Altro fiasco per i Cct

Altro fiasco per i Cct Altro fiasco per i Cct ROMA — Non è andata bene per il Tesoro la riapertura del collocamento dei Cct quinquennali 1-2-1989/1994, disposta il 9 febbraio scorso. Dei 2000 miliardi di titoli offerti, al termine delle operazioni di riapertura del collocamento sono risultati sottoscritti complessivamente solo 300 miliardi di valore nominale, di cui 250 miliardi dal mercato. Sono risultate esatte, quindi, le previsioni degli operatori, che apparivano scettici di fronte alla prospettiva di una migliore risposta del mercato di quella di metà gennaio. Del resto, l'andamento dei prezzi sul mercato secondario lasciava capire che gli investitori istituzionali sarebbero stati freddi di fronte alla riapertura dell'emissione. Proprio ieri, del resto, il mercato secondario ha celebrato il superamento della cifra di 50 mila miliardi intermediati. Si tratta ora di capire se il Tesoro e le autorità monetarie prenderanno atto della richiesta del mercato (che scommette su un rialzo dei tassi e trova poco conveniente impegnarsi su emissioni indicizzate) oppure si continuerà a fare un massiccio ricorso alle emissioni di Bot con il rischio di portare ad un ulteriore accorciamento la vita media del debito pubblico. Oppure se Amato, nel tentativo di frenare i tassi, ricorrerà più massicciamente alle emissioni in valuta o sulle piazze internazionpji. Nel complesso, l'emissione dei Cct quinquennali è stata sottoscritta dal pubblico per l'importo di 2850 miliardi (2600 in occasione dell'asta cui vanno aggiunti i 250 miliardi di ieri) contro un'offerta complessiva di 5 mila miliardi. L'intervento della Banca d'Italia è stato, in tutto, nell'ordine di 450 miliardi. La prima cedola, prevista per agosto '89, prevede un rendimento netto composto annuo dell'I 1,47%.

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