II sogno mondiale del signor Canon

II sogno mondiale del signor Canon A colloquio con Ryuzaburo Kaku, presidente del colosso, che predica la coesistenza con Europa ed Usa II sogno mondiale del signor Canon Le società nipponiche, dice, si trasformeranno in aziende globali per collaborare al progresso di tutto il mondo ■ Quando? «Tra cinquant'anni. Noi lavoriamo su tempi del genere» - Ma la Cee teme che nel Vecchio Continente arrivino solo le «fabbriche cacciavite» © FINANCIAL TIMES TOKYO — Ryuzaburo Kaku, presidente della Canon — il gruppo giapponese che produce fotocopiatrici, stampanti laser e macchine fotografiche — è 11 patriarca degli uomini d'affari nipponici. «Se il Giappone non cambia i suoi obiettivi nazionali — dice — andrà incontro alla distruzione». Per evitare l'ostilità dei Paesi esteri di fronte alla rapida espansione dell'industria giapponese Kaku progetta un nuovo corso che i suoi compatrioti dovranno seguire se vogliono vivere in pace con il resto del mondo. La sua visione apocalittica deriva da un'esperienza straziante durante la seconda guerra mondiale. Kaku è infatti un testimone ed un sopravvissuto al bombardamento di Nagasaki. -La mia maggior preoccupazione è che il genere umano possa continuare a vivere su questo piccolo pianeta. Stiamo ancora combattendo l'uno contro l'altro, uccidendoci a vicenda*. Di questi tempi, comunque, l'obiettivo di Kaku è la pace economica piuttosto che o.uella militare. Non è sorprendente se si pensa che i giapponesi sono sempre più criticati perché praticano il dumping sui mercati stranieri e commettono altre scorrettezze commerciali, ma la sua filosofia può sembrare un po' ipocrita se si pensa all'approccio aggressivo della Canon sui mercati esteri. Kaku spiega che ci sono quattro stadi nell'evoluzione di un gruppo industriale. Nel primo 1 capitalisti sfruttano i lavoratori. Poi gli imprenditori capiscono che l'azienda può prosperare solo con l'apporto attivo dei dipendenti. Allora queste forze si uniscono, ma i consumatori continuano a soffrire. Nel terzo stadio l'azienda capisce che i suoi progressi dipendono anche dalle condizioni della società circostante. Allora si allea con la comunità locale, sia essa un paese, una città o un'intera nazione, ma non si preoccupa degli effetti che quest'azione ha sulle altre comunità. Oggi, secondo Kaku, la maggior parte delle società giapponesi si trova a quesio terzo stadio e da qui deriva la loro scarsa popolarità presso i partner commerciali. Ma le cose non possono durare a lungo così perché i partner sono stanchi. 'Lo dimostrano le norme europee anti-dumping e la nuova legislazione commerciale Usa», dice Kaku. Le società nipponiche, allora, dovrebbero fare un altro passo avanti e trasformarsi in quello che Kaku definisce -la vera azienda globale», per la quale la nazionalità è irrilevante perché la sua comunità è il mondo intero. Le società giapponesi dovrebbero lavorare per il progresso degli altri Paesi così come per quello del Giappone, vivrebbero in una 'Coesistenza remunerativa» con le società straniere e non ci sarebbero più surplus commerciali perché produrrebbero i beni nei Paesi in cui sono venduti. Può sembrare un po' strano che la Canon, che ha fama d.1 essere uno dei gruppi più aggressivi del mondo — la sua ascesa nella fotografia ha segnato il declino della Leica, quella nelle fotocopiatrei ha rovinato la Xerox — e vende Oltreoceano il 70% del suoi prodotti, diffonda il verbo della coesistenza remunerativa. Ma Kaku ha una risposta pronta. Se la Canon prende di mira le aziende rivali «non lo fa per portarle alla bancarotta, ma per esaltare il morale dei nostri dipendenti. Le aziende che falliscono non si sono sforzate abbastanza, in un certo senso se lo meritano». Kaku sostiene poi che all'alto livello di esportazioni corrisponde la costruzione di molle fabbriche all'estero. La Cee però non sembra della stessa opinione e controlla attentamente che le società giapponesi non sfuggano alle regole anti-dumping mettendo su le «fabbriche cacciavite» dove vengono semplicemente assemblati pezzi di produzione giapponese. E' capitato anche alla Canon le cui fotocopiatrici sono state tassate perché non avevano un contenuto «europeo» sufficiente. Non è però chiaro se il semplice aumento della quantità di contenuto locale permetterà alla Canon di divenire un gruppo veramente globale. In Occidente si teme sempre più che i giapponesi stiano semplicemente trasferendo negli stabilimenti esteri le operazioni con scarso contenuto tecnologico mentre l'alta tecnologia, ed in pratica il potere, restano in Giappone. Alle aziende orientali che aprono stabilimenti in Occidente si chiede allora: dove producete i componenti ad alta tecnologia? Dove fate ricerca? Dove vengono prese le decisioni al vertice? Nel caso della Canon la risposta a queste domande è nella maggior parte dei casi: •In Giappone». Ma Kaku vuole dissipare queste paure sottolineando le buone intenzioni della Canon. • Con l'aumento della produzione il gruppo inizierà a sfornare componenti chiave nei suoi Impianti esteri. • Sul fronte della ricerca e sviluppo la Canon speia di impiegare cento persone in Europa nei prossimi tre anni. • Nel lungo periodo le succursali estere saranno guidate da cittadini del Paese. Addirittura ad un certo punto il presidente del gruppo potrebbe essere un non giapponese. Ma basta credere alle buone intenzioni? Kaku sostiene che attualmente ci sono pochi dirigenti non giapponesi anche perché il gruppo ha difficoltà ad attrarre buoni cervelli stranieri. Forse gli stranieri evitano di entrare in un'istituzione dove la loro cultura diversa potrebbe metterli in una posizione di svantaggio. Alla Canon, nonostante le idee di Kaku, le barriere culturali sono ancora forti. Ma il presidente replica che la Canon è un'azienda giovane — ha celebrato i suoi cinquant'anni nel 1987 — e che la globalizzazione non si raggiungerà da un giorno all'altro. -Ci vorranno altri 50 amii prima che divenga realtà», dice. Ma si riuscirà a tenere a bada il protezionismo europeo ed americano per tanto tempo? 'Le aziende giapponesi hanno successo perché abbiamo una strategia di lungo periodo», risponde Kaku. Hugo Dixon

Luoghi citati: Europa, Giappone, Nagasaki, Usa, Vecchio Continente