Dieci amabili rock ci riportano sui sentieri di Orbison di Enzo Gentile

Dieci amabili rock ci riportano sui sentieri di Orbison L'ultimo Lp del musicista scomparso a Nashville Dieci amabili rock ci riportano sui sentieri di Orbison IL culto dei morti non è pratica tanto comune per la nostra civiltà occidentale. Ci sono naturalmente delle eccezioni: una è rappresentata dall'universo rock, dove le quotazioni commerciali, il potenziale di business per un artista scomparso, salgono alle stelle, tramutando la morte — cinico ma vero — per eredi e discografici in uno stupefacente affare economico. Alla triste regola non si sottrae neppure il povero Roy Orbison, un musicista che raramente come in questo periodo ha goduto di attenzioni da parte dei media, mai ha assistito a una tale corsa nei confronti di tante sue opere; il tutto nel quadro di una rivalutazione postuma che fa un po' spavento. Scomparso il 6 dicembre, per un attacco cardiaco; nella sua casa alla periferia di Nashville, Roy Orbison vivrebbe oggi — si perdoni la macabra contraddizione in termini — una seconda giovinezza. Dopo essere stato uno degli autori e degli interpreti più prolifici dalla metà degli Anni Cinquanta (-Claudette», -Only the lonely», •Ooby dooby», -Crying Runnin' scared» e soprat¬ tutto «Oh! Pretty woman» i suoi hit rinomati reperibili in tutte le compilation che hanno prontamente affollato i negozi); in quell'area di confluenza Ira rock'n'roll, country e placide ballate melodiche, Orbison era poi stato emarginato, fors'anche dimenticato dall'industria fino a poco tempo fa. Radicata la sua vena nel country e in certo pop di maniera, magari redditizio, ma pochissimo interessante per le platee abituate alle belle abitudini di un tempo, Orbison era infatti rimasto invischialo nelle retrovie fino alla meta degli Anni Ottanta, quando l'opera di pieno recupero è iniziata con la colonna sonora di Blue velvet, il film di David Lynch. Nel 1987, poi, era stato pubblicato un album doppio con tutti i maggiori successi riarrangiati e cantati ex novo. In dreams (Virgin), seguilo da'lr. deliziosa esperienza dei Traveling Wilburys, un supergruppo dove Roy figurava come il decano, il padre nobile, affiancato da Bob Dylan. George Harrison, Tom Petty, Jeff Lynne: quel disco omonimo lo aveva rilanciato alla grande e addirittura i cinque avevano annunciato un tour di tutto divertimento per la primavera '89. I programmi e le favorevoli previsioni per una completa riabilitazione di Orbison sono cosi saltali, mentre, rispettando i tempi precedentemente fissati, esce in questi giorni Mystery girl un album dove Roy conferma e testimonia la buona vena artigiana di una generazione irripetibile, fìtto dì ospiti illustri, di amici importanti, coincidenti, parzialmente, con i musicisti intervenuti allo special televisivo del 1987 Roy Orbison and friends: a black and white night, disponibile in video. A rendergli omaggio, in quella occasione, furono Jackson Broume, Tom Waits, Elvis Costello, Jennifer Warnes, Bonnie Railt, TBone Walker e Bruce Springsteen che cosi salutò uno dei suoi vecchi miti: -lì rock'n'roll. si sa. rinforza l'amicizia; fa venire voglia di stare insieme: le canzoni di Roy, invece, mi è sempre piaciuto ascoltarle da solo e al buio. Quando nel '75 entrai in studio per registrare Boni to run volevo fare un disco che avesse i testi come Bob Dylan, i suoni come Phil Spector. Ma soprattutto io volevo canta-e come Roy Orbison. Ora sanno tutti che nessuno può cantare come Roy Orbison, lui è il più grande». Mystery girl rappresenta quindi l'ultima volta di Roy: sono in tutto dieci canzoni, contrappuntate dal suo classico stile, una voce chiara e originalissima, rimasta inimitata lungo tutta la storia del rock. A fianco di brani tutto sommato di ordinaria ira minisirazione si colgono spiragli che restituiscono il miglior Orbison possibile, da You got it, vispa e spumeggiante, a California blue, morbide romanticherie per cuori infranti, cui contribuiscono Jeff Lynnc e Tom Petty, da Siie's a mystery to me, molto efficace e incalzante, con la partecipazione di Bono, a The only one. la traccia più amabile, confortata da Steve Cropper e dai Memphis Horns. chiari riflessi degli Anni Sessanta. Mystery girl è un disco saggio, accogliente, talvolta caldo come l'abbraccio di un caro amico: per sconfiggere la noia, in fondo, non servono solo le grandi imprese, possono bastare piccole idee da uomini di buona volontà. Enzo Gentile Roy Orbison (primo a sinistra) in concerto con Brace Springsteen, Eiris Costello e T Bone Burnett

Luoghi citati: Bono, California, Nashville