Ma i tedeschi insistono il pericolo è l'inflazione

Ma i tedeschi insistono il pericolo è l'inflazione Ma i tedeschi insistono il pericolo è l'inflazione BONN — n tasso di sconto tedesco resta per ora invariato al 4 per cento, il lombard al 6. Si tratta dei livelli che la Bundesbank aveva fissato lo scorso 20 gennaio, ritoccandoli entrambi di un mezzo punto all'insù. La non decisione delle autorità monetarie federali ha sorpreso gli osservatori, che sulla base delle condizioni attuali dei mercati finanziari si attendevano un ulteriore aumento dei tassi Negli ambienti finanziari di Francoforte si dà per scontato che la manovra è soltanto rinviata; se ne riparlerà probabilmente fra due settimane, quando è in programma la nuova riunione del Consiglio centrale della Bundesbank. Le condizioni che fanno considerare inevitabile un rialzo del tasso di sconto non sembrano infatti destinate a mutare sensibilmente nell'immediato. Si tratta soprattutto della debolezza che caratterizza attualmente il cambio del marco, e di una relativa tensione inflazionistica. La lotta contro l'aumento dei prezzi, lo ha ribadito l'altro giorno Karl-Otto Poehl governatore della Bundesbank, resta la priorità assoluta per l'istituto tedesco di emissione. Fu proprio in nome di questa priorità, iscritta a chiare lettere nello statuto della Banca federale, che a suo tempo le autorità di Francoforte resistettero alle pressioni internazionali. Si voleva che i tedeschi, abbassando il costo del denaro, incoraggiassero una ripresa congiunturale che facesse affluire in Germania più merci e servizi dall'estero, incidendo cosi sul massiccio avanzo commerciale. Queste eccedenze sono considerate, assieme all'avanzo giapponese e al disavanzo americano, fra le grandi cause di squilibrio nei conti internazionali. Pochi giorni fa i dati relativi all'88 hanno confermato la tendenza: ancora una volta l'economia tedesca ha battuto tutti i record, con un attivo commerciale di 128 miliardi di marchi, 93 mila miliardi di lire. E per quest'anno si parla di 135 miliardi di marchi. Se i record del passato furono raggiunti nonostante il supermarco, oggi il marco relativamente debole incoraggia nuovi primati. E poiché l'essenziale del commercio estero tedesco si svolge all'interno della Cee, le autorità federali insistono sulla necessità di un riallineamento delle valute nelo Sme, 1 cui cambi non subiscono ritocchi da due anni. Di qui una conseguenza tecnica che si traduce nelle bilance commerciali: poiché gli altri Paesi Sme hanno inflazione superiore a quella tedesca, ne viene un deprezzamento del marco che favorisce le esportazioni. I francesi, dice un operatore di Francoforte, vorrebbero che la Germania esportasse meno, ma rifiutano di svalutare il franco: e così si aggrava il loro problema commerciale nei nostri confronti. Anche se nel complesso, si fa notare, le importazioni tedesche sono aumentate l'anno scorso più delle esportazioni. Quello che più preoccupa in questo Paese è che si importa anche quella merce sgradita che si chiama inflazione: in gennaio i prezzi all'ingrosso sono aumentati dell'1,7 per cento, livello inconsueto in Germania. Proprio per questo gli osservatori dei mercati finanziari continuano a scommettere su un imminente rialzo del tasso di sconto. (a. v.)

Luoghi citati: Francoforte, Germania