E Maometto perdonò

E Maometto perdonò La storia del poeta blasfemo E Maometto perdonò Così si salvò Ibn Sa'd nel 630 d. C. L'hojaioleslam (alla lettera: -colui che sa di Islam») Salman Ghaffari, ambasciatore dell'Iran presso il Vaticano, nella intervista rilasciata ieri alla Stampa ha ricordato che Maometto condannò a morte un poeta, reo di averlo -scientemente e furiosamente» offeso. Ne viene che Khomeini, condannando lo scrittore anglo-indiano (e musulmano) Salman Rushdie, ha applicato un precetto religioso. Alla domanda se Khomeini avesse, in base alla tradizione e al diritto islamico, un -margine di manovra» tale da consentirgli di graziare Rushdie, il signor Ghaffari ha risposto: -No. Chi offende Dio deve morire». L'ambasciatore Ghaffari ha detto il vero e non poteva essere altrimenti. Nell'anno 630 d. C, tornato vittorioso alla Mecca dopo otto anni di volontario ma non per questo meno amaro esilio, il Profeta aveva condannato a morte il poeta Abdallah Ibn Sa'd e quattro suoi -complici». Sa'd era uno scriba che faceva da segretario a Maometto, curando fra l'altro la trascrizione del -messaggio profetico». Avendo maturato dubbi sul carattere divino delle rivelazioni di Mohammed fu da questi scacciato e, poi, condannato alla pena capitale. Sennonché il Profeta, ancorché irritato con il poeta apostata, fini col graziarlo cedendo alle suppliche dei suoi amici. Questo lieto fine di una storia, vera ed emblematica, l'ambasciatore Ghaffari ce lo ha taciuto. Non certo per ignoranza poiché egli -sa di Islam». Per malizia, allora? E perché mai? fi. mi

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