Ferrero: «Rivoluzione all'Opera» di Alberto Sinigaglia

Ferrero: «Rivoluzione all'Opera» Il compositore parla di «Charlotte Corday» in prima mondiale martedì a Roma Ferrero: «Rivoluzione all'Opera» Dice il musicista: «Ho cercato di analizzare l'animo dell'assassina prima che pugnalasse Marat» - E aggiunge: «Il melodramma avrà un grande futuro, la gente ha bisogno di aria pura, di essere in armonia con l'ambiente» ROMA — Rivoluzione e sangue all'Opera di Roma, ma non per i litigi sul consiglio d'amministrazione, che deve rinnovarsi nel teatro commissariato. Luccica il pugnale di Charlotte Corday, 25 anni, lettrice di Plutarco e di Rousseau. Uccide Marat, per lei colpevole d'aver eliminato i Girondini e instaurato U regime del Terrore. Lascia la testa al boia, ma diventa un'eroina. Ha sedotto scrittori e cineasti. Ora il musicista Lorenzo Ferrerò, dopo Marilyn e Salvatore Giuliano, le intitola la nuova opera, su libretto di Giuseppe Di Leva, in scena martedì: direttore Roberto Abbado, regista Mario Martone, costumista e scenografo Francesco Zito. Cantano Elena MautiNunziata, Roberto Scandiuzzi, Antonio Salvadori. Galeotto fu un dipinto. E il maestro Ferrerò confessa: -Guardando il quadro di David, più di Marat pugnalato mi ha colpito la figura assente, Charlotte, l'autrice di questo assassinio politico'. Molti autori del passato, incontrando Marat, indugiano su associazioni psicoanalitiche. Voi pure? •Certo la malattia dèlia pelle, che lo spinge a stare lungamente immerso nell'acqua, può far supporre un'origine psicosomatica. E l'acqua può essere vista come simbolo di purificazione per un istigatore di massacri. Ma Di Leva e io cerchiamo piuttosto di rendere il carattere di Marat. Ha quasi il doppio degli anni di altri capi della Rivoluzione: è disincantato, come non sarebbero immaginabili un Saint-Juste o un Robespierre'. Ma l'attenzione s'incentra sulla giovane assassina. •Si poteva cominciare dal¬ la pugnalata per passare al processo e alla morte: esiste una documentazione dettagliata. Mentre quello che accade prima nell'animo della Corday, non ce lo dice nessuno. Ed è stata proprio la possibilità d'inventarlo, di capirlo, di creare un percorso psicologico, che mi ha spinto a scrivere quest'opera'. Per i duecento anni della Rivoluzione francese... «No, quella ragazza di provincia che arriva a Parigi determinata a uccidere è entrata nella mia vita nel 1982, prescindendo dalla data canonica. Certo, considero una fortuna essere riuscito a finire l'opera in tempo per V89: nel '90 sicuramente non l'avrebbe più voluta nessuno-. E' strategica almeno la scelta di una donna forte? «Charlotte Corday è stata pensata subito dopo Marilyn. Dopo una creatura debole, vittima, volevo misurarmi con un personaggio femminile forte. Così affascinante che persino gli avversari esitarono prima di condannarla. M'interessava anche riguardo al tipo di soprano, al tipo di scrittura musicale'. Per quale musica? ••Comincio ad avere idee chiare su che cosa può essere l'opera oggi, sull'importanza della voce, dell'orchestra, della musica come protagonista del discorso narrativo. Melodia, riconoscibilità della melodia, diversi livelli di tensione della melodia'. Una fondamentale differenza rispetto alle avanguardie musicali del dopoguerra? «Probabilmente quelle avanguardie musicali non sono mai esistite: non hanno lasciato mdla nella nostra vita culturale. Mentre le avanguardie pittoriche del dopoguerra hanno lasciato traccia anche negli oggetti d'uso comune; mentre con i mezzi ereditali dalle avanguardie letterarie ora si scrivono pure i romanzi rosa». E la musica del futuro? E l'allargamento della percezione umana? •La psicologia della percezione ha spazzato quelle illusioni. In più credo sia sempre meno interessante per l'umanità l'idea di forzare i limiti della natura. Semmai si uspiru a vivere bene, in armonia con la natura'. Ferrerò adatta alla musica quanto l'ecologia propugna per l'ambiente? •Non c'è dubbio. Alcune musiche d'avanguardia, come quelle di Luigi Nono, per la volontà, per la tensione verso l'abbattimento di limiti percettivi, tuttora possono rappresentare un'avventura intellettuale straordinaria. Ma la gente ha bisogno di aria pura. E proprio la rinnovata attenzione per la natura e il disagio davanti ai disastri ecologici hanno messo in crisi l'idea di progresso illimitato. Adesso si punta piuttosto ad armonizzare noi stessi con l'ambiente, e l'ambiente con noi stessi, non più a modificarlo e superarlo. Questa è un'idea molto vicina all'idea classica del rapporto tra uomo e natura'. Secondo lei, la musica torna come armonizzazione di opposti, come equilibrio di tensioni? 'Non più come presentazione, esibizione di tensioni irrisolte. Credo che, al di là delle crisi, dei problemi locali, l'opera abbia una mirabile vitalità. Credo che debba questa vitalità olfatto di essere una delle poche forme di teatro dal vivo che non possano in alcun modo trovare un sostituto attraverso la riproduzione audiovisiva e che quindi rimangano un buon motivo per uscire di casa. Da questo punto di vista sono veramente sicuro che l'opera abbia avuto un grande passato, ma che abbia un migliore futuro-. Alberto Sinigaglia

Luoghi citati: Parigi, Roma