Cerchi Rembrandt e scoprì Ettore

Cerchi Rembrandt e scoprì Ettore La geniale famiglia Bugatti in una mostra al Museo dell'Automobile fino al 26 febbraio Cerchi Rembrandt e scoprì Ettore L9 AMATORE d'arte va al Museo dell'Automobile per vedere gli animali di Rembrandt Bugatti, neri bronzi scattanti e frementi di vita, e si trova ad ammirare, come fossero opere d'arte, i bolidi scattanti e multicolori che un altro Bugatti, Ettore, fabbricava negli anni Venti e Trenta per le gare automobilistiche. Mai come in questa bella mostra, che rimane aperta ancora fino al 26 febbraio, è reso palpabile quanto sia «costruito» il giudizio estetico e pilotato entro confini stabiliti a priori. Se Rembrandt è indubbiamente un bravo «animalista», Ettore non dimostra minor creatività, gusto per le forme e i colori nel progettare le sue automobili. Anzi, mentre Rembrandt rimane molto aderente a un realismo forse un po' troppo naturalistico, Ettore sfodera veramente risorse di humour, fantasia e invenzione che lo pongono di diritto tra i creativi della sua epoca. Insomma, io ho provato piacere a guardare questi cofani dipinti di azzurro c di nero (un bell'audiovisivo con colonna sonora di musica jazz li mostra in azione), oserei dire un piacere estetico. Ma in questa mostra ci sono, con le loro opere, anche altri componenti della famiglia Bugatti. Niente di speciale i disegni di Lidia, che ricalca i soggetti del fratello Rembrandt senza particolari doti di segno grafico. Specialissimi invece i mobili e gli oggetti creati da papà Carlo, forse il più fantasioso della dotata famiglia. Lo stile è quello para-egiziano che andava di moda, i materiali sono i più inu¬ suali: rame, peltro, ottone sbalzato, noce ebanizzato, pergamena dipinta, esotiche pelli. Le forme sono quelle del Liberty, ma con un pizzico di follia che fa sembrare questi mobili degli oggetti creati per un film di avventure africane. C'è anche uno strano banjo, enorme e senza corde. Tutto molto divertente, ma la sala artisticamente importante è indubbiamente quella di Rembrandt Bugatti, l'artista «puro» della famiglia, cui arrise molto successo da giovane: poi il destino gli voltò le spalle, fino a portarlo al suicidio a soli 31 anni. I pezzi in mostra, salvo pochi, non sono però rappresentativi della sua estrema bravura. Forse bisognerebbe fare un salto a Parigi dove in questo momento, fino al 10 febbraio, alla galleria Bailly (Quai Voltaire 25) sono esposti i suoi animali facenti parte della collezione di Alain Delon. La romanzesca saga dei Bugatti è ben narrata nel bel catalogo edito per l'occasione: una famiglia di gemali «artigiani» inserita nel proprio tempo, con tutte le luci e le ombre di un'epoca che pare lontanissima anche se è soltanto alla distanza di settanta anni. II biglietto d'ingresso dà diritto a visitare l'intero Museo, unico in Italia, e in assoluto tra i meglio gestiti e ricchi di straordinarie illuminazioni per rispondere alla fatidica domanda: «Da dove vengono le automobili? Che cosa sono? Dove vanno?» Beppi Zancan «I Bugatti», Uno al 26 febbraio al Museo dell'Automobile, corso Unità d'Italia 40, orario 9,30-12,30 e 15-19; chiuso il lunedì. Rembrandt Bugatti, «Pantera in cammino», bronzo, 1904 circa

Luoghi citati: Italia, Parigi