Gava: «De Mita il capitano? L'Avellino non va molto bene»

Gava: «De Mita il capitano? L'Avellino non va molto bene» Al congresso della de in Campania si fronteggiano i dirigenti storici Gava: «De Mita il capitano? L'Avellino non va molto bene» Il leader del Grande Centro replica al segretario - Oggi parla il presidente del Consiglio DAL NOSTRO INVIATO NAPOLI — «Don Anto, quale piacere! Come state?». Sta bene Antonio Gava mentre riceve gli omaggi della sua gente, funzionari lucidi di brillantina e dopobarba, famigliole con prole schierata al gran completo, giovani popolani con bandiera del Napoli già pronta per l'appuntamento pomeridiano nel vicino stadio «San Paolo». Non c'è De Mita in questo primo giorno del congresso regionale della de campana, alla Fiera d'Oltremare di Napoli, n segretario-presidente arriverà soltanto stamane, e nell'attesa tocca fare i conti con le sue parabole calcistiche rimbalzate da Palermo il giorno prima. De Mita vuol fare il capitano e cerca un centrattacco di sua fiducia? 'Vi sbagliate, non ha detto che vuol fare il capitano», corregge bonariamente Gava, per poi aggiungere subito graffiante: 'Comunque, beato lui che sa come funziona una squadra, anche se poi l'Avellino non mi sembra che vada bene». Non c'è De Mita, che ha promesso però un discorso per oggi, un intervento 'ancora più chiaro» dei tanti suoi precedenti. Così, anche Gava rimanda all'indomani la sua apparizione ufficiale alla tribuna. Ma quanto buon sangue corra ormai tra i due, gli sfugge a mezze labbra: «Se aspettate che da qui esca il nome del nuovo segretario, ve ne potete andare». Ma allora questo tormentone andrà avanti fino all'ultimo giorno del congresso nazionale? «Se le doglie dovessero durare oltre misura, faremo un parto cesareo», taglia corto Gava. Se non è una minaccia, trattasi quantomeno di un avvertimento, sottolineato dal gran parlottìo che intessono cordialmente Scotti e Cirino Pomicino, nelle poltrone di prima fila che guardano il banco della presidenza. Anche i due hanno deciso di rinviare i loro discorsi all'indomani, quando verrà De Mita. Ma il candidato del grande centro (l'altro più quotato, Forlani, è rimasto a casa e non arriverà nemmeno oggi), fa mostra di rifuggire dai commenti confidenziali: 'Parlerò domani», annuncia Scotti quasi a far presagire un intervento esplosivo. Il luogotenente napoletano di Andreotti è invece un tantino più loquace, ma si muove sulle stesse corde di Gava. Cirino Pomicino dice infatti di apprezzare parecchio 'il tono profondamente unitario» dell'ultimo De Mi- ta, ma ora aspetta che 'dalle parole si passi ai fatti». E per restare anche lui nella metafora calcistica, conclude: 'Credo molto poco al capitano e molto più al collettivo. Se dunque si rimane bloccati sul capitano, andrà vanificato ogni buon proposito unitario». Aspettando De Mita, l'antifona che circola qui è sufficientemente chiara, e non promette rose per il segretario-presidente. L'accordo non c'è ancora, non ci sono più dubbi, e regna sovrana l'incertezza sui futuri assetti interni dello scudo crociato, quando mancano soltanto cinque giorni al congresso nazionale. L'attesa che almeno dal precongresso della Campania, regno indiviso di Gava e De Mita, venisse una schiarita, fino a ieri è andata vanificata. Non c'è De Mita, ed anche i suoi appaiono smarriti. Tanto che il fedelissimo Mancino, chiamato a presiedere la stanca assise, si lascia andare a fosche previsioni per l'intera de: «Qui corriamo rìschi seri. Finisce che la guida del governo passa ai lai- , ci», lamenta il capogruppo dei senatori. Anche Mancino salirà alla tribuna soltanto oggi, come del resto ha deciso di fare persino Mastella. Nel frattempo è sempre il sibillino messaggio dell'assente De Mita al centro dell'attenzione. Il segretario-presidente non vuole un successore di sessant'anni? 'L'unico che non ha ancora quell'età è Scotti», commenta Mancino sorridendo. Poi ci ripensa e aggiunge: 'Per la verità anche io non ho ancora sessant'anni. Ma non gioco a pallone». Quelli della sinistra rivendicando pregiudizialmente l'unità sulla linea politica, gli andreottiani esigendo un nuovo segretario unitario, e il grande centro accreditando il buon diritto di primogenitura. Ma un assaggio di quel che potrebbero essere gli scenari futuri, la de campana l'ha offerto in proprio: col passaggio del fanfaniano Mensorio al grande centro, gli amici di Gava sperano ora di strappare la maggioranza agli amici di De Mita. Verrà De Mita al congresso della sua regione, parlerà e sarà forse davvero più chiaro, ma difficilmente riuscirà a sciogliere il nodo che paralizza la de in questa vigilia congressuale. Anzi, c'è chi avanza il pronostico che tra riunioni riservate, abboccamenti e trattative, rotture e alleanze, i big dello scudo crociato andranno avanti sino all'ultima notte del congresso nazionale, come han sempre fatto nella loro storia. Gianni Pennacchi

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