E «Mississippi» accende Berlino di Lietta Tornabuoni

E «Mississippi» accende Berlino Contrastanti reazioni al film di Alan Parker che racconta di un triplice omicidio razzista E «Mississippi» accende Berlino Protagonisti due agenti deirFbi, Hackman e Defoe, che indagano nonostante l'omertà della gente ■ La storia giudicata «troppo indulgente» con i bianchi FilmFest Berlin DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — Applausi e qualche tensione al FilmFest per Mississippi Burning (il sottotitolo Italiano è: Le radici dell'odio) di Alan Parker, che ricava una suggestione speciale dal fatto di raccontare una storia vera. 1964. Nel pomeriggio molto caldo d'una domenica di giugno, tre giovani attivisti dell'associazione per i diritti civili, impegnati a far registrare nelle liste elettorali quei moltissimi elettori neri del 8ud americano che per sfiducia o ignoranza rinunciavano a votare, vennero fermati per eccesso di velocità fuori Philadelphia, piccola città dello Stato del Mississippi. Vennero trattenuti otto ore, rilasciati, di nuovo presi dal vicesceriffo che li aveva arrestati, ma che stavolta era accompagnato dp un gruppo di aderenti all'organizzazione razzista violenta Ku Klux Klan. Vennero ammazzati, trasportati su un terreno deserto, sepolti con l'aiuto di un bulldozer. Uno di loro respirava ancora quando venne seppellito. Era i! tempo della battaglia nazionale per l'integrazione razziale, nelle scuole come ovunque: nella cittadina arrivarono 150 agenti del Fbi, a caccia dei colpevoli. Ci vollero 44 giorni per rompere il muro del silenzio collettivo e trovare 1 cadaveri del tre ragazzi, due bianchi e un nero. Ci vollero tre anni per trovare i testimoni disposti a identificare 1 colpevoli, per processare gli assassini e condannarli a dieci anni di prigione: nessuno di loro rimase dentro per più di cinque anni. Al racconto appena romanzato di quei fatti di venticinque anni fa, rievocati perché anche le nuove gene- razioni conoscano la faccia più sanguinaria del razzismo che tenta di risorgere negli Stati Uniti, il regista inglese Alan Parker ha aggiunto il conflitto tra i due investigatori del Fbi incaricati dell'indagine: Gene Hackman, ex sceriffo del Sud, più esperto e maturo, vuol usare metodi duttili e insieme violenti, traversi, umani e insieme illegali; Willem Defoe, più giovane e tecnico, uomo del Nord, vede subito l'importanza politica dell'episodio, dilata l'indagine, la rende clamorosa attraverso i media, provocando anche il moltiplicarsi d'azioni razziste. Salvo che nel filiale compiacente, Mississippi Burning è un film americano (o all'americana) classico, drammaturgicamente forte e ben costruito, fervido, emozionante: e Oene Hackman è molto bravo. Si sa che negli Stati Uniti l'Associazione nazionale per il progresso della gente di colore (Naacp) ha condannato 11 film perché descrive i neri come 'Vili, sottomessi', descrive i bianchi come 'nobili cavalieri' e 'glorifica il FbU. Anche i giornalisti di Berlino, durante la conferenza stampa, hanno rimproverato a Alan Parker gli eroi bianchi e i neri visti come massa indefinita, l'aver scelto un episodio razzista del passato anziché del presente, gli agenti del Fbi troppo buoni per essere veri, i razzisti bianchi troppo brutti grassi e repulsivi per essere credibili. Il regista ha risposto bene, ma dopo un po' la sua tensione è diventata impazienza aggressiva, insofferenza: «Se il mio film non le piace, se ne faccia lei uno migliore'. Del resto alla conferenza stampa di Die Bruch (La rapina) l'attore Otto Sander sbotta: «Da molto tempo non sentivo più domande così cretine, ne ho abbastanza*, si alza e se ne va. Nell'atmosfera un po' torva, delusa dalla qualità medio-modesta dei film in concorso al FilmFest, è un gran piacere chiacchierare con Derek Jarman, il regista inglese di War Requiem, visualizzazione dell'oratorio di Benjamin Brìtten con Laurence Olivier tra gli interpreti: non c'è persona più sere- na, di buon umore, ricca del piacere di vivere. Come sta, come va la sua salute di sieropositivo? 'Benissimo. Passo le giornate piantando rose nel mio giardino nel Kent, scrivendo un libro sul giardinaggio che è anche un 'autobiografia perché racconta di tutti i giardini e i giardinieri che ho conosciuto e conosco. Vorrei scrivere anche un romanzo, ma non ho ancora le idee chiare. Mi riposo, me la godo, vorrei non sentire parlare di cinema per mesi». Neppure di tv? «La tv l'ho sempre odiata, e contro di lei non c'è niente da fare: da solo non riuscirò mai a distruggerlo, questo strumento di estremo controllo sociale'. Odia nello stesso modo la pubblicità: 'Altro che forma d'arte contemporanea, veicolo veloce d'emozioni eccetera: la pubblicità non esprime niente, nessuna idea tranne quella di vendere qualcosa. E' come un discorso politico nell'Una: completamente morto». Anche oggi? 'Non credo alla libertà concessa dall'alto. Crederò nella perestrojka quando vedrò Gorbaciov contraddetto pubblicamente all'assemblea dei soviet e delle nazionalità'. Del film che presenta a Berlino, War Requiem, -mi piace il contenuto pacifista: la guerra delle Falkland non è poi così lontana*. E lavorare con Laurence Olivier ha significato avere a che fare con un monumento nazionale, o con un vecchio stravagante? 'Magari tutti i monumenti nazionali fossero come lui. Con quell'atteggiamento rilassato delle persone molto anziane, è l'uomo più charmant e delizioso che si possa immaginare*. Lietta Tornabuoni Defoe e Hackman in una scena del film. Salvo che nel finale il film è ben costruito, emozionante

Luoghi citati: Berlino, Falkland, Stati Uniti