La «new wave» del jazz batte bandiera britannica
La «new wave» del jazz batte bandiera britannica Numerose novità nei cataloghi di due piccole etichette La «new wave» del jazz batte bandiera britannica BATTE bandiera britannica la «new wave» del jazz. Da qualche anno, nella nazione della signora Thatcher, è in atto un risveglio di questo linguaggio musicale, che peraltro vanta precedenti di primissimo piano mai premiati da adeguati riscontri sotto il profilo commerciale. Ormai i nomi di Courtney Pine e di Andy Sheppard — per citare i personaggi più noti della scuderia New Antilles, distribuita dalla Ricordi — sono conosciuti dal grande pubblico; ed ecco che, a ruota, seguono altre figure che in Europa vantano già un ottimo seguito e che, probabilmente, in Italia presto «saranno famose». Merito questo anche della Virgin, che da qualche tempo ha preso in distribuzione il catalogo della etichetta londinese Venture e della consorella Eg. Dopo il brillante esordio con Twilight Dreams del trombettista statunitense Lester Bowie — membro dell'Art Ensemble of Chicago —, la Venture sta sfornando alcuni album di ottima fattura dove i confini tra jazz e altre musiche so¬ no labili e i cortocircuiti all'ordine del giorno. Mentre si registra un gradito ritomo del pianista sudafricano Chris McGregor e della sua Brotherhood of Breath.(l'album è Country Cooking), arrivano formazioni meno note come il quartetto di sassofoni Itchy Fingere e soprattutto Mike Gibbs, musicista eclettico che ha lavorato come arrangiatore per Peter Gabriel, Joni MitchelL Stanley Clarice e Mahavishnu Orchestra. Un background quanto mai eterogeneo, che dà però a Gibbs la possibilità di esprimersi liberamente in contesti diversi. Big Music è 11 titolo del suo nuovo Lp, realizzato per un'orchestra di «ali stare» che si muovono tra rock e jazz quali il chitarrista John Scofleld, il trombettista Ian Carr, alcuni membri dei Blood, Sweet and Tears (proprio loro, quelli di «Spinning Wheel»), H risultato piacerà a chi ama la fusion intelligente e raffinata, dove i virtuosismi strumentali cedono il posto alla ricerca timbrica e ritmica, alla varietà di atmosfere, agli im¬ pasti collettivi: il tutto sotto il controllo del «regista» Mike Gibbs. La Eg risponde con un'altra big band ad alto contenuto spettacolare, 1 Loose Tubes il cui Open Letter è stato prodotto da Teo Macero, un personaggio che ha uno storico passato accanto a musicisti come Charlie Mingus e soprattutto Miles Davis. Nata nel 1984, l'orchestra propone un repertorio coloratissimo dove la tradizione del jazz classico si fonde con una rilettura moderna e ironica del grande patrimonio musicale nero americano: le «brass band» e Duke Ellington, Perez Predo e i ritmi latini. Da una costola dei Loose Tubes, ecco la band di Turi Whitehead, giovane e rampante tenorista bianco: Decision, disco d'esordio, raccoglie cinque brani sulla falsariga del jazz fusion migliore, con rimandi alla musica urbana in particolare nel lungo pezzo che dà il titolo all'ellepì. E intanto si attende per metà anno l'uscita di Chasin' In degli Human Chain, un altro gruppo assai promettente della Eg. Ivo Franchi
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