Alle radici di Modena la splendidissima di Sabatino Moscati

Alle radici di Modena la splendidissima DALLE ORIGINI ALIiANNO MILLE: IN MOSTRA GLI ULTIMI RITROVAMENTI Alle radici di Modena la splendidissima Così Cicerone definì la città, che in epoca romana era Mutina, opulenta e ricca d'arte - La raccontano eleganti sculture, maschere, suppellettili, una tessera d'osso per l'ingresso all'anfiteatro - Ma gli scavi hanno raggiunto tutte le stratificazioni delle varie epoche, fino al villaggio etrusco e agli insediamenti preistorici - E offrono straordinari squarci di vita MODENA — E' possibile radiografare una città? Esiste un modo per scoprire e per registrare informa durevole la realtà scomparsa che si cela sotto le sue vie, le sue piazze, le sue case? Il tema è affascinante, perché si tratta di ripercorrere indietro i secoli e i millenni, di evidenziare ciò che precede la nostra esistenza, la spiega, la condiziona. Ebbene, proprio Questo sta accadendo, con una successione straordinaria di scoperte che vengono ora esposte in mostra, a Moiena. L'ultimo caso si è verificalo nel cuore della città, sulla piazza Grande tra l'abside del Duomo e la Ghirlandino, dove occorreva collocare un collettore fognario. E' stato aperto, dunque, uno squarcio nel lastricato; ed ecco emergere le antiche testimonianze, con una successione dall'alto in basso che suggerisce un viaggio a ritroso nel tempo. Si trova anzitutto una pavimentazione a spina di pesce, del XV secolo. Poi he appare una seconda, in conglomerato cementizio, del XIII secolo. Poi ancora se ne scopre una terza, in piccoli ciottoli, databile intorno al 1100: è l'epoca della costruzione del Duomo! Riandiamo al racconto che ci hanno lasciato le cronache: l'architetto Lanfranco, Incaricato di costruire il celebre edificio, fu «da Dio ispirato» a cercare sotto terra le «mirabili congerie di marmi e di lapidi» che gli avrebbero consentito di realizzare il suo compito. Infatti, narrano \empre le cronache, il popolo cominciava a temere che, per mancanza di pietre, l'edificio rimanesse imperfetto. Lanfranco fu, insomma, il primo archeologo di Modena. Ma riprendiamo il nostro viaggio nel passato, alla luce degli ultimi scavi Prima che il Duomo fosse costruito, nei secoli oscuri del medioevo, l'area della piazza Grande appare disseminata di tombe: veniva usata, insomma, come cimitero. Ma la ricchezza 'di marmi e di lapidinon si smentisce, anzi ne compaiono in gran numero frammisti alle sepolture medievali o reimpiegati in esse. Cosi una tomba utilizza come copertura la stele funeraria romana di un certo Marco Elanio Proculo, elegantemente scolpita e perfettamente leggibile. Ecco, dunque, un piccolo squarcio di vita. Sotto un frontone triangolare, che reca al centro una testa di Gorgone e fuori dei lati due delfini, Marco Elanio Proculo scrive di aver fatto scolpire la stele quando era ancora vivo. Dichiara quindi le sue funzioni: è un «apollinare» e un 'augustale-, cariche religiose largamente diffuse nell'età imperiale romana. Aggiunge ancora che la stele è dedicata a se stesso, alla moglie Munnina Flora, al figli e alle figlie, ai liberti e alle liberte, ai servi e alle serve. Un uomo autorevole e facoltoso, evidentemente: che visse, come indicano sia la decorazione siala scrittura, nell'età imperiale. Siamo giunti, così, a Mutina, cioè a Modena romana. Su essa gettano luce altri scavi recenti, effettuati nelle immediate vicinanze di quelli ora descritti, sotto la Cassa di Risparmio che pure si affaccia sulla piazza Grande. Anche in questo caso una circostanza fortuita, i lavori par la costruzione di un locale sotterraneo, ha dato origine alle ricerche. L'esito è illuminante, perché si riprende il cammino a ritroso nella storia e si scende fino al I secolo a.C, quando una singolare scoperta rivela la fase di fondazione della città: anfo- roni in gran numero, infatti, appaiono capovolti, affiancati, consolidati con gettate di terreno per costituire la pavimentazione. Una quantità di piccoli reperti consente di gettare uno sguardo sulla vita del tempo. Una maschera teatrale frammentaria in terracotta e una tessera a forma di pesce in osso per l'ingresso agli spettacoli ci ricordano che nei pressi si trovava l'anfiteatro. Tra i resti vegetali compaiono le pesche e il pepe, da poco importati dall'Oriente. Abbondante