Bravo il cicerone! Si chiama Giulio Einaudi

Bravo il cicerone! Si chiama Giulio Einaudi Su Raitre un itinerario dell'editore tra i monumenti di Torino Bravo il cicerone! Si chiama Giulio Einaudi ICONVITATI di pietra. Un itinerario di Giulio Einaudi tra i monumenti di Torino: con questo titolo mercoledì 8 febbraio va in onda su Raitre alle 16,30 una nuova puntata torinese di Viaggio in Italia, ciclo di trasmissioni «turistico-culturali» • in dotte dalle Sedi Rai di Piemonte, LomLurdia, Lazio e Campania. L'800 ha riempito l'Italia di monumenti e molti di questi sono a Torino. Partendo da questa considerazione, il regista Tomaso Sherman ha portato la telecamera in giro per la città per riprendere i numerosi «personaggi di pietra» raffigurati. E Giulio Einaudi, con tono tra l'erudito e il dissacrante, ne racconta la storia. Si apprende così che i Savoia furono abilissimi sponsors della loro immmagine: a Torino sono scolpiti tredici membri della Real Casa, alcuni in più occasioni. I primi monumenti, equestri e non, vennero promossi da Carlo Alberto. A lui si devono quello del Conte Verde, in piazza del Municipio, e la statua Ji Emanuele Filiberto in piazza San Carlo, il «cavai 'd brons» dello scultore Marocchetti. E poi il monumento a Vittorio Emanuele I che nessuno voleva («forse perché cosi brutto» ipotizza Einaudi), collocato alla fine davanti alla Gran Madre. Tra le opere in qualche modo notevoli, Einaudi cita la statua equestre di Ferdinando di Savoia duca di Genova, in piazza Solferino, celebre perché ritrae il cavallo ferito sul punto di cadere, il monumento a Garibaldi di Odoardo Tabacchi e il «monumento» per antonomasia, dedicato a Vittorio Emanuele II e opera dello scultore Costa. Imponente e massiccio, il «monumento» rivela alla telecamera un particolare insospettato: inquadrato da una certa angolatura, per un curioso ef¬ fetto ottico il re sembra camminare sui tetti. Anch'" i figli di Vittorio Emanuele II hanno avuto i loro bravi monumenti: Amedeo di Savoia si trova al Valentino, mentre Umberto I è raffigurato in sembianze di aquila davanti alla Basilica ai Superga. Dai Savoia al regime fascista: il cosiddetto faro della Vittoria («sembra la Nike di Samotracia — commenta Einaudi — ma è assai meno bello») sorse alla Maddalena nel decimo anniversario della I guerra mondiale. Il cavalier Agnelli, nuovo promotore di monumenti cittadini, chiamò per l'occasione Gabriele D'Annunzio, che compose una delle sue dedi¬ che roboanti: n monumento al Duca d'Aosta, sistemato dopo varie vicissitudini in piazza Castello, chiude un'epoca: ordinato dal ministero della Guerra nel 1937, è tra gli ultimi esempi di grandeur e retorica. In seguito Torino dedicò ai suoi eroi solo poche, discrete lapidi, come quelle a Gramsci e Gobetti. Forse per avarizia, conclude Einaudi, o per rispetto verso la città. n vagabondaggio è pretesto per una considerazione: Torino, città di solida tradizione civile e militare, ha eretto poche statue ad artisti, scrittori, musicisti (tra le poche eccezioni, Vincenzo Vela e De Amicis). Con un po' di disappunto, Einaudi fa notare che i libri compaiono in un solo monumento, quello al matematico Lagrange, fondatore dell'Accademia delle Scienze. Nel corso della trasmissione, alcune interviste «incrociate» riportano i pareri di vari personaggi. L'artista Michelangelo Pistoletto vede un nesso tra il prevalere dell'uso del bronzo e il delinearsi di Torino come città industriale e bellica, mentre il critico musicale Giorgio Pestelli dichiara di considerare i monumenti torinesi alla stregua di un'imponente scenografia operistica. Alla domanda su che cosa significhi un monumento oggi, l'architetto Andrea Bruno afferma che il monumento di oggi è il restauro di quelli di ieri. Sherman, veneziano, non è nuovo a esperienze torinesi: nei primi Anni 80 ha preso parte alla sceneggiatura di La ragazza di via Millelire e diretto il film per la tv Duetto. La trasmissione è stata per lui una piacevole sorpresa: «Quando ho iniziato questo lavoro ero un po' perplesso, perché mi sentivo un "forestiero" — afferma —. Poi l'argomento mi ha affascinato sempre di più: quale occasione mi¬ gliore per conoscere una città che soffer- marsi sui suoi monumenti? Di solito li vediamo, ma non li visualizziamo e dopo pochi istanti non li abbiamo più in mente. Questa volta non è stato così. E ho scoperto che Torino è bellissima». n Viaggio in Italia continua. A Torino sono in preparazione un programma sulla pellicola Ferrania, a cura di Guido Lombardi e Anna Layolo, condotto da Giuliano Montaldo; una coproduzione piemontese-tedesca sulla Via delle Abbazie con la guida di Vattimo e un filmato realizzato alle Cinque Terre da Gianni Amico sulle orme del pittore Telemaco Signorini. Marina Paglieti Sopra il Conte Verde, in basso a sinistra «Il cavai 'd brons», a destra Amedeo di Savoia