Il congresso balneare

E Misasi rimprovera i suoi: abbiamo lasciato De Mita troppo solo E Misasi rimprovera i suoi: abbiamo lasciato De Mita troppo solo IIOMA — Venti minuti di ovazioni por Mino Martinazzoli, che ha annunciato l'appoggio suo e della parte di sinistra che rappresenta ad Arnaldo Forlani, hanno da una parte chiuso pressoché definitivamente il congresso de e, dall'altro, aperto un problema consacrando una nuova leadership della corrente che, fino a poco tempo fa, era raccolta sotto le bandiere di Ciriaco De Mita. Il capogruppo de alla Camera, con un'oratoria immaginosa e sofferta, ha invitato tutti a buttarsi le polemiche dietro le spalle, sostenendo che il problema non e il •rinnovamento-, ma il -ricominciamento- e aggiungendo che, nella democrazia cristiana, non può esistere una spaccatura tra -anima solidaristica- e -anima liberaldemocralica-. Le ovazioni da stadio che ha ottenuto lo hanno fatto chiaramente apparire come l'uomo che potrebbe addirittura contendere a Ciriaco De Mita la presidenza del partito o, comunque, diventare un ascoltato vicesegretario di Forlani. Per il resto, la terza giornata del 18° congresso de ha offerto alla sempre più variegata sinistra del partito una tormentata ribalta, via via occupata dai demitiani irriducibili tentati di resistere, da quelli più avveduti arroccati nella difesa di un patto precario, da quelli che pongono ancora fiore condizioni per la tregua. dai più agili già pronti a dislocarsi nella nuova situazione. E, come in ogni sconfitta, si è visto anche un capo oscillare tra gli opposti sentimenti della sua truppa: tenere duro o mollare? Ciriaco De Mita, infatti, ha lasciato di stucco una redattrice del Grl quando ieri mattina, alla domanda se intendesse cambiare qualcosa nella delegazione de al governo, ha risposto:-Cambio il presidente-. -Scherzava-, ha spiegato Misasi. De Mita, poi, ha raccontato che, aiutando una signora a rialzarsi, aveva risposto con una battuta a una domanda di questa senza sapere che fosse una giornalista. In effetti, l'uscita di De Mita è apparsa subito dissonan¬ te rispetto al taglio degli interventi, sicuramente coordinati, dei suoi fedelissimi. Misasi, per esempio, ha ricordato che 'l'azione di governo è essenziale per il partito- e, rimproverando alla sinistra di non aver sufficientemente sostenuto De Mita prima, l'ha sostanzialmente diffidata dall'abbandonarlo adesso. Certo, il luogotenente del presidente del Consiglio si è posto, con un percorso parallelo a quello di Scotti, in una posizione di raccordo tra i «prigionieri» dal patto congressuale e la sinistra, rivalutando la funzione di un possibile futuro dialogo con il pei. Ma ha chiesto a Forlani e agli altri di assicurare una tenace difesa del governo. Come lui, gli altri fedelissimi: Gargani, Mancino, Sanza. E' vero, però, che lo stato d'animo più intimo dei demitiani è stato espresso da Sergio Mattarella, quando, tra gli applausi, ha sostenuto che dietro le quinte si sta svolgendo un congresso -parallelo-, nel corso del quale la gente si abbraccia per festeggiare la fine del -tiranno-, parla di «25 aprile-, di 'Liberazione-, canta -Bella ciao-. Se questo è il vero spirito con cui una delle due parti ha sottoscritto il patto congressuale — ha detto in sintesi Mattarella — perché dovremmo accettarlo? Ed è altrettanto vero che già nei giorni scorsi De Mita aveva minacciato il -gran rifiuto»: se mi togliete il doppio incarico, allora trovatevi anche un altro presiden¬ te del Consiglio. Ma la relazione introduttiva di sabato aveva chiaramente mostrato l'intenzione del segretario uscente di accettare un compromesso per salvare il salvabile. Nemmeno la pacata ferocia di Forlani, che aveva parlato del rinnovamento di De Mita come di un'occupazione di clientele, lo aveva smosso dal suo proposito. -Quello di De Mita va interpretato come un segnale-, ha dichiarato più tardi Sanza. Proprio perché i demitiani non si sentono sicuri del rispetto del patto sottoscritto da parte dei vincitori e la sinistra nel suo complesso lo deglutisce con fatica, De Mita ricorda che, se dal dibattito non verranno assicurazioni, il patto potrebbe saltare. Quali condizioni? Innanzitutto, i vari Cava, Andreotti, DonatCattin, che devono ancora parlare, dovranno assicurare che il governo De Mita è per la de governo di legislatura. Poi c'è il problema del raccordo tra governo e partito e De Mita si aspetta che la presidenza del Consiglio nazionale di quest'ultimo gli venga solennemente offerta in congresso. Infine ci sono altre questioni di assetto. Su questo sembra adesso orientarsi il dibattito, dopo che, ieri sera, Martinazzoli, ha espresso il suo gradimento a Forlani cercando, però, di picchettarlo. -Ho sostenuto De Mita, voterò Forlani-, ha detto, applauditissimo, Martinazzoli, chiamando il partito a trovare l'unità per il suo 'ritorno alfuturo-, n congresso lo ha acclamato a lungo: • Mino segretario-. Tanto che Fanfani ha dovuto interrompere i lavori. Il punto del congresso, che sembra ormai orientato a una conclusione obbligata attorno al difficile patto tra De Mita e Forlani, sarà costituito d'ora in poi proprio dalla contrattazione delle condizioni che consentano al patto di reggere. Ma le incertezze di De Mita riguardo al suo futuro, anche se tattiche, insinuano il sospetto che l'equilibrio che il congresso sta faticosamente raggiungendo non sarà molto solido. Paolo Passarmi