Wiesenthal: ho cercato giustizia, non vendetta di Alain Elkann

Wiesenthal: ho cercato giustizia, non vendetta Wiesenthal: ho cercato giustizia, non vendetta Sta per uscire a Parigi l'autobiografia del cacciatore di nazisti L'autore racconta come ha messo mano sull'organizzazione «Odessa» - La vicenda di Eichmann, la trappola al comandante del ghetto di Riga, il «caso Wallemberg» - «Cerco criminali, mi oppongo alla teoria di una colpevolezza collettiva del popolo tedesco» PARIGI — Uscirà ai primi di marzo dall'editore Robert Laffont, in prima mondiale, l'autobiografia di Simon Wiesenthal. Si intitola «Justice n'est pas vengeance* (Giustizia non è vendetta), è già stata acquistata nei maggiori paesi (l'editore italiano è Mondadori). L'instancabile cacciatore di nazisti ormai ottuagenario racconta in 377 pagine divise in 48 capitoli brevi alcuni dei fatti più importanti della sua vita. Il libro, sebbene denso di avvenimenti e di riflessioni, si legge come un avvincente romanzo di spionaggio: dove in ogni capitolo si narra un episodio nuovo, si è messi di fronte a un altro caso clamoroso, a un nuovo colpo di scena straordinario. Wiesenthal conclude le sue memorie con un capitolo di dieci pagine rivolto ai giovani, perché non dimentichino quanto è successo e non permettano che si ripeta mai più. Wiesenthal è assillato dalla domanda: perché so- no sopravvissuto mentre milioni di altri sono morti? E' sopravvissuto ben tre volte. La prima nella sua città natale di Bucac: al primo pogrom degli ucraini, nel cortile della prigione suonarono le campane dei Vespri e i miliziani ucraini posarono il fucile; restavano ancora alcuni ebrei da uccidere e uno di loro era Simon WiesenthaL Un'altra volta fu salvato da un tedesco mentre stavano per portarlo nella camera a gas del campo di concentrarne nto di Lvov Janovka. Una terza volta, condannato a morte, sfuggì alla fossa comune. Era la One della guerra e le SS preferirono mantenere in vita un grup¬ po di ebrei giudicati più utili come ostaggi che come vittime. Nella prima parte del libro Wiesenthal cerca di analizzare, e quindi di spiegare, quali ragioni lo spingono ancora oggi a dare la caccia ad assassini che commisero i loro delitti oltre quarant'anni fa. Dice: 'Dimostrando che si tratta di quella persona, con un nome e un cognome, che ha commesso la tale azione criminale, e non di tutto il popolo tedesco, mi oppongo alla teoria di una colpevolezza collettiva: Si capisce fin dall'inizio del libro che restano in Simon Wiesenthal le tracce dell'educazione religiosa ricevuta nell'infanzia. Una delle sue idee fisse è che nella vita si deve pagare tutto: perciò se il suo destino è stato quello di sopravvivere a persone magari più intelligenti e dotate, lui è debitore verso Dio della sua sopravvivenza, e quindi deve fare in modo che vengano processati e puniti quelli che hanno voluto la morte di tanti suoi fratelli Innocenti. Wiesenthal ritiene che un uomo, dopo aver espiato la sua colpa, è innocente come un neonato. Riesce per esempio a parlare amichevolmente con Albert Speer, l'architetto di Hitler, condannato a dodici anni di prigione dal tribunale di Norimber¬ ga. Insiste dicendo: -Esigo che i criminali vengano condannati perché non voglio che Auschwitz separi per sempre gli ebrei e i tedeschi". Nella seconda parte dei libro, in vari capitoli brevi, Wiesenthal racconta come ha messo mano sull'organizzazione -Odessa», che protegge e aiuta i nazisti a fuggire, nascondersi e ricostruirsi una vita. Racconta la caccia a Eichmann e il processo. La caccia all'SS che ha arrestato Anna Frank. Descrive anche il suo scacco più spettacolare: come gli sfuggì di mano Brunner, il braccio destro di Eichmann. Eichmann concepiva e Brunner ese¬ guiva. Ogni volta che la macchina criminale si arrestava, si chiamava in soccorso Brunner, che rimetteva le cose a posto. Egli è state il perverso inventore della polizia ebrea; fatta da ebrei che speravano di salvarsi la vita denunciando altri ebrei che sarebbero finiti in campo di concentramento. Brunner era uno specialista nella razionalizzazione dell'olocausto. Quando Eichmann fu arrestato in Argentina, Brunner si senti solidale verso il suo amico: organizzò un piano molto preciso su come rapire Nahum Goldmann, presidente del Congresso ebreo mondiale e tenerlo In ostaggio in un Paese arabo, per scambiar- lo con Eichmann. Per fortuna il piano venne scoperto. E' certo una sconfitta per Wiesenthal sapere che Brunner è ancora vivo e ben protetto a Damasco, e rilascia interviste dove si rammarica per non aver avuto la possibilità di sterminare tutti gli ebrei. In un altro capitolo, Wiesenthal racconta la caccia a Walter RaufT, specialista prima dei camion a gas, dove le vittime morivano durante il tragitto, successivamente arrestato a Rimini e poi fatto scappare in Sud America con la complicità di monsignor Mudai, vescovo di Graz e della Alain Elkann (Continua a pagina 3)

Luoghi citati: Argentina, Damasco, Parigi, Riga, Rimini, Sud America