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«La mia Bohème solo in tv» Comencini parla del suo film che nessuno distribuisce «La mia Bohème solo in tv» ROMA — La Bohème di Comencini non uscirà mai più sugli schermi italiani. 11 film che Luigi Comencini ha tratto dall'opera pucciniana, è in programmazione in questi giorni a Firenze, in una piccola sala che fa parte di un circuito cittadino e sarà questa la sua sola uscita italiana, a meno di un miracolo. I distributori italiani infatti non lo hanno voluto con la giustificazione che il pubblico non va a >• .'.ere i film opera. Prodotto dalla società francese Era^j con la collaborazione delia Videoschermo e una piccola quota di Raidue, la Bohème avrebbe dovuto essere interpretata da José Carreras ma il tenore, che già aveva inciso l'intera colonna sonora, dopo alcuni giorni di girato fu colpito dalla leucemia e dovette esser sostituito da una sorta di con¬ trofigura, Luca Canonici, giovane cantante lirico chiamato solo a dar faccia e movimenti al personaggio di Rodolfo. Per Mimi, la protagonista, fu scelta Barbara Hendricks, una soprano afro amamericana che suscitò alcune perplessità tanto per la qualità della sua voce quanto per il colore della pelle. Comunque, nonostante la lavorazione fosse stata assai faticosa, Comencini rispettò i tempi di lavorazione terminando il film nel settembre dell'87. Da allora la Videoschermo, mentre il film veniva viste in numerosi Paesi europei, Francia in testa, tentava inutilmente di trovare qualcuno disposto a fare circolare la Bohème nei nostri cinematografi. 'Scaduto il tempo d'attesa — dice Comencini — Raidue ha manifestato l'inten¬ zione di mandarlo in onda, probabilmente per Pasqua. E tutto ciò mi addolora sia perché il piccolo schermo mal si presta alla resa visiva di un'opera impegnativa e ricca come questa, sia perché l'ascolto televisivo è distratto, frammentario*. Un problema simile Comencini lo ha già vissito con Ragazzo "di Calabria che, applaudito a Venezia e venduto all'estero, in Italia è stato programmato r>ei cinema solo per quindici giorni e poi è scomparso. Ma qui il caso è più grave e curioso: non solo c'è il disappunto di un autore, c'è anche una censura di mercato a un film che non è un prodotto a basso costo, ma è un'opera impegnativa di oltre sette miliardi. E' un altro segno che è la distribuzione il problema centrale del cinema italiano, si. ro.