Immobili e valori mobiliari di Mario Salvatorelli

Immobili e valori mobiliari I nostri soldi di Mario Salvatorelli Immobili e valori mobiliari 'Posseggo un alloggio in condominio a Torino, ajjìllalo a equo canone t IbO mila lire al mese circa). Ora. con le tasse, manutenzione della casa, eccetera, la rendita è ben poca. Così avrei deciso di venderlo, l'ero, faccio bene? lì la svalutazione della lira? li il ricavalo, come investirlo per farlo rendere e saivaguurdure il mio unico capitale, derivante dalla vendita (arca 52 milioni, cosi ù flato vaiatalo l'alloggio)? In quell'alloggio, né io né la ima famiglia (due figlie) si andrà ad abitare, avendo la casa propria a San Frani.sco». La signora M. G. L (lettera firmata), che scrive d:i San Francesco al Campo (Torino), pone una domanda in apparenza tacile facile, ma che in reallà molti si pongono senza sapersi dare una risposta. Tra un appartamento elle rende il 3,60 per cento l'anno, al lordo delle tasse c delle spese, e un investimento della slessa somma in valori mobiliari, per esempio titoli di Slato, elle rendono sul II) per celilo nello e anche più, sembra ovvio che convenga scegliere i secondi. Proprio ieri ho visto su Im Stampa l'annuncio della sottoscrizione di Cet quinquennali all'interesse del 12.50 per cento, che. al netto dell'imposta, scende al 10,94, ma. calcolato sul prezzo d'emissione, sale all'I 1,04 per cento. Il rendimento raggiunge l'li.47 per cento se si tiene conto del rcinvcstimenlo della prima cedola semestrale, quindi siamo a più di tre volte quello che la lettrice ci dice essere il rendimento lordo del suo appartamento, a quasi quattro volle al netto di lasse e spese. In questi termini, pertanto, il confronto non si pone neppure. C'è da considerare, però, l'inflazione, che spesso, da parte dei proprietari d'alloggi a scopo d'investimento, non viene tenuta nella giusta considerazione. Certo, lutti ci auguriamo di non vedere più in Italia l'inflazione a «due cifre», dal 10 per cento in su, e quindi non assistere più alla moltiplicazione del valore degl'immobili, quale si è avuta nella seconda metà degli Anni 70. Per quanto mi riguarda, più che un augurio lo ritengo una certezza. Tuttavia, la proprietà di un immobile, soprattutto se ben situato in una grande città come Torino, costituisce pur sempre una garanzia per il futuro, quel vero, autentico, «bene rifugio», che molli sono andati cercando nell'oro, con le delusioni clic tutti conosciamo. Dipende, però, dalla situazione finanziaria di ciascuno, il potere o non potere rinunciare a una certa rendita, per essere «protetti» contro ogni evenienza. Nel suo caso, cara signora, riterrei opportuno vendere. Anche aggiungendo a quel 3,60 per cento lordo, anzi, diciamo a quel 2.5 per cento netto che rende quell'alloggctto, il 5,5 dell'inflazione, come rivalutazione del capitale (ammesso che lo meriti), il mantenere quella proprietà mi sembra proprio un pessimo affare. Veda piuttosto se non può ricavarci qualche cosa di più: 52 milioni per una casa oggi mi sembrano pochi, a me¬ no che l'alloggio non sia proprio minuscolo e confinato in un angolo morto di periferia. Ouanto al consiglio sull'investimento, implicitamente l'ho già dato. Redditi da capitale ••Il reddito da capitale da lassare, secondo il mio parere, non è il rendimento del titolo, ma ne va detratto il valore dell'inflazione del periotlo preso in considerazione", scrive il signor C. F., di Torino, dopo aver premesso che si riferisce alle discussioni e proposte in eorso sull'agganciamento eventuale delle "rendite da capitale dei titoli di Stato e obbligazioni varie» alle denunce dei redditi ai lini Irpcf. Il parere del lettore, se il suo pensiero corrisponde al suo scritto, è tutt'altro che insensato, ma solo in teoria, potremmo dire in senso filosofico. In pratica, infatti, e non solo nel caso della denuncia dei redditi ai fini Irpcf. il fisco ha guardalo sempre al valore «nominale», e non a quello «reale», cioè al netto dell'inflazione, di tutto ciò che viene colpito dalle imposte. L'esempio più macroscopico in proposito è il fiscal drag, di cui si può dire che solo oggi si pensi seriamente a troncare i nefasti effctli. Figuriamoci se il fisco sarebbe disposto a prendere in considerazione il rendimento «reale» dei titoli, c in particolare di quelli di Stato, il loro prezzo d'acquisto in Borsa, c addirittura il momento del rimborso, come suggerisce il nostro lettore nella seconda parte della sua lettera. Certo, se un titolo mi viene rimborsato al suo valore nominale dopo cinque anni, quelle 100 lire avranno un valore reale assai inferiore, ma a questo ci deve pensare il risparmiatore, mettendo da parte ogni anno una quota d'interessi sufficiente a compensare il tasso d'inflazione. Ma non tutti ci pensano. ^fi- npuOsgRdsèv

Luoghi citati: Italia, San Francesco Al Campo, Torino