Ci vuole un romanzo per spiegare Parsifal di Renata Pisu

Ci vuole un romanzo per spiegare Parsifal Incontro con Claudio Rise, psicoanalista che ha interpretato l'eroe-simbolo Ci vuole un romanzo per spiegare Parsifal MILANO — Claudio Rise voleva scrivere un saggio su Parsifal, personaggio sulla cui vicenda ha tenuto per tre anni un seminario di interpretazione psicologica e, invece, ha scritto un romanzo che è una rivisitazione estrosa e al contempo fedele della leggenda: perché, sostiene Rise, la storia di Parsifal pochi in Italia la conoscono, fatta eccezione per i wagneriani. Ma anche quella di Wagner è per Rise una esposizione parziale. Così, prima di interpretare questa leggenda nei suoi risvolti psicanalitici, scrivendo un libro per forza diretto a pochi, ha pensato fosse meglio raccontarla per un pubblico più vasto. -Parsifal: l'iniziazione maschile alla donna e all'amore» (edizioni Red, 145 pagine, 18.000 lire). Claudio Rise è un ex giornalista; la pratica della psicanalisi junghiana lo ha convertito a occuparsi di simboli e interpetaziòni anzihé di latti e commenti. E Parsifal per lui è, ovviamente, un simbolo: dell'espe¬ rienza umana in senso lato, quindi anche della crisi dell'essere umano d'oggi, e dell'iniziazione maschile alla donna e all'amore. Una iniziazione cortese perché, egli spiega, -Parsifal ha un'immagine trascendente della donna, non la vede come oggetto di rapina o proiezione di sé, del maschile cioè, ma ne percepisce la differenza...». Eppure noi pensiamo a Parsifal come al puro folle, il casto guerriero che va alla ricerca del Sacro Graal. Ci appare come un personaggio un po' militaresco. Come mai? Sarà mica ilpa di Wagner? -Ma il Graal stesso è unimmagine femminile, è una coppa. Anzi, ini sembra che rappresenti lapienezza della relazione con il femminile e con il sentimento», ribatte Rise e aggiunge: «La leggenda di Parsifal è legata fin dall'inizio alla conoscenza della donna e all'educazione sentimentale e sessuale. Si. l'immagine di Parsifal è stata probabilmente militarizzata forse a opera di una volgarizzazione post-wagneriana, tinteg¬ giata di nazismo, ma questa è una ricostruzione arbitraria». E cosi Rise ha ricostruito la vicenda di Parsifal rintracciandone le vigorose radici celtiche e approfondendola secondo la versione di Von Eschenbach. il quale propone la ricerca dell'eroe come rifiuto della visione morale e religiosa imposta dal potere dominante. -A me la leggenda di Parsifal appare come un rnessaggio nella bottiglia che la civiltà cortese, impregnata da quella che venne poi definita l'eresia catara, sentendosi minacciata di morte, ha lanciato ai secoli futuri», spiega Rise. Per comunicare essenzialmente cosa? 'Direi un modo diverso, alternativo, di intendere la vita, l'esistenza propria e degli altri. Parsifal è ìin depresso, ma consapevole, supera un profondo smarrimento, un'oscurità intcriore, ma alla fine conquista i suoi valori. Mi sembra che possa dare un 'inalazione per l'uomo d'oggi: la depressione come cammino rigenerante, una dimensione per accogliere la sofferenza, che ima volta accettata ci consente di amare la sofferenza dell altro». Ma come mai uno psicanalista ha scelto la forma della narrazione? Risponde Rise: -Credo che i concetti siano solo una vaga approssimazione rispetto alle i7nmagini con cui si esprime l'inconscio. E cosi mi è sembrato che potevo rendere conto più pienamente della vicenda psicologica raccontando una serie di immagini, descrivendo gli scenari tii cui si srwda la storia. Meglio che snocciolare una serie di concetti, non le pare?» Si direbbe di sì perché il romanzo è avvincente, come si dice dei romanzi che ti prendono: una storia di donne, cavalieri, armi e amori, cantata da uno psicanalista che si ricorda di essere tale soltanto nella post-fazione al racconto, quando fornisce le chiavi per comprendere, di ogni evento c di ogni personaggio, il simbolo nascosto. Renata Pisu

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