Dai Tomba, rompi l'incantesimo

Dai Tomba, rompi l'incantesimo Oggi a Vail lo slalom chiude i Mondiali e dà l'ultima speranza all'azzurro Dai Tomba, rompi l'incantesimo Cauto il bolognese: «Sono stanco e la pista non è adatta a me, però spero nel muro finale» - «Mi diverto ancora, ma se volete mi dò all'ippica» DAL NOSTRO INVIATO VAIL — Se dovessimo giudicare dall'aria che si respira attorno ad Albertone Tomba, in queste ore di caldissima vigilia, l'incolpevole eroe dovrebbe saltare alla terza porta, nello slalom di oggi che per altri ma non per lui costituisce la gara della vita, l'ultima occasione forse per sedere al suo desco generoso. Ma per fortuna il ragazzo regge bene, non accorgendosi o facendo finta di non accorgersi dell'ambientino che si è creato a Casa Italia, dove è solita radunarsi la corte dei miracoli che gli fa ala. E' una situazione assurda, persino grottesca se si pensa al lungo rotolo della rassegna stampa che sta in uno stanzino a disposizione di tutti, e c'è chi legge e s'arrabbia e minaccia. Non ci meraviglieremmo, a questo punto, se le piccole e grandi rivalità personali sfociassero in risse da taverna. E tutto questo attorno al campione più amato, al bene più prezioso dello sci: una vergogna che la federazione o chi per essa ha il dovere di interrompere prima che sia troppo tardi. «Meglio lasciar perdere queste cose, altrimenti se imo ci pensasse non partirebbe nemmeno-, ha detto Albertone Tomba ieri nell'ultima affollatissima conferenza stampa prima del terribile slalom. Malgrado silenzi e dinieghi abbiamo avuto l'impressione che l'eroe capisca l'atmosfera e la soffra, quasi si trattasse di un pesante fardello da portarsi appresso. «Con un po' di fortuna però ce la faccio', ha subito aggiunto con un largo sorriso. «Anche a Calgary c'erano le stesse tensioni e ho vinto due medaglie: l'unico problema è che qui a Vail c'era qualcuno che ne voleva quattro». Il clima è questo e stavolta non sono state sufficienti le battute di Alberto a dissipare la cupa cortina. «Voi mi chiedete se mi diverto ancora a sciare: certo, ma se volete mi dò all'ippica», ha risposto ridendo a una domanda; quasi tutte di questo tono erano le domande, se si sente tranquillo malgrado le pressioni, se non gli viene mai voglia, visto il gran casino che gli sta attorno, di dare fuoco ai suoi sci. 'Ho già avuto tanto nella scorsa stagione, ma nella prossima voglio fare di più: voglio assomigliare a Stenmark, che è il vero esempio da seguire, e se possibile diventare come lui». Sarà uno speciale terribile, e noi comprendiamo le tensioni e anche le paure che vivranno le sue armate tifose davanti alla tivù. Ci saranno anche Pramotton, Tonazzi e Grigis, tre ragazzi che promettono sulla carta di far meglio dei loro colleghi in gigante, ma riflettori e fucili saranno puntati sul nostro. «La pista non è adatta alle mie qualità», ha confessato l'eroe con molta semplicità spiegando che il pendio, per due terzi, è troppo facile e piatto, specie nella parte alta. «Spero nel muro finale, che se ben disegnato dovrebbe risultare abbastanza selettivo. La seconda manche sarà tracciata da Pietrogiovanna: può essere un bel vantaggio, se Tino non mi farà lo scherzo di tracciare per tutti, non solo per me». Tomba non ha voluto sbilanciarsi in pronostici. «Ho un sacco di avversari, tutti forti e bravi: Girardelli che si spremerà perché non c'è la combinata, Zurbriggen, Bittner, Nierlich, Nilsson, persino Stenmark. Spero soltanto nella buona sorte che avevo l'anno scorso e che quest'anno è fuggita via: sono convinto che se non avessi commesso quell'errore nella prima manche del gigante, ci sarei cascato nella seconda. E chiedo il perdono dei miei tifosi, se dovessi ancora sbagliare». Noi riportiamo le parole dell'eroe, cercando di interpretarne anche lo spirito, oltre che la lettera, e sperando di non sbagliare. Non ci è parso che Albertone Tomba, dopo la sconfitta in gigante e le pressioni dell'ambiente, fosse ben disposto, come invece è solito fare, verso il mondo e i suoi doni. «E' uno slalom lungo e io sono stanco e se si corre alle 9 sarò ancora in coma, dovendomi svegliare alle 5,30. E poi la pista non mi piace: meglio quelle di Kitzbuehel, Vfengen, Madonna di Campiglio, Alta Badia. E meglio persino quella di Sestola». Carlo Coscia Dopo due medaglie d'argento finalmente l'oro per la Schneider

Luoghi citati: Campiglio, Casa Italia, Sestola