L'Eni punta sull'estero di Francesco Bullo

L'Eni punta sull'estero Reviglio: «Ma chiediamo meno vincoli per essere competitivi» L'Eni punta sull'estero DAL NOSTRO INVIATO ABIDJAN (Costa d'Avorio) — •■Non chiediamo favori, ma che almeno non ci prendano a pugni in faccia tenendoci le mani legate dietro la schiena. L'Eni vuole muoversi sul mercato come le altre società, senza i vincoli di leggi, leggine e regolamenti che ci penalizzano». H presidente Reviglio ha scelto Abidjan e l'incontro con la commissione parlamentare per i programmi delle Pp.Ss. guidata da Biagio Marzo (deputati e senatori prima della Costa d'Avorio avevano visitato Congo e Nigeria) per mandare questo «messaggio» a governo e Parlamento. La richiesta è di rimuovere i vincoli legislativi che fanno dell'Eni l'unico ente a partecipazione statale istituzionalmente obbligato ad operare in settori specifici, per consentirgli di diversificare il suo raggio d'azione in comparti come quello dei lavori civili o di sviluppare la sua presenza nel turismo, attualmente limitata alle sole attività complementari con la distribuzione di energia. L'intervento di Reviglio (con lui c'erano i presidenti delle società operative del gruppo) ha trovato la commissione sostanzialmente d' accordo: «Occorre liberare 1' Eni dalle bardature farraginose — gli ha fatto eco Marzo — per dare all'ente la possibilità di essere un sistema più competitivo sul piano intemazionale. E per ottenere questo risultato bisogna impegnare governo e Parlamento». H presidente della commissione ha anche polemizzato con la Cee che tiene -un atteggiamento pregiudizialmente ostile con il sistema delle Pp.Ss., le paragona ad una municipalizzata e considera i fondi di dotazione come aiuti assistenziali e non come capitale di rischio». «L'Eni, a differenza di Iri, Efim e naturalmente di tutte le imprese private — ha spiegato Reviglio alla commissione—è vincolato per legge a operare in settori specifici come appunto l'energia e la chimica che sono però caratterizzati da elevata intensità di capitale e bassa intensità di lavoro. Un gruppo proiettato all'estero come l'Eni (che fattura fuori dall'Italia 11 mila miliardi di lire ed investe all' estero ogni anno più di 2000 miliardi) avrebbe maggiori possibilità di cogliere opportunità di sviluppo •:. settori come le opere civili, complementare ad attività già svolte ad esempio dalla Saipem, o come il turismo, sottoposto a limitazioni anacronistiche. Nessuno vuole stravolgere il ruolo strategico dell'Eni che deve restare essenzialmente un gruppo energetico e chimi co. Dobbiamo però essere li beri di diversificare l'attività per fronteggiare la crescente concorrenza intemazionale. D'altronde — ha detto — non vedo perché l'Ansaldo possa operare in settori come le turbine a gas (e non abbiamo nulla da ridire) mentre noi non possiamo farlo». n presidente ha quindi ricordato le trattative in corso con l'Italstat per l'acquisizione della Mantelli (opere civili) e l'interesse nel settore turistico: qui l'Eni potrebbe ad esempio costruire «alberghi di bandiera» all'estero, collaborare con grandi operatori internazionali per creare nuova occupazione nel Mezzogiorno e reinvestire in questo settore i suoi profitti petroliferi dove questi non possono essere esportati (è il caso del Kenya). Francesco Bullo

Persone citate: Biagio Marzo, Marzo, Reviglio

Luoghi citati: Congo, Costa D'avorio, Italia, Kenya, Nigeria