Mastroianni, il mago della materia

Mastroianni, il mago della materia A MILANO 250 OPERE DELLO SCULTORE ILLUSTRANO 60 ANNI D'UNA STRAORDINARIA FUCINA Mastroianni, il mago della materia MILANO — «Mastroianni sembra possedere non soltanto il sentimento, ma il genio della materia: ne rivela la forza, il peso, la tensione, l'impasto, la fibra, la grana, il calore, lo splendore... Quella materia non preesiste, è inventata, uscita dal gesto dell'artista come il coniglio dal cappello del prestigiatore'. Così scrive Argan, uno dei maggiori conoscitori dell'opera dello scultore. E ha ragione. Lo spettacolo che offre la grande retrospettiva della Rotonda di via Besana («Umberto Mastroianni - I materiali», sino al 12 marzo) è proprio quella di una luccicante fucina, dove gli oggetti fantastici sembrano usciti dalle mani di un fabbro capace di dominare e piegare la materia. Bronzi dorati che scoppiano in abbaglianti esplosioni o brillano in lisce superfici. Lastre di piombo contorte che sprizzano lampi di sole, argenti e ori lavorati nei dettagli come microsculture, stoffe simili a carta e cartone che si confonde con lamiera. Non si può dire che qualche materia o tecnica sia sfuggita a Mastroianni. Più di 250 opere, dodici sezioni relative ai diversi materiali, ciascuna con un percorso cronologico quasi completo dagli Anni 30 a oggi, e una documentaria sui grandi monumenti alla Resistenza, illustrano quasi sessant'anni di attività: «Una multiforme stagione creativa sempre corroborata da coerente impegno civile', come ha sottoìineato in un telegramma Francesco Cossiga. La divisione per materiali, curata da Floriano De Santi (autore anche di un saggio dal linguaggio un po' fumoso nel catalogo Fabbri, ottmia veste editoriale e belle fotografie) appare un po' forzata, perché obbliga a ripercorrere più volte le stesse tappe. Ma rende l'idea. Nella prima sezione, dei «bronzi», che si snoda lungo l'asse centrale del suggestivo ambiente intonacato di bianco, già tutto l'itinerario dell'uomo e dell'artista: dalle prime sculture figurative degli Anni 30-40 agli ultimi grandi bronzi dorati del '77-88, finiti proprio per la mostra. Tra loro l'esperienza astratta e «tecnologica». Ragazza allo specchio, Sonno, del 1935, teste femminili, busti di ragazzi, nudi dal sapore archeologico (e il famoso, più evoluto, Busto di donna del '44) sono le prime testimonianze torinesi. Anni felici, in cui il giovane Mastroianni, nato a Fontana Liri nel 1910, dopo l'apprendistato nell'atelier del Guerrisi, Guarda alla tradizione e all'Europa, in stretto contatto con l'amico Spazzapan. Ma in Uomo de) 1942, una svolta importante, tragica: la guerra. Con questo blocco cubista, dove la figura umana si accartoccia come sotto i colpi delle baionette o del dolore, Mastroianni esprime quell'.urlo», ribelle, d'ora in poi costante. «Da allora, dice, tutta la mia arte, le mie sculture, i miei rilievi e disegni, non hanno fatto altro che ricordare quell'evento drammatico-. La materia si frantuma, esplode come le bombe: Materia 1952, Battaglia 1957, Hiroshima 1961 sono solo alcuni titoli significativi degli straordinari bronzi che sfilano uno dietro l'altro nell'interno della Rotonda, o ci accolgono nel prato e all'ingresso. Negli Anni 60, un'altra tappa: le sculture diventaro dinamiche macchine, ricche di ingranaggi. In 7Yas7rcissione di energia del '75 come negli ultimi bronzi dorati del '78-88, Ar- chetipo, Macchina sacrale, giocano certo i ricordi futuristi e della guerra, ma anche una nuova fiducia nell'uomo e nella tecnologia. E soprattutto la volontà di «mantenere viva accanto a loro l'arte'. Per le singole sazioni si può ripercorrere la