L'ultima tigre dell'ayatollah di Igor Man

L'ultima tigre dell'ayatollah L'ultima tigre dell'ayatollah Perché Khomeini ha condannato a morte lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie, istigando, in buona sostanza, tutti i musulmani osservanti ad uccidere comunque e dovunque il 'blasfemo scriba- e i suoi «complici»? E' possibile razionalizzare un gesto invero irrazionale per noi occidentali? Il vecchio imam è un marinaio, nel senso che sa fiutare in che direzione soffia il vento. -Non è slato Khomeini a far la rivoluzione, è stata la rivoluzione a creare Khomeini», ha scritto James Bell, Certo Khomeini si sarà indignato leggendo il riassunto in Farsi del libro di Rushdie, riassunto che avrebbe chiesto al figlio Ahmed dopo aver appreso alla radio dei moti di Bradford (14 di gennaio) e successivamente di Islamabad (11 di febbraio), epperò è lecito pensare che se i musulmani di Gran Bretagna e del Pakistan non fossero scesi in piazza contro Rushdie, dando al fuoco il suo libro in un pubblico auto de fé, se la Conferenza islamica non ne avesse chiesto il ritiro dalle librerie, Khomeini avrebbe consumato l'indignazione nel chiuso del suo povero alloggio di quarantatre metri quadri. Se si è deciso a tanto agghiacciante sortita, è perché ha ritenuto che fosse opportuno farlo. E' facile dire di Khomeini ch'è un fanatico anche se per lui è più calzante la definizione di Karl Popper: -Khomeini è un essenzialista»: Khomeini, intatti, ha letto Platone ma non certo Bodin i cui assunti fondamentali ha tuttavia sempre applicato nella certezza che l'imam (come il re) rappresenta il popolo, è il maestro e il padrone, insomma: tutto. Nei giorni scorsi le celebrazioni della vittoria popolare contro l'armata dello Scià, dieci anni fa, lo hanno visto assente. E mentre i vari Khamenei e Rafsanjani han fatto pubblica autocritica prospettando una più larga apertura all'Occidente impuro, ai fini della ricostruzione del Paese, lui ha taciuto. Infine ha rotto il silenzio, nel modo traumatico che sappiamo. Né più e né meno come nove anni fa: la rivoluzione stava sfilacciandosi e Khomeini cavò dal suo turbante la presa dell'ambasciata americana. La cattura degli ostaggi isolò l'Iran nel mare della indignazione mondiale ma servì a Khomeini per recuperare lo zoccolo duro della rivoluzione e travolgere, con lo Scià, il presidente Carter. Oggi, come allora, Khomeini sfodera la sua arma segreta: la religiosità, e nel nome del Profeta scatena le masse musulmane contro l'ennesimo 'Complotto satanico angloamericano». E poco importa che invece d'un imperatore tiranno o d'un presidente democratico il -verme da schiacciare" sia uno scrittore dandy. La condanna a morte di Rushdie è il colpo di scena, calcolato, di un teocrate carismatico che di nuovo getta in pasto ai mostazafin (i senza scarpe) il destino d'un grande Paese dove oltre la metà della popolazione ha meno di vent'anni. Un Paese che ha quattro milioni di disoccupati, dieci di senzatetto e gravi problemi d'edjucazio- ne e di nutrimento. Sicché sembrerebbe improprio dire che la "caccia allo scrittore blasfemo» nasca da un ritorno al Medio Evo. La caccia a Rushdie fa forse il paio con le occidentali "Cacce alle streghe», perché no, ma è dettata dal difficile presente politico dell'Iran e dalla coerenza ideologica dell'imam. Di più: la sua sortita coincide col ritiro dei sovietici all'Afghanistan quando non sarebbe male per la Teocrazia sciita mettere il cappello sul futuro regime che succederà a Najibullah. Di più ancora: proprio allorché gli ostaggi in mano agli hezbollahi libanesi sembrano sul punto di tornare liberi, Khomeini rimette tutto in discussione. Da solo, contro tutti, l'imam ha deciso di rompere i vetri della moderazione e del pragmatismo. Per riaffermare u primato, nel mondo islamico, della sua rivoluzione. Ma ora è un affannoso correre ai ripari da parte degli stessi zeloti che presi in contropiede avevano cavalcato la tigre scatenata da Khomeini. Cercano di scendere in corsa: è stata abolita la taglia su Rushdie, si prospetta la possibilità della grazia per lui, se farà atto di contrizione... E dunque che senso ha affannarsi a dimostrare che il Corano non contempla il •delitto d'opinione» invero stabilito dalla Inquisizione che danneggiò il Cristianesimo così come l'integralismo danneggia l'Islam? Più saggio sarà mantenere i nervi a posto. Ed aspettare che il tempo cancelli, aggiusti: per lui son tutti eguali: santoni e dandies. Igor Man

Luoghi citati: Afghanistan, Gran Bretagna, Iran, Islamabad, Pakistan