Sindona, no a nuove indagini

Sindona, no a nuove Maghi I magistrati di Milano e Voghera: «Telefono giallo» non è attendibile Sindona, no a nuove Maghi «La telefonata alla trasmissione è assimilabile alle lettere anonime, di cui è vietato l'uso giudiziario» - «Alcuni particolari sono già stati controllati a suo tempo» MILANO — Non sarà riaperta l'inchiesta sulla morte di Michele Sindona. Le vaghe indicazioni emerse dalla puntata di venerdì scorso della trasmissione televisiva «Telefono giallo» non sono sufficienti per riprendere l'istruttoria a suo tempo chiusa con l'attribuzione del decesso del finanziere a suicidio. La Procura generale della Repubblica di Milano e la Procura della Repubblica di Voghera (Pavia) hanno reso pubblica questa decisione attraverso un comunicato consegnato ai giornalisti dal procuratore generale Adolfo Berta d'Argentine, alla presenza dei sostituti Giovanni Battista Simoni ed Ovilio Urbisci che in epoche diverse indagarono sul caso Sindona. n comunicato si dilunga nella spiegazione dei motivi per cui la magistratura ritiene di non riaprire l'indagine. -Di regola le notizie fornite da questo tipo di trasmissioni, pur apprezzabili sotto diversi profili, ben difficilmente possono essere utilizzate perché inserite in un contesto nel quale si integrano elementi di informazione e di spettacolo. D'altra parte.la prima telefonata delle due persone qualificatesi come agenti di custodia potrebbe al più essere assimilata ad un anonimo e come tale valutata secondo la normativa che regola la materia». Citando la normativa vigente, i giudici affermano che -le circostanze di fatto segnalate dall'ignoto interlocutore si inseriscono nell' ambilo di accertamenti già effettuati e, allo slato, non appaiono di per sé dotate di quelle caratteristiche di serietà e di novità che potreb¬ bero legittimare una riapertura dell'indagine». Dopo le valutazioni, anche il richiamo a un esplicito divieto: -E' comunque opportuno segnalare che la normativa già approvata del nuovo Codice di procedura penale vieta tassativamente non solo l'acquisizione ma anche l'utilizzazione degli anonimi rendendo esplicita — come ha giustamente rilevato il procuratore generale della Corte d'appello di Roma nel recente discorso inaugurale dell'anno giudiziario — una proibizione destinata ad espandersi beneficamente dal processo al costume». Non è stato quindi disposto alcun sequestro della bobina con la trasmisione, che è stata peraltro registrata a cura della Procura di Voghera. «Se l'ignoto interlocutore avesse avuto un effettivo spirito collaborativo — si osser¬ va inoltre negli ambienti giudiziari — il sedicente agente di custodia avrebbe povuto farsi vivo prima». Michele Sindona morì il 22 marzo di due anni fa nel carcere di Voghera, dove era detenuto, dopo aver bevuto un caffè avvelenato con cianuro. I giudici sentenziarono: fu suicidio. A «Telefono giallo» una voce senza volto, che ha dichiarato essere un agente di custodia, ha ribadito invece la tesi dell'omicidio. Ha parlato delle cinque bustine di zucchero che Sindona riceveva ogni mattina, dove potrebbe essere stato nascosto il cianuro; di una cintura (altro possibile contenitore del veleno) che il detenuto avrebbe scambiato con un misterioso visitatore; della sospetta «sparizione» di un secondino; di un tombino che avrebbe ingoiato le bustine e con esse la verità.

Persone citate: Adolfo Berta, Giovanni Battista, Michele Sindona, Ovilio Urbisci, Sindona

Luoghi citati: Milano, Pavia, Roma, Voghera