La strana guerra Usa-Papandreu

La strana guerra Usa-Papandreu Il premier greco cavalca la tigre nazionalista (ma mercanteggia per le basi) La strana guerra Usa-Papandreu Per Atene la nuova Amministrazione americana è filoturca e pronta a appoggiare un ritorno al potere dell'opposizione di destra - Rivelazioni sul ruolo svolto da Washington nell'invasione di Cipro DAL NOSTRO INVIATO ATENE — I greci erano sicuri, un anno fa, che il «loro» Michael Dukakis sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti. Ancora non si sono ripresi dal dispiacere per la elezione mancata, che da oltre Atlantico arrivano nuove spiacevoli notizie. Si viene a sapere — come scrive Ta Nea — che George Bush si è circondato di collaboratori -ostili ad Alene: il ministro designato della Difesa, John Tower, è un simpatizzante per la Turchia; il vice ministro degli Esteri Lawrence Engleberger è fautore di una politica antigreca: i suoi assistenti Denis Ross e Richard Haas sono -poco affidabili' in quanto giustificano Tinvasione di Cipro da parte delle truppe turche. Per cui, qui ad Atene, partendo dal postulato che "lutto ciò che è bene per la Turchia è male per la Grecia-, gli ateniesi enunciano come in un teorema «L'America di Bush è male per la Grecia». Se a ciò si aggiungono rivelazioni di fonte americana (perciò insospettabile) sul coinvolgimento degli Stati Uniti nell'invasione di Cipro nell'estate del 1974, non stupisce che in ambienti politici greci anche di destra vi sia un senso, se non proprio di allarme, almeno di disagio. Dagli Stati Uniti — del resto — non sono mai arrivate notizie particolarmente liete e l'antiamericanismo, diffuso per motivi religiosi, culturali e nazionalistici un po' in tutti gli strati sociali, trova nuovo nutrimento. Cosa mai ci combineranno di nuovo gli americani?, si domandano i greci. In che modo influenzeranno le elezioni politiche del 18 giugno? Come manovreran¬ no contro il Pasok socialista di Papandreu per imporre la conservatrice Nuova democrazia di Mitsotakis? Andreas Papandreu — sì, proprio lui, che per 25 anni, dal 1940 al 1964, fu cittadino ^nericano, che insegnò economia nell'università di Berkeley in California — mette le mani avanti e non perde occasione per accusare una -grande potenza- di avere ordito un -complotto internazionale' per -destabilizzare la Grecia'. Quando andò al governò otto anni fa Papandreu giurò che avrebbe buttato fuori tutti gli americani. Ora sta negoziando (suHa base di centinaia di milioni di dollari l'anno) per la loro permanenza. L'unico americano che ha buttato fuori è stata la moglie Margaret. Anzi, per la precisione, è stata lei a cacciarlo di casa e a chiedergli 45 milioni di appannaggio al mese, un autista, due segretarie, un giardiniere e due cameriere. Il primo ministro accusa, ma le due carte buone le ha in mano lui: quella del rinnovo dell'accordo quinquennale per le basi militari Usa in Grecia (spirato il 20 dicembre) e quella della secolare rivalità con i turchi. Abile, spregiudicato e imprevedibile giocatore qual è, può sfruttarle come vuole visto anche (e lo sanno bene tanto alla Casa Bianca quarto rt Dipartimento di Stato) che ci sono due soli argomenti che riescono a compattare i greci: una disputa con i poco amati americani e una lite con gli odiati turchi. Stavolta però — stando a voci eh? circolano negli ambienti diplomatici — Papandreu mira a due exploit: 1) vuole strappare agli americani il famoso preambolo al rinnovo del contratto per le basi nel quale sia detto che la posizione greca nell'Egeo è «corretta»; 2) intende chiedere al primo ministro turco Turgut Ozal che «nello spirito di Davos» (la località svizzera dove i due si incontrarono l'anno scorso) gli dia una mano, in quanto interlocutore migliore e più attendibile della destra nazionalista e di Mitsotakis che ad Ankara non ha mai