Bona: il ragazzo che fuggì in Oriente
Bona: il ragazzo che fuggì in Oriente «L'apprendista del sole»: un viaggio alia ricerca del sacro Bona: il ragazzo che fuggì in Oriente IN Italia, i libri di spiritualità e di mistica, soprattutto nei tempi contemporanei e dopo i non sempre lodevoli entusiasmi per la ragione e la scienza dei secolo scorso e dei primi decenni del Novecento, sono molto rari: non parliamo, poi, di quelli che intendono fare di un'esperienza mistica l'argomento di un'opera narrativa. Gian Piero Bona, con L'apprendista del sole, viene ora a fare eccezione, unendo nel romanzo, che tuttavia è rapido ed essenziale, molti motivi e temi oltre alla vicenda spirituale del protagonista, designato con il nomignolo di Ondo. Ci sono l'infanzia e l'adolescenza piemontese, nei dintorni di Torino; un padre industriale tessile, profondamente amato e, al tempo stesso, fuggito; una famiglia singolare; quieti paesaggi di pianura e d'acque; e poi tutto un susseguirsi di viaggi e di avventure nel vicino Oriente, dall'Egitto al Libano, da Bagdad a Istanbul, per nave e attraverso 1 deserti, naturalmente in tempi molto precedenti l'attuale condizione di guerre e di odi religiosi. Ondo ha subito, fin da ragazzo, l'esperienza della divisione della propria anima, che è il segno di una vocaziopne spirituale allo stato mistico del dominio sulla materia, della liberazione dai condizionamenti del corpo e dai limiti dello spazio e del tempo, del perfetto equilibrio. Ma Ondo vive tale divisione interiore con il terrore di morirvi, con l'angoscia della follia. Di qui nascono 1 tentativi che compie per guarirne, e che a poco a poco lo conducono a comprendere il privilegio che egli invece ha, fino alla conclusiva conquista della serenità e della pace. Prima si aggrega a un gruppo religioso, al quale ha aderito anche uno dei fratelli, quando se ne è andato di casa, e che ha come scopo il totale servizio del prossimo; poi parte per l'Oriente, cercan¬ do la soluzione dei suoi problemi nell'ambito della mistica musulmana (e questa è una novità singolare, che dà al romanzo un carattere al tempo stesso di attualità molto viva e di recupero di remote memorie letterarie e spirituali, legate al ricordo, per esempio, delle Mille e una notte). Incontra un santone misterioso, che lo conforta quando la divisione interiore si ripresenta nelle forme più angosciose; compie viaggi per mare; si dà ai piaceri più sapienti e violenti del sesso, con una prostituta esperta che sembra assommare in sé la saggezza, oltre che la bellezza dell'Oriente; sfida i pericoli del deserto attraversandolo in auto e poi accettando l'ospitalità di una tribù nomade di beduini; è accolto e ammaestrato nel mestiere del mercante di stoffe da un amico e cliente del padre, ma poi se ne allontana; ha la tentazione del suicidio sulla nave che lo sta riportando in Europa, ed è salvato da un marinaio, mentre inconsciamente sta per buttarsi in mare. Ondo crede di incontrare qua e là, nei momenti di crisi, il santone Mohamed, che ogni volta lo ammonisce e lo riporta a un pur precario equilibrio; ritrova il fratello che fa il becchino in un cimitero di Istanbul per mostrare la propria carità senza limili di fedi religiose e di nazionalità; sa della morte del padre; infine ritorna a casa, dove trova la famiglia dispersa, ma scopre pure che il Mohamed tante volte rivisto in sogno o delirio o forse anche nella realtà non è che il santone contadino di un paese vicino al suo di origine, dal quale si era rifiutato di recarsi prima della fuga in Oriente. E' lui che ora gli dà finalmente la pace e, con essa, anche la pienezza spirituale tanto a lungo cercata, il perfetto dominio dello spirito sulla materia, la suprema esperienza mistica. Romanzo, a suo modo, di formazione. L'apprendista del sole ha le sue pagine migliori nelle descrizioni dei viaggi per mare e per deserti, pieni di stupori e di un senso trepido d'avventura soprattutto interiore; oppure nello stupendo addio alla propria casa e alla propria famiglia da parte di Ondo che fugge; oppure ancora nell'alternanza fra ingenuità giovanile e angoscia che ritma i vari episodi orientali del romanze. Quello che forse gli manca è la fiducia completa nella possibilità di descrivere i termini dell'ascesi mistica, nel passaggio dall'angoscia che deriva dall'eccezionalità della vocazione spirituale alla conquista, infine, della verità e della pace nella libertà completa dello spirito. Ci sono, nel romanzo, troppi fatti «reali», e allora anche il linguaggio finisce a dover tenere conto del peso che la realtà e la verosimiglianza non possono non avere, e a tratti si fa troppo concreto, estraneo rispetto all'esperienza spirituale di cui pure i fatti costituiscono momenti ed episodi. L'itinerario di Ondo avrebbe avuto bisogno di una levità di scrittura, e al tempo stesso, di una passione dell'anima contemplante e ricercante la verità che soltanto a tratti sono in pieno presenti. Ma il romanzo possiede una sua singolare grazia di libro di ammaestramento e di esempio, oltre che di letteratura. E' una sorta di «libro sacro» o, almeno, di libro che si fonda sul sacro, quel sacro che è in tutte le religioni negli aspetti iniziatici, misterici, mistici, e non rituali o di chiesa. Proprio per questo, forse gli avrebbero giovato anche un'ampiezza maggiore, qualche migliore spie-razione, qualche indugio più attento sulla rappresentazione degli stati d'animo, nell'esperienza del mistico e del saggio, uguale presso la trasparente Salugium piemontese come a Bagdad o su una nave, sotto la tempesta, in qualche angolo del Mediterraneo. Giorgio Barberi Squarotti Gian Piero Bona, «L'apprendista del sole», Rusconi, 186 pagine, 23.000 lire. fi! 7 Mi* •■U«*«I8.8.#I
Persone citate: Gian Piero Bona, Giorgio Barberi Squarotti Gian Piero
Luoghi citati: Bagdad, Egitto, Europa, Istanbul, Italia, Libano, Torino
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