stessa sofferta vicenda in forme e materiali diversi, dal marmo alla terracotta, dal legno all'acciaio, dall'oro al cartone. Guardiamo «marmi e pietre», ad esempio. Meno consoni per la lentezza di lavorazione al temperamento vulcanico e immediato dell'artista, ma adottati sin dagli Anni 30, sono trattati con la sapienza degli antichi. Dai primi ritratti figurativi come quello del pittore Martelli del 1939 ai tormentati blocchi cubisti del dopoguerra (Cavaliere 1947. Maternità 1949), che potrebbero fare invidia a Moore per le forme e l'interna energia: specie di Prigioni michelangioleschi in chiave astratta. Ippogrifo del 1970. il leggendario cavallo alato, traduce nel marmo le fantasie tecnologiche dei bronzi, con risultati di grande originalità, mentre Oedipus Orca, un intarsio del '70, ricorda i prodotti delle botteghe rinascimentali, ma con inconfondibili tratti moderni. Le «terrecotte e terresecche», in un'altra sezione, rivelano come l'artefice Mastroianni sappia passare dal '400 e '500 toscano (Busto di adolescente 1935, Ritratto di bimba 1936) a forme astratte di stampo egizio e arcaico (Costellazione silenziosa. Equinoxe, 1964-66). Ma l'energia, il movimento, insegnati da Boccioni, li ritroviamo quasi sfrenati negli «acciai», che interessano io scultore dagli Anni 70. Lavorati con la foga dell'operaio di officina, che sagoma, salda, fresa e assembla, sono foreste di lamiere, rotelle, tubi. Ecco l'intricatissimo modello per Fontana monumentale del '74-78 e gli imponenti acciai colorati degli Anni 80 dai nomi spaziali: Croio, Fobos, Satellite. Sorprendenti i «legni»: si confondono quasi con i metalli, con cui del resto spesso si combinano. Vere opere d'arte, anche se molte volte bozzetti preparatori per lavori di fonderia, come quel colosso ligneo collocato proprio nel centro del vasto intemo: è il modello per il Monumento alla Pace di Cassino, che si inaugurerà a maggio. Con quei raggi conici protesi nello spazio sprizza vitalità, come tutti gli altri, da Energia nello spazio del '73 a Dinamismo plurimo dell'88. Microsculture in «oro e argento», lastre di «rame, ottone, piombo, zinco», sottili come fogli di carta, «cartoni graffiati», sistemati in preziose vetrine, rappresentano difficili limiti per la fantasia umana. Tagliati, forati, accartocciati, sbalzati, colorati e con gemme risplendono in una ridda di forme: chimere, velieri, lune, animali marini, idoli, esplosioni, geometrie che ricordano «frontoni medioevali- (come spiega lo stesso Mastroianni al nipote Marcello, attore, di fronte a un bellissimo fregio dell'88). E poi ci sono i «disegni», rappresentati in mostra da serie complete: dai primi degli Anni 30 (Mia madre, Mio padre) a quelli del periodo cubista del '40-50 agli eccezionali a inchiostro nero sulla Resistenza (1944-45) alle Concezioni policrome del '60 alle Evoluzioni della forma del '75 alle recenti spericolatissime Variazioni. Non mancano le incisioni, le tele di sacco colorate e mescolate al bronzo, gli arazzi (lavorati da Niki Berlinguer e dall'arazzeria Scassa di Asti) dai colori vivacissimi come l'ultimo, appena realizzato, Atum e Gheb. E ancora altri materiali, inventati. Davvero un mago della materia questo glande scultore segnato dalla guerra», che ora lavora al Monumento di Montalto di Tolentino, prepara una mostra di ritratti e una di modelli dei monumenti alla Resistenza, e che tra un mese inaugurerà finalmente quello di Poggi borisi. Maurizia Tazartes Umberto Mastroianni: «Ragazza allo specchio» (bronzo, 1935) e, a destra, «Nudo di donna» (bronzo, 1939), in mostra a Milano

Luoghi citati: Asti, Cassino, Europa, Fontana Liri, Hiroshima, Milano, Tolentino