Il silenzio che conta di Furio Colombo

Il silenzio che conta KrVmerica e il caso Baraldini Il silenzio che conta (I passi dell'Italia a favore della detenuta) Ci sono notizie sul caso di Silvia Baraldini, cittadina italiana detenuta negli Stati Uniti dal 1980. sospettata di molti reati di tipo terroristico, condannata nel 1982 per delitti che avrebbe facilitato o a cui si sarebbe associata (non ci sono vittime o attentati a suo carico) a un totale di quarantatre anni di reclusione. Com'è noto la meraviglia di molli, negli Usa e in Italia, ostata per l'estrema severità della pena, ma anche per la durezza, ancora più estrema, del trattamento. Una parte degli anni di carcerazione la Baraldini li ha trascorsi in un carcere di massima sicurezza, in isolamento assoluto. Si è ammalala di cancro, ed è stato deciso di curarla nell'infcrmeria della prigione. Dunque bruite notizie, perché due duri isolamenti sembrano essersi contrapposti l'uno all'altro, quello della punizione assoluta, concepito da una parte della burocrazia carceraria americana che forse sperava in una confessione di altri reati o voleva nomi di complici dell'imputala già condannata, il un rifiuto sdegnoso che sembra avere segnato il comportamento della Baraldini e soprattutto quello della difesa: nessun conlatto che non fosse lungo le lince dell'affinità politica, immaginala come frontiera invalicabile. Soltanto all'inizio del 1988 il ministero degli risieri italiano è venuto a conoscenza del caso. E qui co¬ minciano le notizie migliori. Passo dopo passo, da quel momento, con molta tenacia, se ne sono occupati il ministro degli Esteri, il ministro della Giustizia, il presidente del Consiglio. L'ambasciala di Washington ha iniziato un monitoraggio costante del caso. Il filo della questione è stato tenuto iti tutti questi mesi dal sottosegretario Susanna Agnelli, per incarico del ministro degli Esteri. Le cure ci sono state (l'operazione ha avuto luogo alla Clinica Mayo di Rochester) e adesso, invece che nei sotterranei del Kentucky, la Baraldini è detenuta a New York. Tutto questo si apprende mentre si moltiplicano le voci che chiedono un trattamento più umano c una soluzione meno drastica per il caso Baraldini, una revisione di quella condanna a quarantatre anni, rara anche per molti assassini. Ma sembra evidente che la cautela del lavoro diplomatico italiano, la rinuncia ad ogni riscontro di pubblicità, la tenacia con cui gli interventi si sono ripetuti, hanno prodotto il solo risultalo serio che si poteva raggiungere: aprire un colloquio fra i due governi, rompere sia il danno psicologico e umano che quello giuridico del totale isolamento che sembrava il destino assegnalo alla Baraldini. La storia continua, non è facile e non è chiara. Ma non è alla deriva. Furio Colombo

Persone citate: Baraldini, Silvia Baraldini, Susanna Agnelli

Luoghi citati: Italia, Kentucky, New York, Rochester, Stati Uniti, Usa, Washington