Un disastro, come diciotto anni fa in Italia

Un disastro, come diciotto anni fa in Italia Senza medaglie il bilancio della squadra azzurra, successe ai campionati mondiali del '70 in Val Gardena Un disastro, come diciotto anni fa in Italia DAL NOSTRO INVIATO VAIL — Sono saltati tutti, i nostri eroi dello slàlom. Tomba, Grigis e Tonazzi nella prima manche, Pramotton nella seconda e possiamo dire che i mondiali di Vail, per la squadra italiana, si sono conclusi con un vero disastro. Era dal 1970, Val Gardena, che l'Italia non restava a secco di medaglie, anche se in verità siamo stati assenti nel medagliere anche nelle Olimpiadi di Lake Placid del 1980, dove peraltro Ninna Quarto ottenne un quarto posto in slalom. Qui in Colorado il miglior piazzamento è stato il sesto posto di Tomba in superG ed eravamo partiti con la speranza di vincere tre medaglie d'oro. Lo slalom, dunque, non ha cambiato come avremmo voluto il giudizio generale sulla nostra povera squadra. Facendo di Tomba un discorso a parte, la storia della partecipazione azzurra a questi mondiali è un lungo rosario di delusioni e disfatte: una fi¬ guraccia, e vorremmo chiedere a questo punto ai responsabili della Fisi perché, fino a ieri, continuavano a ripetere che non c'erano problemi, né tecnici né psicologici, e che la squadra era forte e unita a dispetto dei risultati di Coppa. La prima delusione, grande perché inaspettata, ci è venuta da Michael Mair che ancora una volta ha fallito la corsa della vita arrivando solo 25° in discesa. Colpa dei materiali, certo, ma anche degli errori suol: il Much, fra l'altro, aveva vinto la libera della combinata illudendo tutti, gli altri e anche sé stesso, sicché in un certo senso la delusione è stata doppia, persino tripla se guardiamo la classifica: 13° Sbardellotto, 23° Runggaldier, 33° Piantanida. Il migliore, in questa prima fase del mondiale, è stato Jo sef Polig, ventenne di Vipite no, tipo sveglio e simpatico che si è classificato 9° nella combinata dopo aver ottenuto il 16° posto in libera e il 13° in slalom. Pramotton e Runggaldier, sempre nella combinata, specialità inutile, sono saltati da polli nella prima manche dello speciale mentre il Much Mair malgrado il successo in discesa si è classificato solo 28° nella graduatoria finale (34° in slalom). Come si può vedere dai numeri che sempre illuminano, le cose non sono andate per niente bene, per i fratellini di Tomba. Se togliamo i piazzamenti di Alberto, Infatti, bisogna risalire alla cupa notte dei tempi per Incontrare un simile iiasco di squadra. Le cose, già brutte in libera per colpa di sci e solette e neve misteriosa, non sono migliorate nel superG, dove oltre al 6° posto di Tomba, dobbiamo mettere in conto (si fa per dire) il 17° di Barcella, il 20° di Erlacher ed il 26° di Runggaldier. E questo dopo furiose polemiche sulla formazione da mandare sulla neve, con spareggio finale e sconfitta di Pramotton e Polig. Nel gigante, invece di migliorare dato che non sembrava possibile deludere di più, c'è stata la dimostrazione che il peggio non ha mai fine. Si è arrabbialo persino il generale Valentino, stanco forse- di sentir balle dai suoi tecnici: dietro a Tomba, anche lui appena 7°, è giunto alla fine solo Barcella, 20° dopo che Messner aveva giurato su una grande prova: Erlacher e Tornasi sono saltati nella prima manche, e ci sia consentito osservare che talora l'uscita di gara è ancora più amara del brutto risultato. Il discorso sulle ragazze è ancora più complicato. Il presidente Valentino ha riconosciuto la necessità di reimpostare tutto dalla base, dato che lo sci femminile, in senso stretto, non esiste proprio malgrado la situazione generale, a parte quattro o cinque eccezioni (Schneider, Merle, Walliser, Svet, McKin| ney) non presenti dei mostri dal punto di vista tecnico. Stefano Dalmasso, che è tecnico serio e preparato e paziente (lasciamolo lavorare) ha avuto comunque la soddisfazione di assistere, protagonista la torinese Cecilia Lucco, al miglior risultato della stagione, 11» in slalom, e poteva anche andare meglio se la ragazza nella seconda manche non avesse compiuto due gravi errori. Per il resto, il deserto: e non capiamo perché sia stata portata a Vail Paoletta Magoni, per esempio, un'atleta che è ormal in pieno declino e che non ha concluso nessuna delle due gare a cui ha preso parte, essendo saltata nella seconda manche dello speciale e nella prima del gigante. Cecilia Lucco, oltre all'ottimo piazzamento in slalom, è uscita nel superG e nella prima manche del gigante, mentre Deborah Compagnoni è stata 21» nel superG ed è saltata nella prima discesa dello slalom e del gigante. eco.

Luoghi citati: Colorado, Italia, Quarto, Vail