risulta il coturno di carne bovina, insieme a quello di polli, oche, caprioli, lepri e vari uccelli; tra i pesci si riconoscono lucci di grandi dimensioni. E'questa, insomma, la dieta di una città agiata e raffinata. Su Modena romana, che Cicerone chiama 'splendidissima' e che fiorisce tra il I secolo a.C. e il II <LC, abbondanti sono le testimonianze. Esse costituisco™ la parte preminente della mostra allestita presso la Galleria Civica, per iniziativa congiunta del Museo Archeologico Etnologico c della Soprintendenza dell'Emilia Romagna. Il titolo e -Muthina. Mutina, Modena. Modena dalle origini all'anno Mille'. Il coordinato-'' e l'animatore è il direttore del Museo, Andrea Cardarelli. Tra le molte scoperte, più o meno recenti, singolare è quella derivante dalla ristrutturazione di un cinematografo, il Capitol. che ha riportato alla luce una residenza databile alla fine del I secolo a.C. Vi sono state trovate eleganti decorazioni bronzee di due letti, un tavolino e un porialampade: i piedi dei letti recano figurazioni mitologiche, i montanti del tavolino hanno aspetto di erme. Un getto di fontana sempre in bronzo, a forma di anatra, suggerisce la ricercatezza del giardino interno. Dal 1 al II secolo d. C. si datano i resti di altre eleganti residenze. Dalle vie Farinì, AlbincUi e S. Carlo, sempre nel centrò storico, sono tornati alla luce raffinati mosaici pavimentali con deco¬ razioni geometriche e floreali. Altri mosaici, rinvenuti in vicolo S. Maria delle Asse, senopiù tardi, dalrVal Vsecono d.C : lo dimostra l'immagine, tipica dell'età cristiana, di una figura femminile con cornucopia circondata da una fascia circolare, riempita di girali di foglie in forma di cuori. Una fonte ricchissima di informazioni su Modena romana è costituita dalle necropoli, che con la loro disposizione ad anello intorno alla città ne suggeriscono i limiti e la struttura. Si tratta di monumenti e di stele che portano il ricordo degli antichi Modenesi, delle loro professioni, dei gradi che raggiunsero nell'amministrazione civile e militare. Ancora una volta, siamo di fronte a una società agiata e raffinata. Valga, come esempio tra i tanti, la lastra funeraria scoperta in via Crespellani. ancora una volta durante lavori edilizi. Databile al I-II secolo d.C, raffigura il mito dei figli di Niobe uccisi per vendetta di Latona: è un'opera di grande bravura, con spunti di elaborazione originale che testimoniano l'alto livello dell'arte. Ma noi vogliamo continuare il viaggio a ritroso nel tempo, cercare al di là di Modena romana le testimonianze dell'età etnisca, tra il VI e il V secolo a.C, anch'esse illuminate dalle scoperte recenti sia nella città (che a quel tempo era un semplice villaggio) sia nel territorio circostante, che assume tanto più importanza quanto più si torna indietro nella rico¬ struzione storico.. Gli Etruschi, infatti, sfruttarono intensamente il territorio modenese mediante un sistema di fattorie, delle quali sono comparse le testimonianze a Case Vandali iBaggiovara) e a Tabnna di Magreta. Il nostro viaggio termina quando Modena non c'era ancora, e tutta l'area circostante era interessata dal caratteristico fenomeno delle terramare, insediamenti preistorici databili tra il XVI e il XII secolo a.C. Ad essi si lega la prima sostanziale modificazione dell'ambiente, con disboscamenti per la coltivazione e il pascolo, opere idrauliche di bonifica e di imbrigliamento. Da Montale, Gorzano, Redù e S. Ambrogio provengono spilloni, pugnali, rasoi, pettini in bronzo: e con essi bracciali in osso, pettini, bottoni e alamari in corna di cervo. Sono i primi segni di una vita attiva e laboriosa, che caratterizzerà per sempre questa terra. La mostra modenese ha meriti particolari, che vanno evidenziati. Di fronte a tante iniziative effimere, è prevista per una durata di sei mesi. Di fronte a tanti cataloghi smilzi e tardivi, offre due volumi di oltre mille pagine, puntualmente editi da Panini, oltre a un fascicolo illustrativo. Inoltre, e soprattutto, la mostra presenta e illustra la Carta archeologica del comune di Modena: base per le future ricerche, avvertenza per le zone di rischio, strumento per il piano regolatore e per la tutela del patrimonio. Sabatino Moscati

Persone citate: Andrea Cardarelli, Cicerone, Gorgone, Latona, Montale, Munnina Flora, Panini