E Mancini fa l'acrobata

E Mancini fa l'acrobata Boskov si affida alle sue invenzioni per agganciare la capolista E Mancini fa l'acrobata «Ero invidioso del fenomenale gol realizzato un anno fa da Viali! a Empoli, con quello che ho segnato mercoledì in Coppa Italia siamo pari» - A Cesena vuole ripetersi per riconquistare Vicini BOGLIASCO — Domenica scorsa ha festeggiato la 200a partita in serie A realizzando il gol decisivo con la Lazio. Mercoledì, vittima l'Atalanta, ha messo a segno addirittura una doppietta. E con la prima rete ha rischiato di far venir giù il criticatissimo nuovo «Ferraris», a causa delle ovazioni che hanno salutato la sua sforbiciata acrobatica. Dopo due mesi di abulico anonimato, durante i quali i riflettori sono rimasti puntati soprattutto sul gemello Vialli, Roberto Mancini è tornato protagonista. Oggi a Cesena vorrebbe prolungare il suo momento magico perché tra una decina di giorni lo attende un appuntamento importante, forse decisivo, l'amichevole della Nazionale con la Danimarca, in programma a Pisa. Dice Boskov: -Mancini è un campione, ma è soprattutto un ragazzo sensibilissimo. La sua crisi è iniziata esattamente il 22 dicembre scorso, quando Vicini non l'ha fatto giocare a Perugia, nella partila con la Scozia. C'è rimasto malissimo, si è depresso. E così, per più di un mese, la Sampdoria non ha potuto contare su di Lui. Ora è tornato ai suoi livelli abituali. Il che m'induce all'ottimismo, perché grazie alle sue invenzioni non è proibito sperare nell'aggancio all'Inter». Mancini sorride, gli va di scherzare: «La crisi? La Nazionale non centra. La verità è che ero invidioso di Vialli. L'anno scorso a Empoli Luca ha segnato un gol fenomenale in rovesciata. Stavo male perché non riuscivo ad eguagliarlo. Finalmente, mercoledì, credo di averlo imitato. Cosi ho ritrovato me stesso». ■■Ma il gol più bello — replica Vialli — rùnane il mio. Solo al grande Silvio Piola riuscivano rovesciate cosi». C'è nuovamente allegria tra gli eterni ragazzi della Sampdoria. La rabbia per la mancata vittoria sul Napoli di tre settimane fa è svanita. L'Inter non sembra più cosi lontana e Mancini è il simbolo del ritrovato entusiasmo: «Ce la possiamo ancora fare, l'importante è iniziare a ridurre le distanze nelle cinque partite che ci separano dalla sfida diretta con la squadra di Trapattoni. Ma lo scudetto non è l'unico obiettivo per la Sampdoria. Sento che questa per noi sarà una stagione trionfale. Ci sono anche la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe. Siamo in corsa su tre fronti e se riuscissimo a centrare due obiettivi, non importa quali, sarebbe un'impresa memorabile per la Samp». Mancini non pensa soltanto al futuro immediato: «Non ho ancora compiuto 25 anni e sono all'ottavo campionato di serie A. Duecento partite sono tantissime, ma io vorrei arrivare a 500 presenze. E l'ultima gara in A vorrei giocarla proprio là dove ho cominciato, a Bologna, con la maglia rossoblu». Se dovesse davvero arrivare a quota 500 Mancini supererebbe di un soffio proprio l'allenatore che Io ha lanciato, Tarcisio Burgnich, che di partite nella massima divisione ne ha giocate 495. «E un po' mi dispiacerebbe — sorride l'attaccante sampdoriano —perché Burgnich è una delle persone che più stimo nel mondo del calcio». Ma il suo sorriso si stempera quando il discorso cade sulla Nazionale: «A questo punto non so se considerarmi una riserva o un litolare. Ma non mi sogno neppure di contestare le scelte di Vicini. Questo è un periodo di esperimenti, è giusto che il commissario tecnico provi soluzioni diverse». Ma alla maglia azzurra Mancini ci tiene maledettamente e sa che quello di Perugia è un test importantissimo: «Ho saltato due partite, quella con l'Olanda per il mal d'orecchi e quella con la Scozia per scelta tecnica. Ora spero proprio di rientrare». E Vicini, che è nato a Cesena, oggi potrebbe fare una rimpatriata per verificare di persona se il lunatico e geniale attaccante della Sampdoria merita ancora la sua fiducia. Renzo Cerboncini