Troisi: «lo, Ettore e Marcello in trio per sempre » di Simonetta Robiony

Troisi: «lo, Ettore e Marcello in trio per sempre» Incontro con l'attore che da domani a Civitavecchia inizia le riprese del nuovo film ancora con Scola e Mastroianni Troisi: «lo, Ettore e Marcello in trio per sempre» Dopo «Splendor» (che uscirà nei prossimi giorni) il comico napoletano si prepara a tornare sul set: «Noi tre ci intendiamo perfettamente» - La storia racconterà un difficile rapporto tra padre e figlio - Finite le riprese comincerà a lavorare in «Ettore Fieramosca», il nuovo progetto del regista ROMA — Massimo Troisi non recita più. No, non è una una decisione professionale. E' che mentre prima, anche nella vita, vederlo parlare significava assistere a un suo monologo fuori scena, tanto costringeva le mani ad accompagnare ogni sua parola, tanto strascicava le frasi allungandole a dismisura, tanto si divertiva ad avvoltolarsi dentro un concetto fino ad uscirne fuori con la battuta finale, oggi parlare con Massimo Troisi significa nient'altro che fare un'intervista a un serio professionista, capace di pensieri intelligenti e di intuizioni fulminanti, ma soprattutto pacato, corretto, profondo, sereno, in grando perfino di controllare i movimenti delle mani che tiene, oggi, garbatamente appoggiate sul bracciolo di una poltrona. Solo il napoletano, quel napoletano tutto suo, particolare, è rimasto lo stesso. Cos'è: la stanchezza di fare il personaggio ventiquattro ore al giorno o la sopraggiunta maturità che viene dall'esercizio di una professione certa? «No. Forse sì. Non è che lo so che m'è successo. E' che io sono cosi, ma mentre prima mi credevo che dovevo esagerare mo' mi pare ca va bbuono pure se mi faccio vedere come sono, sema esagerare». Qualcosa di nuovo, però, c'è. Adesso Massimo Troisi fa l'attore. Seduto nel salotto della sua nuova casa, una casa borghese, familiare, solida, tanto lontana dalla casa che avrebbe potuto avere il ragazzo di Ricomincio da tre, racconta. «Domani a Civitavecchia comincio a girare il nuovo film di Ettore Scola. Potrebbe chiamarsi, ma non è stato ancora deciso: Che ora è? Praticamente è come se non avessimo mai finito di fare l'altro film, Splendor, quello che deve uscire tra qualche giorno, perche siamo sempre noi tre: Scola, Mastroianni ed io. Facciamo sempre gli stessi discorsi, ridiamo sempre delle stesse cose, ci diciamo buongiorno sempre allo stesso modo-. Come mai due film uno die¬ tro l'altro con lo stesso gruppo di lavoro: è una scelta casuale o voluta? «Una scelta forzata. E' che a me e Scola ci piacerebbe diventare una coppia come BumicH e Facchetli, come Fred Astaire e Ginger Rongers come Papa Giovanni e Kennedy che gli hanno fallo pure i piatti ricordo: le due facce unite dentro una cornicetta dorata». Vorreste diventare una coppia artistica? «Artistica è una parola troppo grossa. E poi, chi l'ha detto che insieme, noi due, facciamo una cosa che funziona? Splendor non l'ha visto nessuno. A me mi pare venuto bene, ma può essere pure che il pubblico lo giudica una schifezza. No, è che noi due, anzi noi tre, stiamo proprio bene umanamente. Quando io vado a cena pure Ettore va a cena e pure Marcello. Se io ho voglia di bere un bicchiere di vino, pure Ettore ce l'ha e pure Marcello. Se io ho sonno pure Mastroianni ha sonno e ce ne andiamo a dormire.» E Scola? «Scoto no, non dorme mai- è troppo impegnato a far cose, risponde a troppi telefoni, promette troppe partecipazioni. Pero parla stando seduto. E' l'unico regista che quando m'ha chiamato m'ha parlato senza camminare avanti e indietro per la stanza». Quindi dopo questo film ce ne potrebbe essere anche un terzo? «Un terzo, un quarto, un quinto. Scola ha già trovato un ruolo per me dentro a Ettore Fieramosca, il film che comincia appena finito questo. Mi fa fare una specie di maschera della commedia dell'arte. Però io gli ho detto che dopo Arpino, dove ha girato Splendor, e dopo Civitavecchia, dove andiamo a fare questo nuovo film, a me mi deve portare all'estero perché io so' troppo pigro per viaggiare da solo. Io vedo t posti se mi ci portano per lavoro. Il Messico, per esempio, lo conosco perché Cinzia Torrini mi ha fatto fare Hotel Colonia! Perciò a Scola glielo detto: Se giri Fieramosca a Montaldo di Castiv io non vengo». Ma serve per imparare la tecnica di regia vedere Scola girare? •Putroppo no. Se ser¬ visse, Zeffirelli che ha imparato da Visconti sarebbe un grande regista». E spiare Mastroianni mentre recita? «Quello si, serve. Vedendo lui che sembra che non fa mai niente, neanche con la faccia, ho pensato che anch'io posso affaticarmi di meno davanti alla macchina da presa. M'ha consolalo, conoscere Mastroianni: m'è parso che abbiamo tanti punti in comune, a partire dalla pigrizia, che alla fine mi voglio più bene». Assolutamente disabituato a esser diretto nel cinema, autore totale dei suoi film dalla sceneggiatura che nasce da appunti volanti conservati per mesi in tasca, al montaggio che cura scartando molto del materiale girato, Troisi sostiene che il piacere di girare sotto la direzione di Scola nasce anche dal fatto che nessuno gli chiede di immedesimarsi in un personaggio ma lo lasciano libero di esser se stesso. Spontaneamente perciò, più come Massimo Troisi che come un attore professionista, nel nuovo film di Scola tenterà di fare la parte di un giovanotto che dopo molti rinvii universitari va a far il servizio militare e una domenica in caserma a Civitavecchia, riceve la visita di suo padre, Mastroianni, avvocato di un certo tono con casa a Napoli e studio a Roma, che ha decìso di andarlo a trovare. Il film, dice, racconta nell'arco di una giornata il loro inutile tentativo di dialogo, la frustrazione di non capirsi, l'impossibilità di avere un rapporto sincero nonostante il legame affettivo che li vincola. «Di più non so e non voglio sapere. Anche perché se uno mi dice tutto prima, non c 'è gusto. Certo, fare l'attore mi piace perché c'è un altro che pensa per te. Però più di tutto a me interessa raccontare le mie storie nel cinema. Con calma, senza fretta, senza angosciarmi ma questo ho fatto e questo voglio continuare a fare. E se un mio film riesce bene sono contento. Se esce male, chiedo scusa, e comincio a pensare a un altro». Simonetta Robiony : Scola. Dice l'attore: «Più di tutto mi interessa raccontare le mie storie nel cinema, ma senza fretta, senza angosciarmi»

Luoghi citati: Civitavecchia, Messico, Napoli, Pero, Roma