Ci insegna una via

Lo storico è da ripensare Lo storico è da ripensare NON giova a nessun paese indebolire o, al limite, cancellare le proprie maggiori memorie. E l'opera di Croce storico è certamente una di queste. Direi che le memorie necessarie di una storia nazionale non sono quelle che più piacciono o dispiacciono, quelle che in relazione ai propri valori si può voler alzare o diminuire, bensì le memorie senza la presenza delle quali nel passato viene a mancare oggettivamente un momento o un aspetto indispensabile. Certo, l'opera storica di Croce va oggi intesa nei modi propri in cui essa può risultare vitale e presente. Credo sarebbe ardito pensare di mettere in mano ad un giovane, come prima lettura, i libri di Croce per dare una adeguata conoscenza storica dell'Europa fra la Restaurazione e il 1914 oppure dell'Italia nel cinquantennio liberale. Rispetto, infatti, ai risultati dell'attività storiografica compiuta dopo che Croce su quegli argomenti scrisse le sue celebri opere, troppi sono stati gli arriccliimenti. Per cui, sotto questo profilo, esse ci appaiono assai invecchiate. Ritengo che persino un devoto crociano dei nostri tempi non avrebbe difficoltà ad ammetterlo. Sennonché opere storiche quali quelle di Croce — solo ricordo le massime vette: Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono (1921), Storia del Regno di Napoli (1925). Storia d'Italia dal 1871 al 1915 (1928), Storia dell'età barocca in Italia (1929), Storia d'Europa nel secolo XIX (1932) — sebbene vadano sempre considerate anche come contributi importanti alla conoscenza del loro oggetto, ricchi di molte permanenti suggestioni, e permanenti modelli di scrittura, devono la loro prima importanza al fatto di essere diventate esse stesse pezzi della nostra storia, fonti primarie del nostro cammino civile, politico e ideale. E in primo luogo per questo è indispensabile che ogni gene¬ razione se ne appropri, viva e costruisca il rapporto con esse, immettendole nella sua coscienza. Cosi era capitato all'apparire anzitutto della Storia d'Italia e della Storia d'Europa, quando questi libri diventarono centri di un dibattito cruciale intorno ai princìpi liberali nell'epoca degli autoritarismi e dei totalitarismi, insieme nutrendo l'intelletto e promuovendo scelte ideali; e cosi ebbe nuovamente ad accadere dopo la seconda guerra mondiale, allorché la visione liberale crociana fu alla base del confronto tra storiografia di matrice liberale, storiografia avente come punto di riferimento Salvemini e storiografia gramsciana, il cui asse principale fu il problema del rapporto fra prefascismo e fascismo. Un'opera storica con la quale si sono variamente misurati Volpe, Salvemini, Gramsci, Chabod, Morandi, Maturi, Salvatorelli, Romeo, gli storici marxisti, che ha animato l'intera cultura politica del paese, è talmente incorporata, come dicevo, nella nostra storia che la sua riproposta oggi appare senza dubbio opportuna. Ma dire tutto ciò significa del pari sottolineare un aspetto a mio giudizio di grande importanza ai fini di una riedizione delle opere storiche di Croce. Mi pare che non sia più il tempo di riproporle, in primo luogo ai giovani, -nude e crude». Occorre che esse vengano adeguatamente presentate, ovvero fatte capire nella loro genesi, nella funzione che ebbero, soprattutto nella trasformazione da opere su un periodo storico a specchio di un altro periodo storico, insomma a documenti essenziali del nostro passato cammino, fino a diventare termini di confronto necessari nel formarsi delle coscienze. Per fare solo un esempio, il primo che mi venga in mente per il valore dell'intenzione e del risultato, le opere storiche di Croce dovrebbero ciascuna essere introdotte al modo in cui, anni fa, Alessandro Galante Garrone presentò La rivoluzione di Edgar Quinet per l'Einaudi in una collana diretta da Federico Chabod. Altrimenti, la riproposta perderebbe molta parte del suo interesse, assumendo alcunché di esteriore e scontato. Insomma, bisogna che ripubblicare significhi ripensare, divenga occasione per farlo. Comunque sia, a prendere nuovamente in mano il -vecchio- Croce si possono avere interessanti motivi di riflessione pienamente legati all'attualità. Oggi, e ne scelgo uno fra i molti possibili, in quest'anno bicentenario della rivoluzione francese, quando non vi è alcuno quasi che si trattenga dal giocare a palla con la testa di Robespierre, vale la pena di leggere o rileggere le considerazioni di Croce sul giacobinismo nelle pagine iniziali della Storia d'Europa. Si ascolteranno parole esemplali di un tipo di giudizio molto corrente. E si apprenderà che da noi prima di Occhetto, Craxi e Alberoni vi fu Benedetto Croce. Massimo L. Salvador! , -,(■ ..•juvv.:1. ...uCù . Croce 2 Villa Grassi di Pollone (foto Antonicclli)

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