Magico Schiaccianoci al Nuovo tra sogno, realtà e inconscio di Sergio Trombetta
Magico Schiaccianoci al Nuovo tra sogno, realtà e inconscio L'Ater di Amodio venerdì 10 e sabato 11 per il Gesto e l'Anima Magico Schiaccianoci al Nuovo tra sogno, realtà e inconscio ARRIVA al Nuovo per il «Gesto e l'Anima», venerdì 10 e sabato 11 uno Schiaccianoci magico e sontuoso. Lo porta l'Aterballetto in una bellissima versione che ha la coreografia firmata da Amedeo Amodio, scene e costumi di Emanuele Luzzati e vede protagonisti Elisabetta Terabust e Denis Bragatto. Solitamente il balletto di Ciaikovski è visto come la fiaba natalizia che racconta i pericoli della fantasia: la piccola Maria alla quale è stato regalato uno schiaccianoci, si addormenta e sogna di battaglie fra orridi topi e soldatini capitanati da un principe che sconfiggerà le forze delle tenebre e la porterà in un luogo di gioia e di festa. Svegliatasi dal sogno, Maria ritorna alla tranquilla e razionale realtà. Che cosa fa Amodio in questa nuova lettura del balletto? Rovescia le prospettive e torna alla storia originale di Hoffmann che ha dato vita al libretto. Il sogno di Maria, secondo Amodio, è ben di più di un sogno. Non è il presentimento ài una pubertà vicina, come vede il balletto per esempio Nureyev, ma è un viaggio nel mondo dell'inconscio, è uno scatenarsi di forze fantastiche, una sarabanda di diverse realtà oltre la terza dimensione. Un universo dove le fantasie della mente vanno a braccetto con fantastici personaggi frutto di credenze pagane e nordiche, si accavallano con i colti surrealismi del 900. E dove il personaggio del mago Drosselmeer (interpretato da Giuseppe Callanni) è un ambiguo maestro di cerimonia. Insomma un «Phantasiestuck», per dirla con Hoffmann, molto più padre del balletto di Amodio che le abituali versioni tradizionali. Quando infatti nel 1891 il coreografo Petipa e il direttore dei Teatri Imperiali di Pietroburgo Ivan Vsevolozhskij si rivolsero a Ciaikovski per commissionargli quella che sarà la straordinaria partitura del balletto, avevano in mente la versione edulcorata della vicenda di Alexandre Dumas che altera contenuto e forma dell'originale racconto di Schiaccianoci e il Re dei topi. Amodio quindi non ha fatto altro che risalire all'originale di Hoffmann recuperando per esempio un passo del racconto La fiaba della noce dura che dà senso all'intera vicenda e spiega le trasformazioni dello schiac¬ cianoci. Che cosa ha fatto Amodio per dare vita teatrale a queste idee? Ha fatto ricorso a un mago delle scene come Luzzatti e a quei briganti della luce e dell'ombra che sono quelli del Teatro Gioco Vita. Ne è nato uno spettacolo che • rappresenta un grosso sfono produttivo dell'Ater e che dà un segno di uscita dalla crisi che aveva colpito l'ente l'anno scorso. Soprattutto è uno spettacolo che definire balletto è forse poco. Non è solo movimento coreografico, bensì esplosione fantastica e simultanea di diversi incantesimi, complici le straordinarie macchinerie sceniche inventate da Luzzati che mescolano allusioni popolari e antiche a novecentismi colti: surrealismo di Savinio, fantocci tragici di Schlemmer e di Depero. E la danza? Resta un po' in disparte nel primo atto che si chiude con Maria e il suo Principe a cavalcioni di un gigantesco cavallo a dondolo. Esplode nel secondo atto con il valzer dei fiori e dei fiocchi di neve, nelle varie danze di carattere e nello struggente Grand Pas de deux tenuto assolutamente conforme alla tradizione. Sergio Trombetta Un momento del sontuoso «Schiaccianoci» in scena al Nuovo
Luoghi citati: Pietroburgo
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