Takeshita non giustifica Hitler

Takeshita non giustifica Hitler Il primo ministro giapponese e la «guerra di aggressione» del '39 Takeshita non giustifica Hitler DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — «C'è chi dice che lo stile di discussione giapponese non sia adatto al dibattito parlamentare. Il primo ministrò Noburo Takeshita contribuisce fortemente a questa impressione. Egli non esprime ciò che ha in mente». Così VAsahi Shimbun, il più autorevole giornale di Tokyo, criticava il 17 febbraio Taheshita, noto per il suo linguaggio fatto di parole chiare una per una, ma nebulose nel significato complessivo. Alcuni giornali italiani, fraintendendo una notizia di agenzia, hanno fatto il miracolo di farlo parlare in termini chiari e perentori. Essi hanno infatti riferito che il primo ministro avrebbe sabato proclamato alla Dieta, rispondendo a un'interpellanza comunista sull'imperatore: «Hitler non fu un aggressore». E su questa affermazione non fatta hanno chiesto pareri di ignari specialisti. Di fatto, Takeshita è invece rimasto fedele a se stesso nello stile e nella linea politica. Richiesto di esprimere un giudizio su Hitler accoppiato a Hirohito, si è rifiutato di farlo, continuando a difendere il defunto sovrano come ha sempre fatto il governo. Da vecchia volpe, fiutando la trappola con cui gli si chiedeva di parlare di Hitler inten¬ dendo Hirohito, si è rifiutato di qualificare il dittatore nazista come un aggressore, ma non ha negato che lo sia stato. Significativamente, il partito comunista giapponese ha emesso domenica scorsa un comunicato stigmatizzando il primo ministro perché «si rifiuta di ammettere che la guerra di Hitler fu di aggressione». Cogliendo bene che il senso delle sue dichiarazioni sono riferite a Hirohito, la stampa sudcoreana e quella cinese hanno ieri reagito vivacemente. Interrogato sulle reazioni di Seul e di Pechino, il portavoce ufficiale del governo, con rango di ministro, Keizo Obuchi, dichiara: -La posizione del Giappone è sempre stata una sola: profondo rincrescimento per ciò che è successo nel passato, e di assicurazione al mondo che non avverrà una seconda volta. Confidiamo che gli altri Paesi comprendano questo». Sabato, il vicepresidente del partito comunista, Tetsuzo Fuwa, aveva confutato quanto lo stesso Takeshita aveva dichiarato il 14 febbraio: e cioè che il giudizio sul carattere della guerra giapponese va lasciato agli storici delle future generazioni. Dalla trascrizione stenografica fornita dal partito comunista. Fuwa: -Lei pensa che la guerra lanciata in Europa dalla Germania hitleriana, con cui il Giappone aveva un'alleanza militare, fu di aggressione?». Takeshita: -Ci sono più teorie sulla guerra di aggressione. Accademicamente è difficile stabilire il criterio per definirla. Penso che anche il dibattito siwltosi alle Nazioni Unite non sia quello finale. La guerra fu un atto veramente aoloroso, ma è arduo definire il mio pensiero su una guerra di aggressione». Fuwa:-Quindi lei vuol dire che non si può affermare se la guerra hitleriana fu di aggressione?». Takeshita: -7o credo che singoli atti possono essere definiti di aggressione. Ma in teoria è molto difficile definire una guerra, nel suo insieme, come di aggressione. Questa è la mia valutazione». Fuwa: -Non è un problema accademico. E' necessario distinguere la giustizia dall'ingiustizia (...) Si domanda qual è la posizione del primo ministro verso la guerra passata». Takeshita: -So bene che vi sono varie argomentazioni a sostegno della tesi sullo scoppio della guerra per fatto accidentale, o per autodifesa. Credo comunque che spetti agli storici futuri stabilire se fu guerra di aggressione». f.m.

Luoghi citati: Europa, Germania, Giappone, Pechino, Tokyo