con i premi, una conferma: l'invenzione del traditore, ieri all'Est, oggi all'Ovest, serve a rafforzare le società precarie; la creazione di capri espiatori, puniti per quella mancanza di conformismo o di bellicosità che tutta la collettività porta in sé, serve a aggregare le società sconnesse. Il falso tradimento è il tema comune a due film molto diversi. L'inglese Resurrected (Risorto) di Paul Greengrass, interpretato bene dal debuttante David Thewlis, da Rita Tushingam e Tom Bell, è ambientato subito dopo la stolta guerra delle Falkland-Malvine, ispirato alla storia vera d'un soldato del secondo battaglione delle Scots Guards. Un giovane soldato viene dichiarato morto, decorato, onorato come un eroe nel funerale militare. Invece è vivo, torna dopo settimane di smarrimento della memoria e di se. La famiglia e la ragazza lo accolgono con gioia. Le autorità militari, compiuta un'inchiesta sulla sua sparizione, lo assolvono, ma i giornali l'hanno già condannato come disertore, la ragazza lo lascia, il paese lo isola, il sospetto lo circonda: -Dovevo rimanerci. Sono un fantasma-. In caserma i commilitoni lo maltrattano e tormentano: è la personificazione di quel tradimento che ha rappresentato una tentazione per tutti nella guerra non sentita, punire lui assolve gli altri. Gli fanno un processo rituale in camerata, lo costringono a confessarsi colpevole, lo castigano tor¬ turandolo con feroce crudeltà: all'ospedale arriva un uomo spezzato, devastato dalla guerra interna più che da quella contro gli argentini. Gli analoghi, falsi tradimenti del tempo di Stalin sono al centro del bulgaro Ivan i Alexandra di Ivan Nitschev, con Kliment Corbadziev e Monika Budjonova: a Sofia nel 1952, un ragazzino e una ragazzina si trovano coinvolti nell'intreccio di denunce, accuse d'essere «nemico del popolo-, sospetti, messe al bando, pretese di rinnegare il padre arrestato, inquisizioni, esclusioni, crudeltà e cacce al nemico interno tipici dell'epoca, aggravati dalla stupida follia buropolitica così ben raccontata da Milan Kundera ne Lo scherzo. La storia è esemplare, nel film interessa anche la ricostruzione di costume, la scoperta che gli Anni Cinquanta furono dappertutto in Europa molto simili. Al di là dell'associazione dei Pionieri con fazzoletto rosso, dei 'Ti ringraziamo, padre Stalin-, delle recite d'eroismi partigiani, dei giuramenti di fedeltà al partito comunista, degli inni al trattore e delle torte con stella rossa, si ritrova «Amarcord» in Bulgaria: i vitelloni seduttori, la bella del quartiere, il cinema, la fisarmonica, la voglia giovanile di trasgressione, le donne che dormono in sottoveste, le feste da ballo (musiche: Tico Tico, Bei mir bisl duschoen. Oh, Susanna). Tutt'e due non grandi film, però ben fatti e utili a capire il bisogno di traditori d'ogni società, sotto ogni regime politico, in ogni tempo. Lietta Tornabuoni David Thewlis e Rita Tushingham in una scena di «Resurrected» FilmFest Berlin

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