Chi ha paura d di Igor Man

Chi ha paura d Dialogo irreversibile, pace lontana Chi ha paura d La logica del dialogo tra Israele e l'Olp appare irreversibile, tuttavia la pace s'annuncia lontana e difficile. Il 4 di febbraio, a Tunisi, Arafat è stato festeggiato dai suoi collaboratori più stretti nel ricordo di quel 4 di febbraio di vent'anni fa quando, al Cairo, venne eletto presidente del comitato esecutivo deirOlp. Sabato, a Roma, smentendo la troppo facile fama di cinismo acquisita dalla capitale, cinquantamila persone hanno manifestato solidarietà al popolo palestinese: Vlntifada entra nel suo quindicesimo mese. Dall'oramai lontano 8 di dicembre del 1987 a ieri, i fucili dei giovani soldati israeliani comandati a far da sbirri crudeli, hanno ucciso 500 palestinesi, perlopiù ragazzi quando non bambini addirittura; hanno ferito 30.000 persone. E 30.000 sono gli arresti, migliaia i detenuti in campo di concentramento e in galere dominate dalla tortura: decine i deportati mentre almeno un centinaio di case sono state distrutte in forza del «principio» della rappresaglia collettiva che è poi l'agghiacciante principio della responsabilità «non per ciò che uno fa ma per quel che uno è». Persino gli alleati più acritici di Israele, gli Stati Uniti, hanno denunciato la sistematica violazione dei diritti dell'uomo perpetrata dallo Stato ebraico nei territori occupati e, di fronte alla reazione furiosa ma altresì lamentosa, della leadership israeliana, il vicepresidente Quayle ha tagliato corto affermando che Israele ha più di tutti il dovere di rispettare la legge internazionale, giustappunto per quella memoria dell'Olocausto che conserva ma che non può diventare uno strumento di ricatto morale. Dopo avere tentato invano di fermare con la violenza l'insurrezione a mani nude, Israele ha inaugurato una politica più sottile tesa a dimostrare: a) Che c'è una Olp obsoleta e «cattiva», quella di Arafat, e una Olp «buona», pragmatica, quella dei vari Hussein!, Hanna Siniora, Freij ecc. b) Che gli arabi respingono deliberatamente tutte le aperture diplomatiche. c) Che è in atto, da parte dei media internazionali, una campagna di diffamazione nei confronti di Israele. Le dichiarazioni rese da Fcisal Husscini subito dopo la sua inopinata scarcerazione, segnatamente quelle fatte non a caso nella sinagoga Kol Lakibush di Gerusalemme Ovest («potete metterci in ceppi, resisteremo comunque senza un Nelson Mandela né un Quisling, non esiste una Olp senza Arafat»), dovrebbero avere convinto gli amici di Israele ch'è gran tempo di dire chiaro all'establishment israeliano come non sia possibile fare sconti a chi inscgue assunti coloniali sti. In quanto alle presunte aperture diplomatiche ha sterà osservare che dopo l'In tifada è assurdo pretendere che gli arabi accettino di tornare a Camp David o addirit tura al «Piano Allon». Perché di questo si tratta. In una recente trasmissione televisiva, Shamir, rispondendo al suo compiacente intervistatore ha detto: «Vorrei che il mon do capisse che noi vogliamo veramente la pace». Se quel noi sta per il popò lo israeliano, siamo d'accordo: quando il 54 per cento della popolazione dice che bisogna trattare con l'Olp, as sociandosi a quel che ripeto no Abba Eban, il generale Pelcd, il generale Wcizmann vuol dire che Israele vuole davvero la pace, mentre Sha mir con la sua politica dimo stra di non volere la pace bensì un patto leonino, beninteso sulla pelle dei palestinesi. E veniamo all'ultimo punto lamentoso: nessuno vuole diffamare Israele, la stampa internazionale ha grande rispetto dello Stato ebraico, ma il fatto è che quando le stesse cose che scrivono i giornalisti israeliani le scrivono gli altri, allora i vecchi terroristi in doppiopetto, afflitti da una perniciosa presunzione di impunità, da un vero e proprio complesso di superiorità, perdono la tramontana. Pretendere di far credere che ragazzini armati di fionda attentino alla sicurezza di Israele, prima potenza del Medio Oriente e quinta del mondo, è far torto persino ai creduloni. Severamente Shamir è interessato alla pace si idoperi a rimuovere la ragione prima dcH'Intifada: l'occupazione israeliana. Per anni Israele ha indicato nella 242 la base di ogni possibile negoziato di pace: ebbene, 'Olp ha accettato finalmente la 242, Israele si decida, infine, a rispettarla. Tutto il resto è arrogante demagogia impastata di sangue innocente. Igor Man