La Lazio delude e grazia l'ex Giordano (e l'Ascoli)

La Lazio delude e grazia l'ex Giordano (e l'Ascoli) T biancocelesti costretti al pari dall'ultima in classifica La Lazio delude e grazia l'ex Giordano (e l'Ascoli) Gli uomini di Materazzi attaccano di continuo ma non creano palle-gol di MARCO MAZZOCCHI ROMA — La cura del «sergente di ferro» sta cominciando a dare risultati. L'Ascoli targato Bersefilni dimentica gli svolazzi d'inizio campionato e torna ad affidarsi al vecchio, sano catenaccio per portare via il punto sperato dall'Olimpico. Non una grossa fatica hanno dovuto fare in realtà i bianconeri marchigiani. Opposti a una Lazio più volenterosa che altro, hanno facilmente imbrigliato le fonti del gioco biancoceleste, correndo pochi pericoli. Imbavagliato il regista Pin, annullato il talentuoso Di Canio (che a onor del vero si è autoescluso dal gioco fin dal primo minuto), gli ascolani hanno costretto i laziali a tentare giocate spesso casuali: lunghi traversoni al centro, passaggi stretti al limite dell'area a cercare improbabili triangolazioni. PazzagU ha tremato poco, anche perché Ruben Sosa, solitamente anima delle offensive biancocelesti, ha trovato in Rodia un baluardo spesso insormontabile e a poco a poco si è spento. La Lazio potrebbe recriminare per le due reti annullate a Gregucci nella ripresa, e probabilmente il presidente Calieri, da qualche tempo alla ricerca di adepti per la sua crociata anti-arbitri, lo farà. Entrambe le realizzazioni erano però da invalidare. Nella prima circostanza (65'), Gregucci infilava la porta con un fallo di mano, ricevendo la giusta ammonizione anche perché, con dubbio gusto, provava addirittura ad esultare; nella seconda (74'), lo stopper in odor di Juventus insaccava a porta sguarnita dopo una deviazione forse di mano di Marino su tiro di Piscedda, in netta posizione di fuorigioco al pari del compagno Rizzolo. Decisioni giuste, quelle dell'arbitro, che hanno tirato su la votazione del signor Pezzella, deficitaria nel momento in cui il fischietto di Frattamaggiore chiudeva troppe volte gli occhi sui fastidiosi ostruzionismi ascolani. Le redini del gioco sono comunque state costantemente in mano ai padroni di casa. L'occasione per ottenere la terza vittoria in campionato contro l'ultima in classifica era d'altronde ghiotta. Nelle intenzioni, «attaccare» era la parola d'ordine. Così è sembrato all'inizio, tanto è vero che al quarto Sosa si liberava in area e sparava un gran destro su cui volava Pazzagli, nell'intervento più impegnativo della giornata. Gli ospiti replicavano al 15' con un tiro da distanza ravvicinata di Giordano, ex di lusso ed In assoluto migliore In campo, che perù trovava pronto Martina. Sembrava il preludio a una partita veloce, divertente, ricca di spunti spettacolari. Invece, a mano a mano che gli ascolani prendevamo le misure agli avversari, il gioco scadeva. Errori banali, palloni sparati da una parte all'altra del campo. Al palati fini, insoddisfatti, ci pensava cosi Giordano al 36', con una finezza d'altri tempi che metteva a sedere due avversari a metà campo. In assenza di schemi, la Lazio si affidava alle iniziative di leardi, l'infaticabile lavoratore di sempre. Sbaglierà forse qualche pallone di troppo, ma si trova sempre nel vivo dell'azione. Proprio dal suo piede al 43' partiva lo splendido servizio per Pin solo in area, ma il diagonale del regista laziale finiva a lato. Nella ripresa, l'innesto di Rizzolo per il solito arruffone De Zotti, cambiava ben poco. A11'8', solo un errore di Paz- zagli in uscita consentiva a Piscedda di scaricare al volo verso la porta: tiro respinto, pur se indirizzato malamente a lato. Dieci minuti più tardi un altro svarione, questa volta di Carillo, metteva Marino a tu per tu con l'estremo difensore ascolano, dispensato dall'intervenire per la pessima direzione data alla sfera dal terzino capitolino. I regali fatti erano fin troppi. I laziali non ne approfittavano ed allora Arslanovic ordinava ai suoi di chiudere definitivamente la saracinesca. Una chiusura a tripla mandata, che solo lo «scassinatore» Gregucci riusciva a far saltare: due «colpi» tentati, ma andati a vuoto. Solito silenzio nello spogliatoio laziale a fine match. La speranza di veder arrivare il presidente Calieri sono frustrate dal sorriso e dall'ermetismo del ds Regalia: 'Sul secondo gol annullato i ragazzi mi hanno detto che era tutto regolare. Abbiamo giocato bene, con grinta e determinazione, mancando il meritato successo». Bruno Giordano, ovvero: tra dura realtà e nostalgia. -Il pareggio era il risultato che volevamo. In classifica siamo messi male, avevamo alcuni giocatori in cattiva forma. Ci siamo difesi perché non avevamo alternative. Durante la partita mi sembrava di giocare per la Lazio; i tifosi mi hanno incitato a lungo, regalandomi anche una sciarpa biancoceleste. Roma è la mia città, la Lazio la squadra in cui sono cresciuto. E' un rapporto che 7ion avrà mai fine».

Luoghi citati: Frattamaggiore, La Lazio, Lazio, Marino, Roma