Riflettori su Varsavia

Riflettori su Varsavia Oggi alle 14 s'apre la tavola rotonda governo-opposizione Riflettori su Varsavia I colloqui (su tutto) dureranno almeno una settimana - Conferenza stampa di Walesa: «Sono tranquillo. Dimentichiamo i torti subiti, pensiamo alla Polonia» DAL NOSTRO INVIATO VARSAVIA — L'ora della verità è scoccata, oggi finalmente la Polonia si appresta a scrivere una delle pagine più rivoluzionarie tramite l'arma della parola, senza versare una goccia di sangue, deUa sua tormentata storia post-bellica. Alle 14 in punto i riflettori si accenderanno sotto gli stucchi dorati di Palazzo RadzwiU, l'edificio neoclassico del Consiglio dei ministri nella Krakowskie Przedmiesce, l'antica strada -in» della capitale, per illuminare a giorno uno scenario impensabile solo alcuni mesi fa. L'incontro della «tavola rotonda» che per la prima volta metterà a confronto governo ed opposizione neUo psicodramma coUettivo destinato a risolvere le molteplici crisi del Paese comunista. Il fatto stesso che il regime jaruzelskiano sia dovuto scendere a patti con Solidarnosc dopo averla cacciata per un decenni nel ghetto dell'ostracismo, negando qualsiasi apertura al dialogo, dimostra in modo lampante quanto siano cambiate le cose in questo settore deU'Est europeo. Ed anche con rapidità fulminea, a tappe forzate sotto la spinta della perestrojka, in una prova di coraggio stupefacente. Si frantuma il vecchio schema del partito-guida, onnipossente, sovrano, sostituito dal modello di una democrazia di tipo occidentale in cui il potere marxista accetta la coabitazione forzata con altre forze politiche. Inutile a questo punto, dicono a Varsavia, contare sul terreno morti e feriti o calcolare chi abbia vinto o perso. L'importante è invece registrare il diverso clima per intraprendere uniti la strada del rinnovamento. Certo, il cammino che ha preceduto l'inizio della tavola rotonda è stato lacerante per entrambi gli schieramenti. Da una parte le autorità del partito, divise fra conservatori e progressisti, che hanno dovuto individuare la linea del compromesso accettabile dalla base; dall'altra l'ex sindacato indipendente di Lech Walesa contestato dall'ala oltranzista con l'accusa di essersi «svenduto» senza adeguate garanzie — come ad esempio il preliminare riconoscimento legale di Solidarnosc — pur di avviare le trattative. Ebbene, i veti incrociati che avevano impedito l'avvio del faccia a faccia, originariamente previsto in settembre, sono scomparsi. L'agenda dei lavori (dureranno almeno qualche settimana) è in bianco, si parlerà di tutto: pluralismo a 360 gradi in politica, nell'economia, nei sindacati. Ieri da Danzica il vertice del movimento convocato dal Premio Nobel ha annunciato la composizione della delegazione. Saranno in 25 con Walesa in testa, quasi la metà dei 59 che siederanno attorno al tavolo circolare costruito per l'occasione dagli artigiani dell'Istituto Nazionale Artistico. Nella lista sono entrati Jacek Kuron, la mente politica di Solidarnosc, e lo scrittore Adam Michnic, ambedue ospiti frequenti delle prigioni polacche che il presidente-generale Jaruzelski avrebbe lasciato volentieri fuori dalla porta. Poi Bronislaw Geremek, famoso germanista e principale consigliere di Walesa; i sociologi Andrzej Stelmachowski e Jan Szczepanski, due mediatori durante l'ultima ondata di scioperi. Inoltre Jerzy Turowicz, direttore del settimanale cattolico «Tygodnik Powszechny» ed amico personale di Wojtyla, assieme al professor Tadeusz Mazowiecky, presidente del «Kik», il club degli intellettuali cattolici. Sul versante opposto gli uomini del primo ministro Rakowsky, dal ministro degli Interni generale Czeslaw Kiszczak, all'ex presidente della Banca di Stato Wladislaw Baka, dal capo dei sindacati ufficiali Alfred Miodowic, ai gio vani leoni catapultati nel Politbjuro dalla provincia con la voglia prorompente di balza- re sul palcoscenico delle riforme. In mezzo la cosiddetta terza forza, costituita dai rappresentanti delle associazioni che fiancheggiano il regime, i rurali del partito agricolo, i comunisti della «Pax», gli iscritti al «Pron» il movimento per l'unità nazionale. Afferma Walesa in una conferenza stampa: 'Gettiamo al vento le recriminazioni del passato, dimentichiamo i torti subiti perché abbiamo imparato la lezione che bisogna prestare l'orecchio an¬ che al parere degli altri, visto che loro sono disposti ad ascoltarci. D'ora in poi le uniche ambizioni che meritano di essere salvaguardate saranno quelle della Polonia'. E dagli schermi televisivi la replica di Rakowsky: 20 minuti in diretta per precisare che governo e partito 'sono disposti a concessioni radicali, che non intendono umiliare nessuno purché sappia avanzare proposte costruttive'. Riuscirà la scommessa po¬ lacca, così spesso suggerita e mai attuata? Le premesse sono concrete, la buona volontà anche, ma permangono notevoli sacche di resistenza, specie in seno alla nomenklatura, restia a rinunciare ai vecchi privilegi. Già i malumori erano emersi dopo la drammatica riunione del Plenum a metà gennaio, quando Jaruzelski minacciò platealmente le dimissioni a costo di far passare la linea morbida, approvata a fatica, con ben 34 voti contrari e 12 astensioni. E sono riaffiorati, sebbene in tono minore, nella tre giorni deUa Conferenza ideologica del partito conclusa sabato notte. Lì tuttavia la maggioranza dei 469 presenti si è espressa con crudele chiarezza mettendo a tacere le voci discordanti. Zygmunt Czarzasty, socialista, nel suo intervento ha detto: -Occorre svincolarsi dall'autoritarismo dell'epoca stalinista, la guerra fredda ostacola lo sviluppo, basta con lo slogan logoro del partito monolitico a difesa dei lavoratori. Balle. Esso ha ostacolato i diritti dei cittadini, si è beffato delle libertà civili in un continente dominato dai consensi verso le socialdemocrazie'. Piero de Garzarolli Lech Walesa, il grande protagonista delle trattative

Luoghi citati: Danzica, Polonia, Varsavia