Da Stoccolma sono arrivati 500 grappi

Da Stoccolma sono arrivati 500 grappi Da Stoccolma sono arrivati 500 grappi MILANO — Al primi di febbraio il gruppo svedese Blackstone ha comperato la Ipra di Torino, la maggiore azienda italiana che progetta e produce sistemi di climatizzazione e raffreddamento. Con questa operazione la società di Mjallby già presente in altre parti d'Europa e3 in Italia, ha quasi raddoppiato il fatturato consolidato di gruppo, salito a 300 miliardi. L'acquisizione conferma ancora una volta il grande interesse svedese per il mercato italiano, un interesse che ha avuto negli ultimi anni un colpo di acceleratore. Come si vede chiaramente dalla tabella qui a fianco, sul totale degli investimenti svedesi diretti all'estero, la percentuale che si riferisce all'Italia, e che aveva avuto una punta massima nel 1984. è tornata a salire. Cinque anni fa era arrivata a superare il 7%: fu allora che il gruppo Electrolux acquisi il controllo della dissestata Zanussi. Più di recente, i dati che si riferiscono al primo trimestre del 1988 vedono un'impennata: la percentuale sale al 5,1% contro il 2,7% dell'intero 1987, effetto dell'accordo tra Asea e Giampiero Pesenti, in base al quale 11 gruppo svedese è entrato con il 30% nel capitale di Franco Tosi Industriale e Franco Tosi Ingegneria, un'intesa che si è conclusa nel novembre scorso con il passaggio completo alla Asea-Brown Boveri delle attività industriali di Tosi. Ma se il caso Zanussi e quello Tosi sono forse i più noti, insieme all'assunzione da parte di Fermenta della maggioranza di Pierrel all'inizio del 1985 (e difatti in quell'anno la percentuale tocca il 4,7%), va detto che la presenza di capitali svedesi in Italia è sempre stata rilevante. In termini di vendite sul nostro mercato, la Svezia è seconda come presenza straniera solo agli americani e, una volta perfezionate le intese tra Asea e Ansaldo, è probabile che i margini si facciano ancora più stretti. Sempre sotto il profilo delle vendite e della forza lavoro, Electrolux, Ericsson e Riv Skf rientrano fra i primi dieci maggiori gruppi esteri operanti in Italia. Il gruppo Wallenberg, con i suoi 46.000 di¬ pendenti, sembra addirittura destinato a diventare la seconda presenza industriale dopo la Fiat: ad esso fanno infatti capo Skf, Zanussi, Setermer (con le controllate Fatme, Ericsson e Flar), l'Asea-Brown Boveri (conTosi), Alfa Lavai, Astra Dentai, Atlas Copco, Esab, Flakt e Stora Billerud. Uno studio, curato dall'ufficio di rappresentanza a Milano della Svenska Handelsbanken e pubblicato nel 1986, fornisce dati interessanti. Vi si legge, ad esempio, che nel periodo 1981-1985, tra i Paesi esteri nei quali la Svezia ha investito, l'Italia è balzata dal quindicesimo al sesto posto (appunto per via di Zanussi e Fermenta). Non solo le filiali italiane di società svedesi si dichiaravano soddisfatte dei profitti, dell'andamento delle vendite (salite del 18% superando l'inflazione pari al 9%), ma giudicavano il mercato italia¬ no •sotlostimato e molto interessante', con un'economia aperta agli scambi, e concludevano affermando di aver vinto la battaglia in Italia con la qualità dei loro prodotti. Lamentavano, è vero, ritardi di pagamento e burocrazia, ma qualcuno aggiungeva che la burocrazia giocava un 'ruolo di stabilizzazione». Sempre lo studio indica come, fin dal 1982, l'Italia rappresenti per la Svezia il decimo partner commerciale, e quantifica in 500 i gruppi svedesi presenti in Italia (situati prevalentemente nel Nord), cinquanta dei quali con proprie unità produttive, costituite per un terzo dopo il 1976. Cosicché, sempre nel 1986, le compagnie svedesi rappresentavano oltre 1*1% del totale impiegato nell'industria manifatturiera. Cinque i settori di attività maggiormente rappresentati: macchinari e prodotti meccanici, elettronica e materia¬ le elettrico, materie prime, chimica, carta e cellulosa. Altre caratteristiche: personale direttivo quasi interamente italiano, in molti casi con un presidente svedese. Con i recenti accordi tra Ericsson e I tal tei per 11 telefono mobile, con la razionalizzazione delle attività-Tecnomasio, Tosi, Ansaldo, con il rafforzamento di Electrolux (che mantiene la leadership del bianco in Europa e in Italia), con la presenza ormai stabile del marchio Volvo, la Svezia avanza: a partire dagli Anni Ottanta (1980/86), tra i quindici Paesi stranieri nei quali è concentrato l'Interesse economico svedese, all'Italia è andato il maggiore tasso di crescita negli investimenti diretti: +180% di media annua, contro il 160% della Norvegia, il 100% dei Paesi Bassi, il 97% di Singapore, il 40% degli Stati Uniti, il 30% della Francia. Valeria Sacchi GLI INVESTIMENTI SVEDESI (in miliardi di lire) 25333 Nel mondo 14324 9195 10600 2981 ,ffMt ri n 6385 24027 12926 1980 '81 '82 *83 '84 '85 '86 '87 *88* In Italia ■percentuale rispetto agli investimento nel mondo 1980 '81 '82 '83 '84 '85 '86 '87 '88* Fonte: Sventa Hindelsbanken * dati riferiti al 1* trimestre