concesso nulla. Il primo ministro insomma vuole presentarsi come vincitore di due hattaglie, contro gli Stati Uniti e contro la Turchia. E' piuttosto curioso e inesplicabile, ma le notizie che giungono da Washington e che anche i giornali non simpatizzanti per il Pasok pubblicano con buon rilievo, danno ragione alla diffidenza del primo ministro verso gli Stati Uniti. Spulciando nelle memorie dell'ex segretario di Stato Henry Kissinger si è scoperto che il nuovo numero due della diplomazia americana, Engleberger, è — rivelano i giornali ateniesi — sostenitore di una -politica violenta^, che nel 1967, durante il regime dei colonnelli in Grecia, -preparò piani per la divisione di Cipro- e fu -in cima alla gerarchia Natoproprio durante l'invasione turca di Cipro. Come se non bastasse, un ex ambasciatole americano ad Atene, del quale si tace il nome, dice che oggi-Washin- gton è disposta a dare a Papandreu tanta corda quanto gli basta per impiccarsi-. Un altro diplomatico americano, l'ambasciatore in pensione Tom Boyatt, che nel 1974 fu responsabile per Cipro, si è aggiunto al coro di oltre Atlantico, rivelando che Kissinger e la Cia hanno avuto -un ruolo importante- nelVaffaire di Cipro. A quasi 15 anni di distanza, torna così di attualità un argomento dimenticato. E torna proprio dagli Stati Uniti coinvolti, portando acqua al mulino del loro avversario (non si comprende proprio con quali scopi reconditi), mentre l'inchiesta dell'apposita commissione parlamentare greca sull'argomento Cipro si è addormentata ormai da un anno. Ne hanno bloccato i lavori i conservatori di Nuova democrazia, dimettendosi in blocco, dopo che una prima relazione li aveva accusati. Era stato tirato in ballo l'ultraottantenne Costantino Karamanlis, che fu primo ministro quel 14 agosto del 1974 e che -lasciò fare- quando i turchi si impadronirono di un terzo di Cipro. -Si fa colpa al ministro della Difesa del governo Karamanlis, Evanghelos Averof, di aver mancato contro la seconda ondata di invasione die portò la Turchia a occupare dal 4% al 37% di Cipro- è detto nella bozza di relazione parlamentare. Si accusa insomma la nuora Averof perché la suocera Karamanlis intenda. E ciò non era piaciuto ai conservatori. Perché mai i socialisti rispolverano la vecchia storia del -complotto di Cipro- che sarebbe stato ordito dagli americani in un primo tempo per far cadere i «colonnelli» e in un secondo tempo sarebbe diventato un «tradimento» per amicarsi i turchi con la connivenza di Karamanlis? -Semplice — è la risposta che viene data nei salotti politici — Karamanlis pochi giorni dopo aver detto che "la Grecia è diventata un enorme manicomio", ha fatto capire che forse tornerà nell'arena politica per vendicarsi dell'affronto fattogli da Papandreu nel 19S5, quando gli impedi di diventare presidente della Repubblica. E questo Karamanlis bisogna bloccarlo ad ogni costo-. Un sondaggio demoscopico ha infatti rivelato a sorpresa che, se Karamanlis si presentasse come candidato di Nuova democrazia, stravincerebbe con il 47 per cento dei voti contro il 35 per cento di Papandreu. E questi, che ha appena compiuto i 70 anni e non teme i giovani, ha una gran paura dell'ultraottantenne. -Ci provino pure a presentare Karamanlis — ha detto con tono monitorio un funzionario del Pasok —. Noi non aspettiamo di meglio per tirar fuori dal cassetto la vera storia del "tradimento di Cipro"». La reazione dei socialisti alla minaccia Karamanlis si capisce. Ma perché proprio dagli Stati Uniti arrivano le notizie che li accusano di ordire complotti internazionali? Non è riuscito a spiegarmelo nessuno. Un collega americano se la cava con una battuta: -Forse i nuovi collaboratori di Bush sono talmente "ostili ad Atene" da desiderare che (come dice quell'ambasciatore) abbiano tanta corda quanto gli basta per impiccarsi-. Tito Sam "