Così Marinetti si metteva in posa

Così Marinetti si metteva in posa A colloquio con Claudia Salaris, che ha dedicato una fotobiografia al padre del futurismo Così Marinetti si metteva in posa ROMA — Quanti sanno chi è Emilio Angelo Carlo Marinetti? Probabilmente pochi. Tutti lo conoscono infatti con il nome di Filippo Tommaso Marinetti con il quale realizzò quel progetto di sovversione globale delle norme artistiche e letterarie che chiamò Futurismo. La vera identità anagrafica del padre della avanguardia italiana è una delle notizie curiose offerte dalla prima biografia di Marinetti pubblicata da Claudia Salaris ed edita dalla Nuova Italia, (pp. 288, L. 95.000). Il volume, che è aperto da un saggio di Maurizio Calvesi e da un intervento di una delle figlie del poeta. Luce, presenta una ricca e in parte inedita documentazione iconografica: quasi cinquecento immagini fra fotografie, riproduzioni di quadri, disegni, caricature, oggetti. C'è il certificato di nascita nel quale Emilio Angelo Carlo appare «figlio di Enrico e di madre ignota-, a causa del precedente matrimonio della mamma, Amalia Grolli. La prima poesia dell'undicenne Marinetti, detto «Susu», scritta in francese sull'album materno fra fiori secchi, disegni e immagini ritagliate. Il diploma rilasciato dalla Sorbona, ottenuto il rninimo richiesto, 62/120. Ma soprattutto ci sono decine di foto inedite della sua vita privata e pubblica. -Era impensabile ricostruire la vita di Marinetti senza un vasto repertorio di immagini — dice Claudia Salaris —. L'idea è nata poiché oltre alle sue memorie, non esiste ur.a biografia. Ma è inconcepibile parlare del poeta senza vederne il volto e le espressioni. Senza osservare come è la sua figura in mezzo agli altri futuristi». Ecco i ritratti della moglie, delle figlie, degli amici. Il primo manifesto dei pittori che appare nella mai vista versione firmata da Boccioni, Carrà, Russolo, Bonzagni e Romani, la foto dello storico incidente automobilistico del 1908 che ispirò il Manifesto del Futurismo e quelle degli esordi anconetani del Teatro Sintetico. Le immagini della Grande Guerra, della campagna d'Africa e del fronte russo. C'è il Marinetti in mani- che di camicia che affronta in duello il giornalista Carlo Chiminelli nelle Sale del Sindacato Nazionale dei Giornalisti e il Marinetti in tenuta "Coloniale» che detta a Pino Masnata il poema, tuttora inedito, Autocarri tende muli di futuristi A.O. H volume non è un album fotografico ma uno studio accurato, nel quale le immagini funzionano da supporto al testo. »Ho collezionato tutte le notizie fornite dai libri, dai periodici futuristi e dalla letteratura criti¬ ca ripercorrendo le tappe della vita di Marinetti, dal periodo simbolista agli Anni Quaranta. Ho dato molto spazio alla fase prefuturista, poiché questo non è uri lib-o solo per specialisti, ma ho cercato anche di fornire notizie nuove che potessero interessare gli studiosi, come la ricostruzione delle vicende che portarono negli Anni Trenta all'uscita dei futuristi dal Pen Club: Le immagini inedite provengono da Yale dove è conservato il Fondo Marinetti, da collezioni private fra le quali quella di Luce e dall'archivio della Salaris. Romana, autrice di diversi libri sul movimento, fra i quali una preziosa Bibliografia del Futurismo, edita qualche mese fa dalla Biblioteca del Vascello (pp. 118, L. 45.000) nella quale sono indicati tutti i testi e i periodici usciti fra il 1909 e il 1944. la Salaris si è specializzata in questi studi. 'Ho cominciato a lavorare sul Futurismo per interesse verso le avanguardie. All'inizio ho studiato la presenza delle donne poiché, al contrario di quanti vedevano l'avanguardia come un fenomeno maschile, mi sembrava che in essa si riversasse una forma di irriducibilità femminile e che fosse stata per le donne un modo per liberarsi dalla cultura femminile più convenzionale». Ma la sua storia di studiosa si è andata intrecciando con la passione per il collezionismo. •C'è stato un episodio emblematico: durante una delle prime ricerch" nelle librerie antiquarie trovai il Manifesto dei pittori futuristi. Lo acquistai anche se costava diecimila lire, un prezzo che allora (era il 1977), mi sembrò eccessivo per un volantino. Era la prima edizione del manifesto ora riprodotto in questo libro, del quale si conosceva l'esistenza ma che nessuno aveva mai visto né letto. Infondo è stato un segno di quella che doveva essere la mia strada». Collezionare oggi testi e periodici futuristi sarebbe un'impresa quasi proibitiva: hanno costi altissimi e sono contesi dal mercato internazionale che è lievitato parallelamente al recente processo di rivalu¬ tazione del movimento che a molti sembra eccessiva e che invece, come afferma la Salaris, è anche -una reazione a tanti anni di ostracismo e di rimozione». Ancora trenta anni fa pesavano sull'interpretazione storiografica non solo il rigetto del fenomeno in nome dell'equazione Futurismo = Fascismo, ma alcuni equivoci come ouello di una interpretazione, incentrata sulla pittura e su Boccioni, che portava a datare al 1915 l'esaurirsi del movimento. L'originaria cronologia limitativa che si rifletteva in contributi di grande rilevanza, come la Bibliografia e iconografia del Futurismo di Enrico Falqui del 1959 (recentemente riproposta in anastatica dalla casa editrice Le Lettere, pp. 244, L. 58.000), tagliava fuori posizioni e luoghi di ricerca che gli studi successivi recuperavano grazie al riconoscimento, avvenuto negli Anni 60 e 70, della pluralità degli ambiti d'intervento futuristi, della molteplicità dei tempi e dei luoghi di tali attività e della varietà delle posizioni che si esprimevano La conseguente attenzione alla complessità globale del Futurismo liberato dalla centralità di Boccioni, ma anche dal marinetticentrismo, ha aperto la strada agli studi sulle ambientazioni, gli arredi, le scenografie, l'oggettistica, la tipografia (alla quale Giovanni Fanelli e Ezio Godoli hanno recentemente dedicato un capitolo de II Futurismo e la grafica, Edizioni Comunità, pp. 206, L. 70.000) e sui futurismi locali. E in termini di pubblico ad una popolarità quasi di massa del Futurismo. A ottanta anni dalla pubblicazione del Manifesto di Fondazione del Futurismo, avvenuta il 20 febbraio del 1909, il pubblico romano fa la fila per applaudire le «serate futuriste» che la Galleria Nazionale d'Arte Moderna organizza tutti i martedì a lato della mostra dedicata a Balla. Si attrezza solo di tanta pazienza per entrare in mezzo ad una ressa incredibile. Ai suoi tempi si muniva di ortaggi e frutta da lanciare sul palcoscenico. Elisabetta Mondello Marinetti c Benedetta davanti al dipinto di Depero «Ritratto psicologico di Marinetti»

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